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martedì 10 maggio 2022

JOSEF PIEPER: ABUSO DI PAROLA, ABUSO DI POTERE

 







Abuso di parola, abuso di potere

Josef Pieper


All’argomento di questa riflessione – che si potrebbe anche formulare come: «l’abuso di linguaggio e il suo nesso con l’abuso di potere» – vorrei accostarmi seguendo due percorsi diversi tra loro, di cui tuttavia proverò a mostrare l’intima connessione.

Il primo riguarda la storia del pensiero antico, in particolare la battaglia condotta per tutta la vita da Platone contro i sofisti, quei maestri nell’arte della distorsione del linguaggio ben pagati e sostenuti dal plauso delle masse, in grado di esaltare il negativo trasformandolo in positivo e di rendere nero il bianco. Si tratta di quei personaggi che Platone nei suoi dialoghi mette a dibattere con Socrate. Tuttavia non è la dimensione storica ciò che in questo caso mi interessa in modo particolare. La posizione di Platone, e questo è il secondo percorso, dovrebbe essere considerata anzitutto come un caso esemplare in cui, a mio parere, si possono ravvisare alcuni elementi che riguardano direttamente la nostra situazione oggi. Vi sono buone ragioni per ritenere che Platone abbia riconosciuto, citato e combattuto, nella sofistica a lui contemporanea, un pericolo e una minaccia che accompagnano da sempre la vita dello spirito e la vita della società.


mercoledì 25 novembre 2020

SAN VINCENZO DI LERINO: ISTRUZIONE PER I TEMPI DI CRISE - SECONDA PARTE

 


Da: Antidoto alle massime empie e sovversive. Serie di scritti tendenti a nutrir l'intelletto di sane dottrine ed a ringagliardire nel cuore i più nobili affetti, vol. III, Napoli 1854 pag. 17-43.

San Vincenzo Lirinese

COMMONITORIO [1]

[PARTE SECONDA (cap. VI-IX)]

CAP. VI.

Gli eretici hanno in vezzo di produrre l'errore di qualche santo personaggio.

11. Meravigliosa inversione di cose! Gli autori di quella opinione sono avuti cattolici, eretici i loro seguaci [1]; i maestri sono assoluti [= assolti N.d.R.], son condannati i loro discepoli; gl'inventori di quella opinione saranno per sempre eredi del regno di Dio, i patrocinatori di lei saranno condannati per sempre alla fossa del fuoco. Qual uomo infatti saravvi di senno così perduto da sol dubitare, che quello splendidissimo lume dei cristiani universi, dei vescovi e martiri, il beatissimo san Cipriano non sia in compagnia de' suoi colleghi a regnare in eterno con Gesù Cristo? o chi saravvi di così perduta coscienza da negare, che i Donatisti, ed altre pesti ereticali [2], che vanitosi vantando di ribattezzare nell'autorità di quel Concilio, non abbiano a bruciare col demonio in eterno? Il quale giudizio a me pare avvenga per divina disposizione, che vuol denudare la volpina frode di quelli, che volendo con un autorevole nome imbellettare l'error che molinano [... di coloro che volendo imbellettare con un autorevole nome l'eresia che stanno macchinando... lat. qui quum sub alieno nomine haeresim concinnare machinentur N.d.R.], vanno razzolando quanto havvi di più oscuro nei dettati d'alcun antico personaggio, che sembra nella sua oscurità d'espressione di favoreggiare gli erronei loro principii; e così apparisca in ciò ch'essi vanno asserendo, nè i primi essere, nè i soli. La costoro nequizia io giudico degna sia detestata per doppio rispetto; tra perchè attentano di instillare in altrui il veleno de' loro errori, e perchè quasi disseppellendo i resti di qualche santo personaggio sacrilegamente n'abusano l'autorità, e risuscitandone i pensamenti propalano ciò, ch'era bello seppellir nel silenzio. Pure in questo operare seguaci a capello del loro maestro Cam [3], il quale non solo omise di ricoprire la nudità del venerando suo padre Noè, ma pure indicolla ad altrui a farne oggetto di beffa. Per lo quale reato d'offesa pietà tanto demeritò da restar pure vincolati i suoi posteri nella maledizione della sua colpa [4]; dissomigliante a grandissimo intervallo da' suoi santi fratelli, i quali nè coi propri sguardi vollero svergognare la nudità del venerabile lor genitore, nè restasse esposta agli altrui; sibbene, come leggiamo nella Genesi, lui ritroso, accostatisi lo ricoprirono [... ma, come sta scritto, rivolti altrove (cioè muovendosi all'indietro per non guardarlo), lo ricoprirono, lat. sed adversi, ut scribitur, texerunt eum N.d.R.]. Lo che vuolne significare, che nè approvarono e nè divulgarono il mancamento dell'uomo santo; e quindi furono ne' loro posteri benedetti [5]. Ma torniamo al proposito nostro.

