P. JOSEPH KLEUTGEN, S.J.: FILOSOFIA ANTICA ESPOSTA E DIFESA - CAP. I
Filosofia Antica Esposta e Difesa
Quantunque la nostra Fede non riposi pia sopra conoscenze filosofiche, nondimeno la esposizione scientifica di ciò che noi crediamo, e però la Teologia non è possibile, senza un molteplice uso della Filosofia. Il perchè quanto più la Teologia si adopera a profondarsi nell’intimo degl'insegnamenti rivelati, ed a mostrare il legamento, che quelli hanno tra loro e con altre maniere di conoscenze; tanto diviene più necessario, che i principi! filosofici, da lei seguiti, siano sicuri. Pertanto noi non possiamo difendere l’antica Teologia, senza entrare nelle accuse, che si recano in mezzo contro la sua Filosofia.
Ora codeste accuse muovono da diversi principii: le une sono tratte dalla sustanza, le altre dalla origine della Filosofia, della quale gli antichi teologi si servirono. Questa era la Filosofia aristotelica principalmente, e, con alcune restrizioni, eziandio la platonica. Di qui le dottrine di questa Filosofia non pure si combattono come insufficienti, false e guaste, ma ancora si sostiene che essa, come di origine pagana, per questo solo si deve riguardare siccome disacconcia ad essere adoperata nella speculazione sopra gl’insegnamenti cristiani. Noi cominceremo dall'esame di quest'ultimo rimprovero.
1. Per diversi capi è stato a' di nostri rimproverato agli Scolastici, e spesso ancora ai santi Padri,come un errore deplorabile l’essersi serviti di una Filosofia pagana nel trattare la dottrina rivelata. Tuttavolta, essendo una tale accusa tut’altro che nuova, noi prima di tutto vogliamo vedere in qual senso e con quale spirito essa fu già altra volta recata in mezzo.
In altra occasione noi abbiamo udito Lutero perorare contro l'uso della Filosofia, soprattutto e nominatamente deir aristotelica. Ma il pensiero che si trovava come a dire nel fondo di tutto ciò, che egli sopra una siffatta materia produceva, specialmente nel libro de captivitate babylonica, non era altro che questo: la purezza della dottrina evangelica essere stata dagli Scolastici ottenebrata, appunto perchè essi vollero adoperare le menzogne e la stoltizia del Paganesimo, sotto il nome di lume naturale, a fine di ottenere l’intelligenza della verità e della sapienza cristiana. Lutero colla consueta sua foga insisteva, che nò Aristotele, ne alcun altro filosofi buffone, se adoperasse nella istituzione della gioventù. Nondimeno Melantone voleva, che nello insegnamento della Filosofia si seguitasse ad adoperare Aristotile, ma che esso fosse del tutto escluso dalla Teologia; la quale ultima opinione parve essere per lungo tempo prevaluta tra gli scienziati protestanti. Siccome essi più che giustificare, scusavane l’avversione di Lutero per qualsivoglia filosofia, in quanto è sicura scienza intellettiva; così non potevano acconciarsi ad avere in piccolo pregio il Filosofo, che tutti i secoli aveano ammirato, ed a schernire un poco con Lutero il greco ciarlatano. Pure essi seguitarono ad attribuire tutti gli errori, per loro apposti ai teologi cattolici, allo avere questi mantenuti i principii di una Filosofia gentilesca nel trattare scientificamente le verità cristiane.
