P. GIUSEPPE FILOGRASSI, S.J.: LA TRADIZIONE DIVINO APOSTOLICA E IL MAGISTERO ECCLESIASTICO - PARTE II

 


P. Giuseppe Filograssi, S.I.
La Civiltà Cattolica
Vol. III - 1951
Quaderno 2425


II

La tradizione e i sussidi secondari di trasmissione

 

Il magistero ecclesiastico è l'organo principe, per positiva volontà di Cristo necessario ed indispensabile alla custodia e trasmissione della tradizione divino apostolica (1) . Nè tradizione senza magistero ; nè magistero senza tradizione. Il magistero rimane sempre organo autentico in tutte le sue manifestazioni senza differenza di tempo : passate, presenti, future. L'insegnamento infallibile del Concilio di Nicea (a. 325) vale quanto quello del Concilio Vaticano (a. 1870) . Un concilio posteriore può riprendere e confermare, illustrare e determinare quanto era stato dichiarato in un concilio antecedente, senza mutarne mai la sostanza dell'insegnamento. Così il Concilio Vaticano rinnova, nel proporre la dottrina del primato del Romano Pontefice, la definizione del Concilio di Firenze ( 1439) ; e per l'infallibilità pontificia si richiama al IV Concilio Costantinopolitano (869) , al II° Concilio di Lione ( 1274) , al Concilio Fiorentino ( 1439) (2).

Un domma, una volta definito, fa parte del depositum fidei explicitae, affidato al magistero vivente nei secoli, il quale sempre intatto lo conserva, e all'occasione può o semplicemente richiamarlo e confermarlo o anche ulteriormente spiegarlo.

Al magistero vengono in aiuto altri mezzi secondari di trasmissione, da esso dipendenti, vigilati, tacitamente o apertamente approvati. E sono documenti e monumenti di ogni genere, scritti e orali, attraverso la catechesi cristiana , la liturgia, la predicazione, l'arte sacra, l'epigrafia, l'archeologia ecc. Tuttavia occupano un posto eminente le opere dei santi Padri e dei teologi. L'unanime consenso dei Padri (si dica lo stesso dei teologi) chiaro e fermo intorno ad una qualche dottrina, come rivelata, è argomento certo ch'essa appartiene alla tradizione divino apostolica . I Padri, come tali, non costituiscono essenzalmente il magistero (il quale consta solo del Papa e dei Vescovi) , nè sono indispensabili per la tradizione. Compete loro l'ufficio di attestare la dottrina della Chiesa docente. Essa è che li riconosce come testi validi e legittimi ; la loro testimonianza vale, se ed in quanto da essa è ricevuta ed approvata. Essa l'approvasecondo i casi in tutto o in parte. Solo in quanto sono approvati, i Padri meritano il titolo di « ortodossi >> .

Irrefragabile è dunque la loro testimonianza, quando le debite condizioni si verificano, ma sempre sussidiaria. Perciò può mancare in casi particolari, senza che per questo venga meno la divina tradizione. I Padri poterono non parlare di una verità, che in appresso fu definita ; poterono parlarne in maniera chiara od oscura, implicita o esplicita ; poterono discordare tra di loro, senza che ciò impedisse la definizione della Chiesa al momento opportuno. Il loro consenso non è necessariamente prerequisito; come del resto non si richiede il consenso dei Vescovi, per quanto esso possa essere utile, antecedentemente alla definizione infallibile del Romano Pontefice. La dottrina della fede e dei costumi il Papa può conoscerla per altre vie e può definire anche questioni dubbie e controverse nel seno della Chiesa.

Quello che dei Padri si afferma, vale anche per i teologi, i quali sono i successori dei Padri. La loro testimonianza ferma ed unanime circa una verità, come rivelata , dimostra con certezza che è contenuta nel deposito della fede. Godono, sotto questo aspetto, della stessa autorità dei Padri. « Per ciò che tocca la propagazione e la conservazione della tradizione apostolica, non esiste sostanziale differenza tra l'età patristica e l'età susseguente degli scolastici. Nelle singole età vige l'identico infallibile magistero ; e il consenso degli scrittori nelle singole età diventa certo criterio della tradizione apostolica nelle età future, come per noi il consenso dei Padri. Il che vuol dire che lo stesso metodo che si adotta per attingere dalla dottrina dei Padri la tradizione apostolica, può e deve adoperarsi, per quel che concerne i Dottori scolastici » (3).