SÌ SÌ NO NO - SAN PIO X: “RISPONDO PUNTO PER PUNTO”




 Il 14 ottobre del 1911 san Pio X scrisse una Lettera di risposta (intitolata “Rispondo punto per punto” al Vescovo di Cremona mons. Geremia Bonomelli[1], che per il suo 80mo compleanno aveva inviato (con una lettera di accompagnamento) in omaggio a san Pio X un suo recente libretto[2] su tre Senatori italiani:

Thaon di Revel, Tancredi Canonico e Antonio Fogazzaro, che era stato condannato per modernismo dallo stesso san Pio X.

Nella sua Lettera di risposta papa Sarto esprime stupore e disappunto per il fatto che il Vescovo di Cremona presenta la vita e le opere di tre personaggi in odore di modernismo, di cui uno condannato formalmente, senza esprimere nessun giudizio sulla loro ortodossia dottrinale. Quindi San Pio X rinnova la condanna del modernismo con parole molto forti e risponde all’accusa rivoltagli dal Bonomelli di essere troppo severo nei confronti del modernismo e dei modernisti. Infine affronta il problema della “Questione romana” sollevata dal Bonomelli nella sua lettera.

Vediamo il testo della Lettera di San Pio X.

* * *

DON JULIO MEINVIELE: IL DUPLICE CRISTIANESIMO


DAL MITO DEL PROGRESSO ALLA NUOVA CRISTIANITÀ 

Il duplice progresso dell'umanità ed il duplice cristianesimo

Tale dicotomia, operata nell'unità dell'essere umano, esplicitata apertamente  in Maritain e solo implicita in Lamennais, porterà l'uno e l'altro ad affermare che vi è un progresso nella storia, quello della Rivoluzione, operantesi a margine della Chiesa, e li porterà per ciò stesso ad affermare l'esistenza di due cristianesimi.

«Ebbene — afferma Lamennais —, le idee non retrocedono mai e non si è mai visto che la società, sospinta con forza continuamente in avanti dal movimento progressivo della civilizzazione, ritorni alle sue fonti. Bisogna risolversi a seguire insieme alla società il corso delle cose che la trascina irresistibilmente, e sottomettersi di buon grado ad una necessità che, anche se fosse deplorevole in sè, nondimeno sarebbe invincibile. E però, per quel che fin qui è stato detto, è necessario rendersi conto che nè l'umanità in generale, nè il cattolicesimo in particolare devono allarmarsi a motivo di una tale grande trasformazione sociale; vi si deve invece riconoscere  l'azione paterna e continua di Dio nei confronti del genere umano». Lamennais perciò distingue un progresso dell'Umanità da un progresso del cattolicesimo, a tal punto diversi che proprio nella loro separazione, ovvero nel rapporto di opposizione in cui la Chiesa si colloca di fronte alla Rivoluzione, egli scorge, come pure Maritain, la tragedia del mondo moderno, mentre nella loro riconciliazione vede la salute [1].

sabato 24 ottobre 2020

LA CIVILTÀ CATTOLICA 1894: FRATERNITÀ CRISTIANA E FRATERNITÀ UMANITARIA



La Civiltà Cattolica anno XLV, serie XV, vol. IX, Roma 1894 pag. 5-15.

R.P. Raffaele Ballerini d.C.d.G.

I.

Nel santuario di quel tempio della menzogna, che è il liberalismo, arde sempre il candelabro dai tre bracci, esprimenti i tre così detti immortali principii, della libertà, della egualità e della fraternità, che compendiano le dottrine della democrazia, sorta in Francia nel 1789. Al lume di questa triplice fiaccola, gli adoratori del dio-umanità s'inchinano venerabondi e sciolgono gl'inni ed i cantici, che rintronano ovunque la civiltà moderna ha soppiantata l'antica.