Vero è che secondo il Brucker, cotesto sconvenevole mescolamento di elementi pagani e cristiani era già cominciato fino dai primi tempi. «Fino dal secondo secolo dalla riparata salute (così egli scrive)fu la filosofia pagana introdotta nella Chiesa, ed acquistò una grande influenza nella scienza sacra. Notantemente fu la Filosofia orientale, mescolata nell’Egitto colla Platonica, e quindi in Alessandria trasformata in un nuovo sistema, quella che alterò in varie guise la purezza dei misteri rivelati (1)». E poscia che il Brucker ebbe condotta la sua storia fino al Medio evo, afferma: « Da quella sua esposizione dovere essere ai lettori chiaro come il meriggio», che la scolastica non meno che la mistica Teologia, per quanto contendessero fra loro, debbono ambedue la loro origine al medesimo sconcissimo errore; vai quanto dire a quel mescolamento della Filosofia gentilesca coi dommi cristiani, pel quale, nel teologizzare, la scolastica adoperò la filosofia peripatetica, e la mistica la platonica (2). » Più appresso egli propone una descrizione dichiarativa della Scolastica; e secondo quella, essa Scolastica è «la Pseudo-filosofia del Medio evo, la quale, confondendo tra loro gli insegnamenti dell' intelletto e della rivelazione, scardinò i fondamenti di ogni vero, ed introdusse una moltitudine di errori (3).» Egli promette di rendere anche questo chiaro come il sole; ma poscia se ne rapporta, senza più, a Giacomo Tomasio, dal quale un somigliante giudizio sopra la Scolastica era stato conchiuso colle seguenti parole: « Certo non andrebbe lungi dal vero chi cercasse la propria cagione di questo errore principalmente nella confusione della sacra Teologia colla Filosofia pagana (4).»
Siccome Baio avea fatto suo l'errore luterano, che, pel peccato originale, lo spirito umano era stato destituto d' ogni abilità di conoscere il vero e di amare il bene, e però affermava che tutta la sapienza dei Pagani era pazzia, e tutte le loro virtù erano vizii; così egli convenne coli' Eresiarca anche in questa sentenza, che cioè tutti gli errori, da lui attribuiti agli Scolastici, si dovessero derivare dall'uso, che quelli fecero della Filosofia aristotelica. Egli basta intorno a ciò vedere le l'esi di lui, condannate dalla Chiesa. Giansenio parla nello stesso senso; tanto che dedicò, nella seconda parte del suo Augustinus, un intero libro alla esposizione di quell'accusa. Noi leggiamo ivi, essere stata la Filosofia aristotelica quella, che inventò ed adornò la dottrina dello stato di pura Natura, e la Filosofia pagana avere condotto ad ammettere, in Pagani ed in uomini dannati potere trovarsi vere virtù, che siano principio di buone opere (5). A questa medesima Filosofia fu recato a colpa, che i teologi, non certo perdessero la fede, ma deviassero tanto dall'indirizzo della vera Teologia, che non poterono intendere nè la fede, la quale come cattolici pure conservavano nel cuore, ne le dottrine del vecchio e del nuovo Testamento (6).
2. Egli non può negarsi che questo giudizio di Giansenio sopra la Scolastica, conviene parola per parola con quello, che piìi di una volta è stato pronunziato dai più caldi difensori delle speculazioni del Günther; e quando noi metteremo sotto agli occhi dei nostri lettori le costui proprie parole, non potrà loro rimanere alcun duhbio, che gli scolari hanno ripetuto senza esagerazione il pensiero del loro maestro. Noi intendiamo molto bene quanto siano differenti tra loro i principii, onde il Giansenio ed il Günther tengono per ruinoso T uso della Filosofìa pagana nella Teologia. Ma che che sia delle qualità diverse di questi principii, da cui si deduce un giudizio così identico, è sempre tuttavia cosa notevolissima, che tutti gli eresiarchi dei nuovi tempi spiegano la .contraddizione, nella quale si ritrovano colla Teologia antica, per l'appunto come il Günther; vale a dire dall'essere stati i teologi stessi impediti dalla Filosofìa pagana ad intendere rettamente la fede, la quale pure confessavano ed insegnavano.
A fine di scusare le molte acerbe sentenze del Günther sopra questa materia, si è detto che egli non ha tenuto per affatto difettiva la Filosofia degli Scolastici e dei Padri, e neppure la medesima dei Greci (7). Alla fine egli concede, che questi si avanzarono, per la via di una libera investigazione, fino all'altezza del Monoteismo; e però debbono essere salutati come una introduzione al Cristianesimo (8).