La trasmissione della tradizione ebbe luogo, attraverso l'organo principale del magistero, fin dagli inizi nella Chiesa primitiva ; si è continuata ininterrottamente fino a noi ; proseguirà fino a che durerà la vita della Chiesa.

Le verità trasmesse, pur rimanendo immutabili, possono col tempo andare soggette a chiarificazione ed esplicitazione. In ciò consiste il cosiddetto progresso del domma, cui ora dobbiamo rivolgere la nostra attenzione.

 

Immutabilità del domma

 

Dal concetto cattolico di tradizione non segue affatto che le verità di fede furono prima proposte rigidamente nella stessa forma con cui vennero annunziate dopo, nel decorso dei secoli fino a noi. Il contenuto della tradizione non si presentò agli inizi come un complesso di verità schematizzate, simile ad un moderno codice di leggi, o ad una raccolta (tipo Denzinger) di decreti, di definizioni e di canoni. Una formulazione piena e precisa non sarebbe stata nella Chiesa primitiva naturalmente possibile ; nè era d'altra parte necessaria, perchè insieme col deposito della fede era assicurata alla Chiesa l'assistenza dello Spirito, al fine di conservare immutato il tesoro delle verità rivelate da esplicarsi in seguito, secondo le necessità dei tempi. L'assistenza dello Spirito Santo garantisce l'immutabilità del domma; ne promuove il legittimo progresso.

Prima di tutto l'immutabilità del domma. Per stabilirne il modo e le circostanze, distinguiamo la rivelazione, il domma e le formole dommatiche, la teologia. La rivelazione per se stessa, gode d'immutabilità piena : comunicata da Cristo agli apostoli, potè dopo l'ascensione del Signore essere ampliata dallo Spirito Santo. Ma con la morte dell'ultimo apostolo, fu conchiusa per sempre: ed una rivelazione pubblica, che attesti con divina autorità nuove verità, non è possibile. La rivelazione, invariata in perpetuo, non suscettibile di aumento e di diminuzione, resta oggi sempre la stessa ; rimarrà la stessa domani e per tutti i secoli. Che in questo senso la rivelazione sia immutabile, non si può affermare, forse, con la divina certezza di fede divino cattolica ; lo riteniamo però come assolutamente vero. La Chiesa ha sempre professato che non le è concessa l'assistenza dello Spirito Santo a modo di nuova rivelazione, ma a modo di ausilio <<per conservare inviolabilmente e fedelmente esporre la rivelazione o il deposito della fede trasmesso dagli Apostoli >>> (Denz. 1836).

La teologia elabora scientificamente i dati della rivelazione e del domma ; ma non gode il privilegio dell'immutabilità. Difatti più di una volta si è avventurata per non retti sentieri e spesso, nelle sue elucubrazioni, non va oltre i limiti del probabile. Solo in circostanze eccezionali, i teologi col loro unanime consenso partecipano in qualche misura all'infallibilità della Chiesa.

Dalla rivelazione e dalla teologia differisce quello che diciamo domma. Per domma intendiamo secondo la odierna - secondo l’odierna maniera di parlare - una verità da Dio rivelata, dalla Chiesa infallibilmente proclamata come tale, o per mezzo dell'ordinario magistero dei Vescovi in comunione col Papa, o in forma straordinaria e solenne attraverso la definizione del Papa o di un concilio ecumenico. Il domma comprende due elementi : la rivelazione divina e la proclamazione da parte della Chiesa. In forza del primo, è semplicemente immutabile; in forza del secondo, è suscettibile di progresso omogeneo, come suol dirsi : progresso, cioè, che non ne cambi la verità intrinseca e oggettiva.

