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MONS. FRANCESCO HEINER: COMMENTO AL DECRETO LAMENTABILI SANE EXITU - TESI 20



Il Decreto Lamentabili sane exitu
della S. C. del S. Ufficio in data 3 luglio 1907
concernente gli errori de' modernisti e la loro condanna.
MONS. FRANCESCO HEINER


TESI 20:

Revelatio nihil aliud esse potuit quam acquisita

ab homine suae ad Deum relationis conscientia.
 
La rivelazione non potè essere altro
 se non che la coscienza, acquisita dall’uomo,
della sua relazione verso Dio.

 

ANTITESI: La rivelazione non consiste affatto nella coscienza, acquisita dall’uomo, della sua relazione inverso Dio.

La presente Tesi è tolta a parola dalla citata opera del signor Loisy: Autuour d’un petit livre, pag. 195.

Dal modo come egli espone la sua teoria appare chiaramente, che egli confonde le due specie di rivelazioni fatteci da Dio o, per meglio dire, non ammette altra rivelazione fatta all’uomo all’infuori della naturale. “Per poco che si rifletta, così egli si esprime, e quali che siano le circostanze esteriori, a cui si sono collegati nell’uomo il risveglio ed i progressi della coscienza religiosa, ciò che si chiama rivelazione non ha potuto essere altro che la coscienza acquisita dall’uomo della sua relazione inverso Dio”.

Ora a riguardo di tale dottrina dobbiamo ritenere i principi seguenti.

La manifestazione del Supremo Essere all’uomo è stata doppia: cioè naturale e soprannaturale. La naturale è la manifestazione di Dio alle creature, fatta per mezzo delle creature medesime. Dio, cioè, ha posto una quantità di idee nelle sue opere, che allo spirito indagatore si manifestano per opere proprie. Il fatto della rivelazione naturale è strettamente connesso con quello della cognizione naturale di Dio. Nondimeno Dio non si è contentato di darci soltanto questa rivelazione naturale, che ci viene dalle cose create; ma ci ha data altresì una rivelazione dottrinale soprannaturale. Essa consiste nell’immediata manifestazione di Dio all’uomo per mezzo di comunicazione di se stesso pienamente libera e non dovuta. Qui Dio non pone, come nella rivelazione naturale, le condizioni oggettive e soggettiva, che rendono possibili all’intelletto la cognizione delle verità latenti nella creazione, ma egli partecipa da sé direttamente le verità, che insegna come fosse nostro Maestro, e basta che non le rigettiamo per venirne a cognizione. Ciò ci viene insegnato anche dal Concilio Vaticano, il quale nella Sess. 3 al Cap. 4 così dice: “V’ha un doppio ordine di cognizioni, distinto non solo quanto al principio, perché nell’uno conosciamo con la ragione naturale, nell’altro con la fede divina. Quanto all’oggetto poi, perché oltre le cose, a cui la ragione naturale può arrivare, ci si propongono a credere dei misteri nascosti in Dio, i quali, se non siano divinamente rivelati, non possono essere conosciuti”.

La veracità storica della rivelazione soprannaturale non può negarsi allo stesso modo che non può negarsi quella naturale. Anche il mondo pagano, che in fatto di morale religiosa e di costumi era così precipitato in basso, pure aveva in qualche guisa conservata la tradizione che Dio avesse comunicato una volta immediatamente con l’umanità, e personalmente avesse apprese verità e date delle prescrizioni da seguire nella vita. Ciò, che solo in confuso ed a maniera leggendaria ci è stato lasciato dalla storia dei pagani, ci viene insegnato senza ambagi e senza dubbia nella storia della rivelazione, contenuta nei libri del Vecchio e del Nuovo Testamento. In questi santi libri noi troviamo descritte l’una dopo l’altra le rivelazioni fatte da Dio, nelle quali si trovano anche in gran parte espresse le ordinazioni della divina legge a nostro riguardo.

Non è nostro compito qui, come ben si comprende, esporre le singole prove, che stanno a favore di ciascuna rivelazione particolare. Dovevamo cioè provare soltanto che Rivelazione è tutt’altro che conoscenza religiosa dell’umanità, acquisita in un modo qualunque, fuori dalla divina manifestazione. Questo non avrebbe mai potuto condurre l’uomo ad emettere idee religiose di qualunque sorta senza l’aiuto della rivelazione sia naturale che soprannaturale. E’ quindi ben chiaro il perché il Decreto “Lamentabili” condanni la tesi, che finora commentammo, che rigetta e nega la possibilità della divina positiva rivelazione. 

  

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