Egli riconosce altresì che i Padri e gli Scolastici, sia per propria indipendente investigazione, sia dalla parte dell'antica Filosolìa, hanno ottenuto molto, che può e deve essere adoperato dal nuovo tempo pel perfezionamento della scienza; talmente che se da lui la coloro speculazione si reputa difettiva, ciò è solo in quanto quella fu costituita nel formalismo logico degli antichi filosoli, e per questo fu impedita dal distinguere abbastanza il vero dal falso nella dottrina dell'antichità pagana.
Dall'altro canto non si può negare, che il Günther parla molto spesso non pure di un' inlluenza, ma di un dominio di questo Formalismo, o vogliam dire dell’antico concetto (e nel suo linguaggio quello e questo sono tutt'uno) sopra la Teologia cristiana dei Padri e del Medio evo. «Agostino (sono sue parole) tentò di emancipare la Teologia cristiana dal predominio» del Neoplatonismo, cioè dal dispotismo dell'antica» speculazione concettuale (9); tuttavolta non pure non trovò alcun seguace nel primo passo, che diede verso questa meta, ma egli medesimo fu impedito dal compiere questa, diciamo così, opera interiore, per le lotte, che sursero nella Chiesa. Di qui l’antica speculazione nei suoi rappresentanti teologici crebbe per siifatto modo, che, accesane la grande battaglia tra il Realismo ed il Nominalismo, quella fu conchiusa colle suffocanti tenebre della doppia verità (10). » Anzi in quel luogo medesimo, dove commenda il merito della Filosofia greca, per essere proceduta fino alla conoscenza di un solo vero Iddio , ivi proprio egli parla di una macchia vituperosa del Monoteismo greco, cioè dello sghembo semi panteismo, pel quale essa, tra lo spirito creato e Dio, non riconobbe altra differenza, che quantitativa. «Questo semipanteismo (continua egli) anche dai Padri della Chiesa platonizzanti fu dovuto lasciare sussistere nell’Oriente, e nell’Occidente, finché il Cristianesimo, in quanto è rivelazione di Dio nella storia del mondo, fu da essi considerato solamente atraverso la Filosofia platonica (11). » E poco innanzi egli avea trovato «l’ultima e profondissima cagione dell’intimo scadimento, e della corruzione della Scolastica, nell’esclusivo predominio del concetto logico sopra la Metafisica, e per via di questa eziandio sopra la Teologia, massime da che prevalse Aristotele nelle sue scuole (12)».
Il Günther non crede già che la speculazione, cui egli chiama concettuale, sia da rigettarsi quasi fosse del tutto inutile; e però crede poter concedere che la scienza teologica, anche sotto quel prodominio dell' Aristotelismo, abbia fatto un vero progresso, almeno per ciò che concerne la forma (4). Ma da por tutto egli afferma, per la scienza non esservi a sperare saIute, osservi anzi a temere tutto, finche il concetto rimane solo od anche predominante, ma l'idea resta inosservata. Che dunque si dovrà conchiudere, quando egli dichiara, « che la scienza ecclesiastica (prima di Cartesio ), sotto il dominio della vecchia speculazione concettuale, non ebbe neppure presentimento del pensiero proprio dello spirito (vuol dire della idea) (13)?» Ed appunto in questo medesimo luogo si asserisce della Scolastica, o piuttosto di tutta la scienza ecclesiastica, che essa, cominciando « dagli antichi Padri fino al nostro tempo, ha adoperato l'antico concetto, come chiave del Cristianesimo positivo nella dottrina e nella vita del suo Fondatore.» Per fermo si pronunzia dal Günther la sentenza di condanna anche contro di questa scienza per quelle interrogazioni, le quali esso, nella medesima opera, dirige ad uno scienziato protestante: « Che cosa è mai il Neoplatonismo rispetto al Cristianesimo? Può mai in quello trovarsi la chiave per la intelligenza di questo nella dottrina e nella vita del suo Fondatore ? Il Cristianesimo rimane forse puro ed originario, quando per la sua interpretazione è adoperata una qualsiasi scuola principale di antica filosofia (14)? » Da un'altra parte il Günther concede ai teologi cattolici, che la loro fede, atteso la riverenza, colla quale essi riguardano l'autorità della