Ma le plebi, avvistesi che, dopo un secolo di prova, la libertà dura ad essere una chimera e l'egualità un sogno, si sono date a credere che dalla fraternità si possa trarre qualche costrutto che non riesca, come la libertà e l'egualità, ad una beffa crudele. Ed i custodi del tempio e del candelabro, gelosi che la luce non finisca di spegnersi a loro danno, alimentano in queste plebi viva speranza, che conseguiranno e libertà ed egualità appunto per mezzo di quella fraternità, la quale deve accomunare a ciascuno i diritti di tutti, e coi diritti i beni materiali del mondo.

Per tal guisa dalla fratellanza civile, che inventò la ghigliottina in Francia e bagnò di sangue gran parte dell'Europa, siamo passati alla fratellanza sociale od umanitaria, che forse presto la farà danzare a suon di scoppii di dinamite, secondochè i Congressi de' suoi apostoli e gli esperimenti del Ravachol e del Vaillant fanno presentire.

Come dunque abbiamo, l'una in contrasto coll'altra, due civiltà, la nuova e l'antica, così abbiamo due fratellanze che le rappresentano, o più tosto le costituiscono, la cristiana e la umanitaria; e dal finale prevalere dell'una o dell'altra dipenderà senza dubbio l'ordine od il disordine, la pace o lo scompiglio delle nazioni.

Se non che l'esperienza sinora fattane indica già a qual termine ambedue conducano. La storia dei venti secoli di cristianesimo e dell'appena unico di liberalismo umanitario parla da sè. Questa pratica lezione avrebbe da bastare al disinganno delle turbe, ignoranti sempre ed insaziabili di ciurmerie, che faccian loro vedere la luna nel pozzo. Eppure non è così. La ignoranza e la melensaggine odierna raggiungono un tal grado, che rende necessario dimostrare proprio quello che, per la sua fulgidezza, è indimostrabile.

mercoledì 16 settembre 2020

MONS. TISSIER, FSSPX: ATTUALITÀ DELLA PASCENDI: L'IDRA MODERNISTA SEMPRE VIVENTE, 2007

 


Simposio Pascendi : 9, 10 e 11 novembre 2007

Sotto la Presidenza di Mgr Tissier de Mallerais

Trascrizione della conferenza di Mons. Bernard Tissier de Mallerais (FSSPX)

”Attualità della Pascendi: l’idra modernista sempre vivente”

(traduzione non ufficiale, titoletti aggiunti dal sito Progetto Barruel)

Signori e signore, cari fedeli cattolici,

Siete venuti per ascoltare la voce del magistero della Chiesa tramite San Pio X dalla sua enciclica Pascendi. L’8 settembre 1907, cento anni or sono, Il Papa San Pio X, con una fine analisi, ha condannato con la sua enciclica Pascendi una nuova e singolare eresia. Questa eresia non consiste, come in quelle precedenti, nel negare questa o quell’altra verità della Fede, nel fare una scelta tra le verità proposte a credere (dato che la parola eresia, in greco, significa fare una scelta), ma il modernismo è un’eresia che consiste nel cambiare e pervertire la nozione stessa della Fede “Di più, non pongono già la scure ai rami od ai germogli – dice San Pio X - ; ma alla radice medesima, cioè alla fede ed alle fibre di lei più profonde.”( Pascendi n° 1).

Questa mia esposizione vuole mostrare le origini del modernismo. Di seguito vedremo il modernismo quale S. Pio X l’ha condannato, le implicazioni attuali del modernismo, specialmente l’esegesi, lo storicismo, cioè l’evoluzione del dogma ed infine la revisione e la rilettura moderna dei grandi dogmi dell’Incarnazione, della Redenzione e di Cristo Re. Si tratta di un’esposizione a modo storico ma nello stesso tempo molto attuale e credo che sia vantaggioso trattare dell’attualità del modernismo piuttosto che dell’attualità della Pascendi.

LA CIVILTÀ CATTOLICA 1889: DIO E GESÙ SECONDO LA MASSONERIA E SECONDO LA CHIESA

 


La Civiltà Cattolica anno XL, serie XIV, vol. II (fasc. 932, 8 par. 1889), Roma 1889 pag. 129-151.

R.P. Giovanni Cornoldi d.C.d.G.

DIO E GESÙ SECONDO LA MASSONERIA E SECONDO LA CHIESA

I.

IL DIO E IL GESÙ DELLA GIUDAICA MASSONERIA NON E IL DIO E IL GESÙ DELLA CHIESA CATTOLICA.