All'immutabilità del domma fu rivolta l'attenzione del Concilio Vaticano, a causa di errori razionalistici e semirazionalistici, sparsi specialmente in Germania. E dichiarò che la dottrina della fede, da Dio rivelata, non è un ritrovato meramente umano e filosofico ; ma è un sacro deposito affidato alla Sposa di Cristo, da custodire fedelmente, da dichiarare infallibilmente. Quindi è da ritenere in perpetuo quel senso dei dommi che una volta fu dichiarato dalla Santa Madre Chiesa (4) . Il problema dell'immutabilità del domma riapparve, in tutta la sua acutezza, nella crisi modernistica. Pio X, il grande atleta della lotta immane per la verità cattolica , di nuovo dichiarò il domma immutabile, imponendo di professare nel giuramento antimodernistico che la dottrina degli apostoli, attraverso i Padri ortodossi, a noi sempre nello stesso senso è stata tramandata. Affermare che i dommi assumano un senso diverso da quello che prima fu ritenuto dalla Chiesa, è un'eresia. Il domma non assomiglia ad una qualsiasi opinione filosofica ; non è creazione della umana coscienza, formatasi lentamente con lo sforzo degli uomini, destinata a perfezionarsi, sempre intrinsecamente ed oggettivamente cangiando, con progresso indefinito (5).

L'anno scorso, la Chiesa ha dovuto condannare una specie di relativismo dommatico, secondo il quale i misteri della fede non possono mai esprimersi con concetti adeguatamente veri, ma solo con concetti approssimativi, sempre mutevoli, e tali che la verità viene in certo qual modo manifestata, ma necessariamente deformata . Nel respingere quest'affermazione, che intacca l'oggettiva immutabilità del domma, nota l'enciclica Humani generis che i termini in cui si esprime la dottrina tradizionale sia nelle scuole sia dal magistero della Chiesa possono venire migliorati ; e che la Chiesa non è stata sempre costante nell'uso delle medesime parole (6) . Ma rimanga ferma l'immutabilità ; negarla equivale a negare l'infallibilità della Chiesa. Immutabilità che si concilia tuttavia col legittimo progresso: ciò che dobbiamo ora esaminare più attentamente.

 

Progresso del domma

 

Cominciamo dal ricordare un fatto indiscusso. Alcune verità non sempre vennero professate manifestamente nella predicazione ecclesiastica ; altre non sempre enunziate con le formule dommatiche con cui oggi si presentano alla nostra fede. Ciò risulta dalle molte definizioni dei concili e dei Papi, che proclamarono come verità di fede dottrine intorno alle quali prima dissentivano i dottori cattolici ; come accadde nel secolo scorso a riguardo dell'immacolata concezione di Maria e dell'infallibilità papale ; come è avvenuto nel 1950 a riguardo dell'assunzione della Vergine. Anche ora esistono questioni teologiche discusse, che toccano il senso della verità rivelata, sicchè sembra che possano col tempo essere definite dall'infallibile magistero della Chiesa.

Un progresso dommatico è dunque evidente ; e la Chiesa lo riconosce nella pratica, lo ammette in teoria. Il Concilio Vaticano dopo di avere sancito l'immutabilità del domma - fa sue le notissime parole di Vincenzo Lirinense : « Cresca dunque... e molto e intensamente progredisca nei singoli e in tutti, in uno solo come in tutta la Chiesa, nelle varie età e secoli, l'intelligenza, la scienza, la sapienza : ma solo nel suo genere, nello stesso domma, nello stesso senso e nella stessa sentenza » (7).

L'enciclica Humani generis nettamente vi accenna. È compito loro (dei teologi) «indicare come gli insegnamenti del vivo magistero si trovino sia esplicitamente sia implicitamente nella Sacra Scrittura e nella tradizione » (8) . Il magistero adotta e consacra la terminologia teologica esplicito-implicito in un documento solenne, emanante dallo stesso Sommo Pontefice. L'esplicito-implicito nell'enciclica non è oggetto di particolare spiegazione. In teologia esso dà la chiave per conciliare il progresso con la necessaria immutabilità del domma. Dobbiamo spendervi attorno qualche parola, tanto più che solleva parecchi problemi, concernenti la nostra materia.