rivelazione, rimase inalterata; ma ciò che egli dice e deve dire intorno alla speculazione, per la quale essi si studiavano di penetrare nella contenenza della Fede, codesto leggermente si deduce da quello, che qui sopra si è recato. Farebbe maraviglia se egli in questa speculazione non trovasse il germe di gravissimi errori. E di fatto, secondo l’affermazione da lui spesso ripetuta, la Scolastica insieme colla Filosofia pagana ha introdotti nella scienza cristiana gli elementi panteistici di questa; e siccome essa medesima, in virtù di quelli, divenne culla del Semipanteismo, così da questo figliò la Mistica di un Maestro Eccardo, la così detta Teologia tedesca del secolo quindicesimo, dalla quale tosto venne fuori la Teologia dei Riformatori, e da ultimo trovò il suo compiuto perfezionamento nella Filosofia tedesca del campo prostestantico, col Panteismo logico, coll’Ateismo e col Comunismo (15).
Ecco dunque ciò, che si deve intendere, allorché il difensore del Günther afferma, costui non aver voluto insegnare altro, se non che le antiche scuole non distinsero abbastanza il vero ed il falso nella dottrina dell’antichità pagana, e che non ebbero pienamente e radicalmente schivato il formalismo logico, e la teorica panteistica delP Emanazione. Noi, torno a dire, dobbiamo intendere ciò secondo le teste citate affermazioni del Günther, e senza dubbio lo dobbiamo spiegare eziandio secondo lo schiarimento, che il suo difensore ce ne offre colle seguenti parole: « Noi, tra i falsi Iddii, ai quali si deve rifiutare l'omaggio, noveriamo ancora la speculazione concettuale di ambedue gli eroi della filosofia greca, la quale come nella Scolastica ha manifestato il suo perfezionamento appena, modificato pel Cristianesimo, cosi in Hegel ed in Herbart lo ha manifestato nella sua purezza. Noi temeremmo quindi altresì la più tremenda lotta della Filòsolia colla cristiana dottrina, quando questa non «dovesse essere altro, che una continuazione ed un perfezionamento della Scolastica, coli' adoperarvi le » nuove acquistate conoscenze ed i nuovi presidii (ciò che avea asserito il Sig. Clemens ) .Percìocchè un tale perfezionamento, quando avesse luogo con coerenza ai principii filosofici (e tale doVrebb'essere il caso di una forte deduzione scientifìca), non potrebbe riuscire ad altro, che a mettere all' aperto un risoluto Panteismo, Il perchè quanto più noi siamo persuasi, che uno studio prjofondo e spregiudicato della Scolastica (ed intendiamo spregiudicato dall'amore e dall'odio) sarebbe coronato da un ricco tesoro di conoscenze, tanto dall'altra parte dubitiamo meno, che il risultato finale di un tale studio non potrebbe altro essere, se non una decisa rottura coi presupposti metafisici derivali nelle antiche scuole dalla greca Filosofia (16).» Oltre a ciò, la giusta moderazione, onde il Günther dicesi giudicare l'antichità cristiana, non ha trattenuto il suo difensore dallo accennare ai nuovi Teologi, che si attengono alle antiche scuole, con queste parole: « Il rammarico ed il dolore pel devastamento, cagionato nella vigna del Signore dalla bigotta consuetudine di una speculazione tolta in prestanza dal Paganesimo, quel rammarico, dico, e quel dolore si manifestano a quando a quando nel Günther con arguzie stringenti e con mordaci sarcasini (17). »
Pertanto quantunque il Günther non sia d' opinione, che la Teologia cristiana avrebbe dovuto lasciare del tutto da banda l'antica Filosofia, stantechè l’uomo per se medesimo è guidato dall' indirizzo di quei che lo precessero, e la investiggizione dell'antica Filosofia tanto meno dovea essere preterita, quanto che il Cristianesimo era già entrato nella vita degli alti ordini sociali (18); ciò nulla ostante nel fin qui detto si contiene manifestamente la medesima accusa, la quale noi abbiamo trovata nel Brucker e nel Giansenio; vai quanto dire, i Padri non meno che gli Scolastici, nella esposizione scientifica della verità cristiana, essere stati condotti a sfigurarla con grossolani errori; e ciò per l'uso, che aveano fatto della Filosofia pagana.