Il Dio della Massoneria giudaica è quello che ammettono i panteisti, è la natura, è il mondo. Ma un orbo vede che questo non ha nessun carattere proprio della divinità, dunque il Dio della giudaica massoneria non è Dio e, in fatto, questa professa l'ateismo. Perciò non fa solo guerra alla religione cattolica, ma a qualunque religione, perchè vuol distruggere ogni concetto della divinità. Al Framassone va ciò che disse S. Paolo: Qui adversatur et extollitur supra omne quod dicitur Deus, aut quod colitur. (Ad Thessal. II, c. 2.)

Il Dio della Bibbia e della Chiesa Cattolica è l'Essere sussistente necessario, spirito purissimo, infinito nella perfezione, eterno, uno, creatore di tutte le cose, legislatore supremo, che ha creato l'uomo a sua imagine, lo ha destinato alla immortale felicità perfetta, che consiste nel possedimento di lui medesimo sommo bene. È Dio α e ω, principio e fine di tutto il creato, cui ha ordinato alla manifestazione della sua gloria, e regge con sapientissima providenza. È immenso, e in lui siamo, viviamo, ci moviamo: e onnipotente, e dà a tutte le cose fatte da sè le loro naturali virtù: è onnisciente, e manifeste a lui sono non solo le esterne nostre operazioni, ma ancora tutti i nostri pensieri e i moti del nostro cuore: è giudice giustissimo nel premiare i meriti e nel punire le colpe contratte da noi colla libera nostra volontà nella vita mortale presente. A lui dobbiamo dare culto supremo di adorazione, a lui volgere le nostre preghiere e amarlo qual padre che conoscendo le nostre afflizioni è pronto a tergere le nostre lagrime e a chetare i nostri sospiri. Il Dio della Bibbia e della Chiesa è il Dio della filosofia vera, comechè questa non ha luce sì acuta dal vedere in Dio quelle sublimi grandezze che alla Chiesa egli stesso rivelò.

Così il Gesù della Massoneria e un puro uomo. Si esalta per la sua singolare filantropia, e vien fatto banderaio dei comunisti e dei socialisti, che iniziò la guerra ai privilegi, che portò l'eguaglianza tra tutte le classi sociali; il promotore di una sconfinata libertà e assoluta indipendenza, un uomo che alle virtù umanitarie e filantropiche congiunge ignoranza, debolezze, difetti, inclinazioni, passioni della povera nostra carne.

Or è ben altro il Gesù della Bibbia! Questi è il Messia promessoci per francare il genere umano non dalla soggezione all'autorità, ma dalla schiavitù della colpa, nella quale era caduto pel peccato di Adamo. Gesù è vero Dio, perchè è il Verbo eterno congiunto nella unità di persona colla umana natura, acciò potesse essere adequatamente soddisfatta la divina giustizia, offrendo egli nella natura umana assunta in espiazione per le colpe degli uomini, le umiliazioni, i patimenti, il suo preziosissimo sangue, e la sua morte di croce di un merito infinito. Questi è quello che additava il Battista, l'agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. Questi è la via, la verità e la vita, che insegna agli uomini il sentiero della virtù per andare al conseguimento dell'ultimo fine, che mostra la verità cui debbono credere, che infonde in loro la vita soprannaturale e divina della grazia, onde gli uomini sono fatti figliuoli adottivi di Dio, e, nella eterna vita avvenire, partecipi della sua felicità.

Il Messia promesso, il Gesù della Bibbia è il Redentore è il Salvatore: che non venne a recare la eguaglianza negli agi e nelle ricchezze, ma a porre negli animi il distacco da quelli e da queste: che non venne a torre le spine che in questa terra sono cresciute per colpa dell'uomo, ma a darci forza per tollerarne le punture, e crescere i nostri meriti appo Dio battendo il sentiero della umiltà e della mortificazione.