Si distinguono due ordini di verità contenute nel deposito della rivelazione. Alcune fin dagli inizi furono in atto ed in se stesse espressamente professate, come la divinità di Gesù Cristo, la sua passione e risurrezione : ciò non impedisce affatto che a volte si sia verificato un processo di chiarificazione e precisazione di ciò che sempre si era esplicitamente creduto. Esempio celebre : la divinità di Gesù Cristo, Verbo Incarnato. Agli inizi era in atto e per sè semplicemente professata ; sopravvenuta la riflessione teologica, prima del Concilio di Nicea (325) si adoperarono dagli scrittori ecclesiastici formole equivoche, meno adatte, alcune fors ' anche erronee, salva restando da parte dei maestri autentici della Chiesa la professione della divinità di Cristo. Quando l'eresia ariana insorse contro questa verità, il Concilio di Nicea la proclamò infallibilmente. Tessera dell'ortodossia divenne : Gesù Cristo, Figlio di Dio, consostanziale col Padre (Denz.-U. 54).

Si danno verità rivelate, non professate fin dall'inizio espressamente e in se stesse , benchè implicitamente si contenessero in altre, già esplicitamente credute. In questa ipotesi ebbe luogo un progresso di esplicitazione dell'implicito. Esempio classico : Ja doppia volontà di Cristo, la divina e l'umana, definita nel Concilio Costantinopolitano III ( 680-681). La solenne definizione rese esplicito questo domma, già implicito nel domma delle due nature in Cristo, a ciascuna delle quali risponde una propria volontà. Altro esempio famoso : l'immacolata concezione di Maria, in modo implicito contenuta nella perfettissima santità e nell'esenzione da ogni peccato della beatissima Madre di Dio. Sorsero controversie e dispute, anche acri e veementi ; l'esplicitazione durò per secoli, fino a quando nel 1854 l'immacolata concezione fu proclamata domma di fede da Pio IX. E perchè non menzioneremo l'ultima definizione dommatica dell'assunzione? La verità della gloria celeste di Maria in anima e corpo non è passata attraverso controversie vive e diuturne, come la concezione. È andata piuttosto soggetta a crisi d'incertezza, di dubbi, circa il suo carattere di verità rivelata. Con la definizione del 1 ° novembre 1950, essa è un domma di fede, espresso in formula nitida e concisa : la Vergine Immacolata, Madre di Dio, compiuto il corso del pellegrinaggio terrestre, fu assunta in anima e corpo alla gloria celeste.

Non importa che una verità sia entrata in periodo di esplicitazione, nei primi secoli della Chiesa, o nel medio evo o in tempi più recenti. E nemmeno importa che il periodo di esplicitazione presentemente non sia ancora cominciato ed avrà luogo solo in avvenire. Nel ricchissimo tesoro della rivelazione molte verità si contengono, che per ora non conosciamo come esplicitamente rivelate e che potranno dalla Chiesa essere solennemente definite. 

Si danno infine verità, che fin dagli inizi erano professate implicitamente nell'uso pratico e nella consuetudine della Chiesa, piuttosto che con espressa e precisa enunziazione. A questa categoria appartengono l'ispirazione dei libri deuteronomici della Scrittura e la validità del Battesimo conferito da un eretico. Il progresso avvenne per ciò che, di fronte a discussioni e controversie, la Chiesa espressamente ed infallibilmente insegnò l'uno e l'altro domma. Il primo era già contenuto nel semplice uso, non discusso, di considerare i libri deuteronomici come Sacra Scrittura. Il secondo era implicito nella consuetudine prima vigente di non ribattezzare chi avesse ricevuto il Battesimo da un eretico.

 

Modalità e cause dello sviluppo del domma

 

In un notevole articolo, pubblicato qualche anno addietro, il P. Cavallera perspicuamente descrive le modalità che accompagnano il progresso dei dommi (9) . Fattore essenziale è lo Spirito Santo << sempre presente nella Chiesa, di cui è l'anima, che dirige l'evoluzione, ne vigila le varie fasi, ne assicura sempre il successo con la sua azione invisibile, nonostante tutte le cause umane di errore e d'insuccesso e garantisce il magistero nell'esercizio della sua infallibilità. Nulla di più certo di questa verità, fondamento della credenza cristiana ; nulla di più incoraggiante per lo scienziato cattolico... Noi sappiamo che la rivelazione è infallibile, nel suo sviluppo come alla sua origine, giacchè sotto le sue apparenze umane questo sviluppo è un'opera divina e l'assistenza indefettibile promessa da Cristo alla sua Chiesa e l'intervento del Paracleto, che deve insegnarci ogni cosa, sono realtà sempre presenti e sempre efficaci ».