3. Ne è già la sola scuola gunteriana, ma sono altresì parecchi altri scienziati del nostro teuìpo, anche tra i dichiarati oppositori del Günther, a muovere un siffatto lamento contro l'antichità. Vi ha un tale tra costoro, che ha dettato un intero libro, per rassegnare in lunga filza gli errori, ai quali S. Tomrnnso, secondo lui, ha dovuto dal suo Aristotelisiiio essere condotto in opera di Teologia speculativa. Ma in peculiar modo ora appunto la Francia risuona delle querimonie, onde uomini, per altri capi commendevolissimi, si sveleniscono contro il Paganesimo prevalente nella letteratura e nella speculazione cristiana. Ma già si sa: la Francia è il paese degli estremi. Il vero Paganesimo non solo era colà per un lungo giro di anni rivocato in vita, ma anche al presente non si è dileguato da un gran numero delle sue scuole, e dal grosso della sua lettelatura. Pertanto gii uamini pocanzi ricordati vorrebbero sterpare il male fino dalla sua radice; ed essi cercano questa nelT uso, che anche P antichità credette poter fare della letteratura pagana. Vero è che i più accagionano solamente i tre ultimi secoli; ma parecchi rimontano fino al Medio evo, e, nel loro zelo della scienza ecclesiastica, non la perdonano neppure a coloro, che dalla medesima Chiesa sono onorati come suoi Dottori. Perfino S. Tommaso e S. Bonaventura debbono essere stati condotti da Aristotele ad un pericoloso Razionalismo!
Ma quando il Günther distende la sua accusa anche ai santi Padri, ed a questi dà vote di Platonismo, niente meno, che agli Scolastici di Aristotelismo, anche in questo gli erano andati innanzi non pochi nel tempo passato e nel presente. Noi c'imbattiamo in siffatto rimprovero mosso perfino al secolo dei Padri; e notantemente nel tempo medesimo, che i Cartesiani cercavano di spargere il dispregio sopra degli Scolastici come ciechi seguaci di Aristotele, i Sociniani spargevano il pregiudizio, che i SS. Padri aveano rappresentata la dottrina rivelata sotto l’influenza della Filosofia platonica, e però ne aveano alterata la purezza. Anche il Brucker nei luoghi citati ed in parecchi altri afferma, che molti Padri antichi, ed in peculiar modo S. Agostino, precessero gli Scolastici in quella guasta speculazione, che confonde il cristiano col pagano. Ora in questo dicono bene, che presso i SS. Padri si trova quel medesimo uso della Filosofia pagana, del quale fu mosso rimprovero ai teologi del Medio evo. E perciocché noi in quest' opera scriviamo per cattolici, ai quali l'autorità dei Padri è reverenda; però vogliamo cominciare la difesa degli Scolastici dal dimostrare quel fatto contro il Giansenio ed i moderni scrittori francesi. E così facendo, noi in pari tempo apprenderemo dai SS. Padri le ragioni, per le quali è giustificato l’uso, che la Teologia cristiana ha fatto in tutti i tempi della greca Filosofia.