Il Gesù della Bibbia vero Dio e vero uomo è il centro di tutti i nostri cuori, dobbiamo amarlo con amore puro e intenso sopra tutto il creato, dobbiamo prestargli il culto di latria come a Dio. Egli è il Sommo Sacerdote della Sua Chiesa di cui il Papa è Vicario: e in questa Sua Chiesa tutta l'autorità da lui come da fonte deriva. Egli è l'autore dei sacramenti, che sono i canali onde la sua grazia alle nostre anime viene infusa: egli s'immola sui nostri altari e con eccesso infinito di amore ci nutre colla sua carne e col preziosissimo suo sangue. Egli santifica la nostra nascita, la nostra vita e la nostra morte e col divino suo nome in bocca e baciando la sua imagine noi moriamo nella speranza di una vita beata. Il Gesù della Bibbia e della Chiesa è la sorgente del ben essere dell'individuo e della società, la quale ora che si dibatte in convulsioni frenetiche e si vede minacciata da imminente sterminio, in questo solo Gesù può avere pace e salute. Ma Satana che si ribellò a Dio per non umiliarsi a Gesù Cristo, gli fa perpetua guerra e cercando di staccare da Gesù gli uomini, per mezzo della setta giudeo-massonica li vuol perdere e trarli alla sua stessa dannazione.

Queste parole con animo un po' concitato io diceva a Giovanni mio nipote, che, per buona ventura avea da poco fornito [= portato a termine, N.d.R.] lo studio della Università e presovi il grado di dottore. Temeva assai che qualche stilla di veleno non avesse penetrato nel suo cuore coll'insegnamento in parte irreligioso, in parte falso, nel resto superficiale e vano che a questi tempi si dà. Giovanni così riprese.

Giovanni. Capisco assai bene che il Dio della Bibbia e della Chiesa è diametralmente opposto al Dio della Giudaica Massoneria e così diciamo del Gesù della Bibbia e del Gesù della Massoneria. E certamente per le trame di questa, nelle scuole si cerca in tutti i modi di far passare come assurda l'idea biblico-cattolica del vero Dio e di Gesù vero Messia, e far abbracciare dai giovani le bestemmie massoniche sopra l'uno e sopra l'altro. Vi confesso che anche a me si volle dare a intendere che il concetto di Dio datoci dalla Chiesa è assurdo; giacchè la Trinità porta seco la pluralità degli dei, e che il concetto di Cristo uomo Dio è pure una contraddizione in termini. Già si sa, si esclama in aria magistrale, i cattolici dicono credo quia absurdum, il mistero è l'assurdo. Ma so bene che queste difficoltà si ripetono dai professori, dai medici, dagli avvocati, dai sindaci e dai farmacisti anche nei piccoli villaggi. Però e bene che vengano disciolte in maniera agevole a comprendersi, perchè la balordaggine degli scredenti massoni sia svergognata.

venerdì 28 agosto 2020

P. ROGER TH. CALMEL, O.P.: LUCE DELL'APOCALISSE



Olio su tavola (117x162 cm) di Pieter Bruegel il Vecchio, datato 1562




R. Th. Calmel O.P.
Estratto dal libro teologia della storia
Si possono trovare strane, complicate e a volte persino sconcertanti le visioni, sempre grandiose, dell'Apocalisse di san Giovanni. Non si può però accusarle di fornire un'idea millenarista o progressista della storia. In esse non si trova una sola allusione, per quanto sottile la si supponga, a una ascesa degli esseri umani verso una super-umanità, né a una trasfigurazione della Chiesa militante in una Chiesa dove non ci siano più peccatori o che cessi di essere un bersaglio agli attacchi delle due Bestie. Sotto qualsiasi forma si presenti, il mito del progresso è totalmente estraneo alle rivelazioni del veggente di Patmos; questo mito, come vedremo, viene anzi distrutto dalle sue rivelazioni. A maggior ragione, nella prospettiva dell'apostolo Giovanni, ispirato dal Signore, è impensabile l'eresia ultramoderna secondo la quale la costruzione dell'umanità attraverso la ricerca, la scienza e l'organizzazione finirebbe ben presto per identificarsi con la Chiesa di Dio.

P. MATTEO LIBERATORE, S.I.: DELL'ULTIMA EPOCA DEL MONDO

 




R.P. Matteo Liberatore d.C.d.G.

DELL'ULTIMA EPOCA DEL MONDO

Se mai in alcun tempo, in questo massimamente, a cui siamo giunti, veggonsi uscire alla luce scritture investigatrici dell'ultima età del mondo e dei segni che debbono preconizzarla. Oltre a quelle di cui parlammo altra volta, molte ne abbiamo sott'occhio, intese a trattare quel difficile e pauroso argomento[1]. Nè è da prenderne meraviglia. Imperocchè a tale ricerca veniamo sospinti sì dall'innata vaghezza d'intendere i destini che ci si appressano, e sì dal desiderio di rendere coll'antiveggenza meno acerbo un minacciato disastro:

Chè saetta previsa vien più lenta [2].