I molteplici fattori umani dello sviluppo possono comodamente ridursi a vari gruppi. 1 ) Controversie con gli eretici, che obbligano a riflettere più a fondo sui dati della rivelazione e sulla dottrina insegnata dalla Chiesa. 2) La vita intima della Chiesa, la pietà dei fedeli, diretta dallo Spirito Santo : spesso avanza e precede la speculazione teologica « rallentata dalle sue tradizioni e dagli scrupoli che non conosce l'uomo della strada ». 3) Collettività intellettuali e individualità potenti esercitano colloro genio o con la loro posizione un'influenza decisiva per inclinare in un senso piuttosto che in un altro. È incommensurabile l'azione di S. Agostino sopra la teologia latina, fino a lui completamente identificata col pensiero greco cristiano. Incommensurabile l'influenza dell'aristotelismo, nei suoi vari stadi fino ai rappresentanti della grande Scolastica, ai quali dobbiamo l'elaborazione definitiva della nostra teologia. Nella realtà concreta i vari fattori umani confondono la loro influenza ed è difficile nel risultato finale discernere la parte a ciascuno dovuta. « C'è azione e reazione mutua. La pietà dà l'avvio alla speculazione e la speculazione frena e rettifica la pietà ; per l'influsso dell'una e dell'altra viene infine il giorno nel quale questo lavoro di sviluppo, compiuto dalla ragione a servizio della fede e invisibilmente condotto a termine dallo Spirito Santo, è oggetto d'un intervento del magistero ecclesiastico, il quale il più delle volte lo discerne, l'autentica, lo sanziona, dopo di averlo qualche volta da se stesso suscitato o orientato » (10).

Un esempio concreto delle cause e dei fattori, che contribuiscono allo sviluppo del domma ci si offre nell'assunzione di Maria S.ma, come viene presentata nella bolla dommatica Munificentissimus Deus. Il domma andò soggetto a progresso: fin dall'antichità se n'ebbero lungo il corso dei secoli varie testimonianze, indizi e vestigi. La pietà cristiana manifestò la fede nell'assunzione sempre più chiaramente. I fedeli, sotto la guida dei loro pastori, professarono che il sacro corpo di Maria fu esente dalla corruzione ; mentre insieme «illuminati dalla divina grazia e spinti dall'amore verso colei che è madre di Dio e madre nostra dolcissima » contemplarono in luce sempre più viva la meravigliosa armonia dei privilegi concessi alla Vergine beata.

La fede dei pastori e dei fedeli si manifestò in varie forme di pietà e di devozione ; con le chiese dedicate all'Assunta ; le immagini esposte alla venerazione dei fedeli ; le città, diocesi e regioni poste sotto la sua protezione ; il rosario mariano, che commemora il mistero dell'assunzione. Specialmente si manifestò con la solenne festa liturgica che fin dall'antichità si celebra in Oriente e in Occidente.

Festa della quale sempre meglio si venne nei secoli chiarificando l'oggetto con le istruzioni e omelie dei santi Padri, dei grandi dottori. Essi in particolare mostrarono che oggetto della festa non era soltanto l'incorruzione del corpo della Vergine, ma anche la sua celeste glorificazione in anima e corpo.

Successero i teologi all'inizio della Scolastica, nel periodo del massimo suo splendore, nell'epoca posteriore prima e dopo il Concilio di Trento. Essi illustrarono il privilegio dell'assunzione studiandone la connessione con la maternità divina, con l'esimia santità di Maria, con l'intima sua unione con Cristo e con l'amore sommo del Figlio verso la Madre. Cercarono inoltre, non sempre felicemente, di sorreggere con testi biblici le loro ragioni teologiche.

Ma, chiarito ormai l'oggetto della festa, l'attenzione si portò verso la fede della Chiesa e il consenso dei fedeli. Sicchè non mancarono dottori, che la sentenza contraria all'assunzione notarono come temeraria, se non proprio eretica. Con progressivo sviluppo, si arrivò agli ultimi tempi, quando vescovi e fedeli in gran numero indirizzarono suppliche alla Santa Sede, per la definizione del domma, mentre i teologi ne dilucidavano sempre meglio le basi tradizionali e scritturali. La definizione sanzionò un movimento di fede e di pietà, durato per secoli.