Note:
(1) Saeculo mox post reparatam salutem secundo philosophia gentilis in Ecclesiam introducta mirum in sacram doctrinam influxum habuit, et imprimis philosophia orientalis, in Aegypto platonicae admixta et tandem Alexandriae nova systematis facie expressa, innumeris modis puritatem mysteriorum sacrorum turbavit. Tom. III, Praef.
(2) Ita.... origines commixtae foedo errore philosophiae gentilis et impurae cum sacris dogmatibus patebunt . Sole enim meridiano clarius illucescet, et scholasticam et mysticam theologiam illi confusioni natales suos et incrementa debuisse , et utramque , licet externo habitu differant.... utraque quoque pars alteri contradicere solita fuerit, ex hac inepta atque praepostera applicatione philosophiae peripateticae et platonicae ad theologiam ortam esse. Ivi per. II, p. II, l. II, c . 2. § . 1 .
(3) Est nobis sermo de pseudophilosophia illa medii aev sectaria, partim ex Stoicorum cavillationibus partim ex mataeologia dialecticae Aristotelicae enata , quae confusis inter se rationis et revelationis principiis et adhibito auctoritatis praeiudicio maleque consarcinatis doctorum opinionibus, ipsa veri omnis principia evertit et inutili atque anfractuoso disputationum ac subtilitatum innu- merarum agmine vim fecit veritati castiori omni , et dialecticis armis omnem veram philosophiam prostravit erroresque induxit quamplurimos. Ivi §. 2. (4) Nec peccaverit fortasse, qui formalem huius vitii rationem maxime reponat in commixtione sacrae theologiae cum philŝophia gentili.
(4) Quid statum purae naturae formavit, ornavit instruxit, nisi aristotelica philosophia, quam etiam Gentiles quidam maiori sentiendi sanitate damnarunt ? Quid virtutes Gentilium et damnatorum hominum veras protulit, unde opera etiam bona pullularent , nisi Gentium philosophia ? Augustinus t . II . lib . prooem. c. 3 .
(5) Recentiores isti profecto tantum ab ostio verae theologiae fide salva aberraverunt, ut neque fidem christianam, quam animo ut catholici tenent, neque spem, neque cupiditatem, neque charitatem, neque naturam neque gratiam .... denique neque vetus neque novum testamentum intelligere videantur. Ivi, c . 28.
(6) Clemens und Günther von Dr. P. Knoodt, vol . III . pag. 38.
(7) Euristheus und Heracles, pag. 227.
(8) Il Günther, come l'autore più sotto ampiamente spiegherà, per concetto vuole che s'intenda una nozione , la quale non apprende, che il comune dei fenomeni, mentrechè l'idea, penetrando al di dentro della cosa , apprende il fondamento dei fenomeni , vale a dire la sostanza. Egli adunque accusa tutti i filosofi antichi di non avere conosciuto che il concetto, e perciò chiama la loro speculazione concettuale, espressione , che abbiamo creduto dover ritenere. Nota del traduttore.
(9) Lydia 1849. pag. 352. Per intendere questo passo bisogna sapere, che il Günther attribuisce agli Scolastici o almeno ai più di essi l'errore condannato dal Concilio Lat. V.; vale a dire poter essere vero in filosofia ciò che è falso in teologia. Il Trad.
(10) Eur. und Her. pag. 229.
(11) Ivi pag. 221 .
(12) Ivi pag. 333. Cf. Thomas a scrupulis, pag. 20 .
(13) Ivi pag. 328.
(14) Ivi pag. 456.
(15) Lydia 1849. pag. 855. - 1850. pag. 170.- 1852. pag.328.- Vorschule vol . I. pag. 381-386.
(16) Günther und Clemens, vol . III . pag. 21 .
(17) Ivi pag. 9.
(18) Lydia 1850. pag. 171 .
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