Noi volentieri avremmo fatta un'ampia esposizione delle anzidette opere, se ce lo avesse consentito lo spazio dei nostri quaderni. Tuttavia non volendo defraudare i nostri lettori dell'utilità che potrebbero ricavarne; abbiamo pensato di far qui qualche cenno del medesimo tema in un breve articolo.

E innanzi tratto vuolsi avvertire che niuno può sapere con certezza il tempo preciso del dì finale. Ciò si rileva apertamente dall'Evangelio; là dove Cristo agli Apostoli, che di ciò lo interrogavano, rispose in questi termini: Quanto al giorno ed all'ora nessun lo sa, neppure gli Angeli che sono in cielo; De die illo vel hora nemo scit, neque Angeli in coelo [3]. Ed altra volta sgridandoli della loro troppa curiosità, disse: Non è da voi sapere i tempi e i momenti, che il Padre ritiene in poter suo; Non est vestrum nosse tempora vel momenta, quae Pater posuit in sua potestate [4].

Ciò nondimeno non è vietato asserire, non con certezza, ma con sola probabilità e verisimiglianza il tempo in che questo mondo debba finire. E così noi vediamo che molti Padri sostennero che esso non sia per durare al di là di seimila anni dalla sua creazione; la qual sentenza è detta probabile dal Bellarmino: Dicimus probabile esse, mundum non duraturum ultra sex millia annorum [5][«Affermiamo esser probabile che il mondo non durerà più di seimila anni.» N.d.R.]

CARDINALE PIE DI POITIERS: GESÙ CRISTO È RE, ED IL SUO REGNO È NEL MONDO - SECONDA PARTE

 

Giovanni Gasparro, Cristo Re / Christ the King.

Discorso per la solennità del ricevimento delle reliquie di sant'Emiliano, Vescovo di Nantes, pronunciato nella Chiesa Cattedrale di Nantes l'8 Novembre 1859. (II)

Cardinal Louis-Édouard Pie

SECONDA PARTE

Gesù Cristo è re, Miei Carissimi Fratelli; egli è re non solamente del cielo, ma anche della terra, e gli è proprio l'esercitare una vera e suprema regalità sulle società umane; questo è un punto incontestabile della dottrina cristiana che in questo secolo è utile e necessario ricordare. Si accetta Gesù Cristo redentore, Gesù Cristo salvatore, Gesù Cristo sacerdote, cioè sacrificatore e santificatore; ma di Gesù Cristo re ci si spaventa, vi si sospetta un qualche sconfinamento, una qualche usurpazione di potere, una qualche confusione di attribuzioni e di competenze. Stabiliamo dunque rapidamente questa dottrina, determiniamone il significato e la portata e comprendiamo qualcuno dei doveri che essa c'impone nel tempo in cui viviamo.

Gesù Cristo è re; non v'è nemmeno uno dei profeti, uno degli evangelisti e degli apostoli che non gli garantisca la qualità e le prerogative di re. Gesù è ancora nella culla e già i Magi cercano il re dei Giudei: Ubi est qui natus est, rex Judaeorum? [1] Gesù è alla vigilia della sua morte, e Pilato gli domanda: Dunque voi siete re: Ergo rex es tu? [2] Voi l'avete detto, risponde Gesù; e una tale risposta è data con un tono d'autorità tale che Pilato, nonostante tutte le scene fatte dai Giudei, consacra la regalità di Gesù con una scrittura pubblica ed un cartello solenne [3]: «Scrivete dunque, esclama Bossuet, scrivete, o Pilato, le parole che Dio vi detta e di cui voi non intendete il mistero. Qualunque cosa si possa allegare e rappresentare, guardatevi dal cambiare ciò che è già scritto nei cieli. Che i vostri ordini siano irrevocabili, perché eseguono una sentenza immutabile dell'Onnipotente. Che la regalità di Gesù Cristo sia promulgata nella lingua ebraica, che è la lingua del popolo di Dio, e nella lingua greca, che è la lingua dei dotti e dei filosofi, e nella lingua romana, che è la lingua dell'impero e del mondo, la lingua dei conquistatori e dei politici. Avvicinatevi ora, o Giudei, eredi delle promesse; e voi Greci, inventori delle arti; e voi Romani, padroni della terra; venite a leggere questo mirabile cartello: piegate il ginocchio davanti al vostro Re [4]

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