La bolla Munificentissimus raccoglie, in forte e nitida sintesi, prima di venire alla definizione, le cause e i fattori del progresso dommatico. « Poichè dunque la Chiesa universale, nella quale vive lo Spirito di Verità e la conduce infallibilmente alla conoscenza delle verità rivelate, nel corso dei secoli ha manifestato in molti modi la sua fede, e poichè i Vescovi dell'Orbe cattolico con quasi unanime consenso chiedono che sia definita come domma di fede divina e cattolica la verità dell'assunzione corporea della beatissima Vergine Maria al Cielo - verità fondata sulla S. Scrittura, insita profondamente nell'animo dei fedeli, confermata dal culto ecclesiastico fin da tempi remotissimi, sommamente consona con altre verità rivelate, splendidamente illustrata e spiegata dallo studio, dalla scienza e sapienza dei teologi riteniamo giunto il momento prestabilito dalla Provvidenza di Dio per proclamare solennemente questo privilegio di Maria Vergine ».

Conclusione

 

Dall'immutabilità della rivelazione e dal progresso omogeneo del domma scaturiscono ovviamente conseguenze di molto peso. Le quali valgono solo nel campo della tradizione divino apostolica, appunto perchè conservata intatta dalla Chiesa, infallibile per l'assistenza dello Spirito Santo.

I. Risulta impossibile che la privata aberrante opinione di uno o più Padri o dottori quali si siano - ottenga mai il comune consenso e prevalga nella Chiesa come tradizione divina.

2. Risulta invece che appartiene al deposito della rivelazione qualsiasi verità, che, pur dopo controversie più o meno acri e diuturne, assurga infine alla dignità di domma chiaramente e distintamente definito.

3. Se, oggi, una verità è imposta alla nostra fede dal magistero infallibile, ipso facto dobbiamo giudicare che sempre in passato possedette il carattere di verità di fede, implicitamente esplicitamente. La fede universale della Chiesa odierna è identica sempre a quella delle età, di tutte le età, precedenti. È argomento certissimo che prima sempre si credè - oscuramente o chiaramente - ciò che oggi crediamo.

Note:

 

(1) Cfr. Civ. Catt . 1951 , III, 137-147.

(2) Const. de Ecclesia, Christi, (DENZ.-U. 1826, 1832-1835) 

 

(3) D. PALMIERI, Tractatus de Romano Pontifice, ed. 3ª, Prolegomenon de Ec-

clesia, p. 245.

(4) Const. de fide catholica (DENZ.-U. 1800) .

(5) Iusiurandum contra errores modernistarum (DENZ.-U. 2145) .

(6) Encicl. Humani generis, in Civ. Catt. 1950 , III , 461 , nn. 14-16.

(7) Const. de fide catholica . (DENZ.-U. 1800).  

(8) Cfr. in Civ. Catt. 1950, III , 464, n. 21.

(9) F. CavallerA, La Théologie positive, in Bulletin de Littérature ecclésia-

stique, 26 ( 1925), pp. 31-35.

(10) Il P. CAVALLERA in un altro articolo (A propos de la Vie du Dogme, in Bulletin de Littérature ecclésiastique, 43 [ 1942], pp. 69-73) riassume i diversi fattori del progresso dommatico in quest'unica legge : ogni fatto d'incivilimento può essere il punto di partenza d'un rinnovamento dottrinale nella Chiesa. Fatti di ordine economico (donde lo sviluppo presente della dottrina sociale cattolica) ; fatti di ordine geografico (la scoperta dell'America fu l'occasione per uno studio più attento del problema della salute degli infedeli) ; fatti di ordine giuridico, di ordine propriamente intellettuale (le dottrine filosofiche applicate alla teologia, hanno portato a veri sviluppi e a decisioni del magistero, in ordine ai diversi problemi agitati). « Essa (la Chiesa) ha la sua parola da dire da per tutto e deve intervenire per guidare e illuminare quelli che in lei hanno posto la loro confidenza. Tale è il senso profondo e la vera natura di questa vita del domma, la quale non è che un aspetto della vita totale della Chiesa ed un elemento necessario della sua missione ».

 

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