LA CIVILTÀ CATTOLICA: LA VERA UNITA' RELIGIOSA DICHIARATA E INCULCATA NELLA RECENTE ENCICLICA «MORTALIUM ANIMOS»




La Civiltà Cattolica
Anno 79 - Vol I
Roma, 1928


1. Osservazioni preliminari.

 

La unità di cui Gesù Cristo volle necessariamente dotata la sua Chiesa, è un bene così grande che non solo è riconosciuto dalle sètte che se ne sono separate , ma da molte di esse invidiato e desiderato, come dicono gli sforzi con cui anelano di raggiungerlo, sostituendovi, non fosse altro, una qualche parvenza. Se si prescinde dall'intento a cui lavorarono, or sono due anni, gli organizzatori della Conferenza di Stoccolma, che espressamente escludevano ogni trattazione dottrinale e dommatica, per restringersi alle sole questioni pratiche (1), due sono le principali associazioni cristiane eterodosse, che si sono recentemente adoperate e s'adoperano, con criteri diversi, ma con certa serietà d'intenti, per raggiungere l'unità quella dei così detti Anglo- cattolici , che, chiamandosi cattolici, vorrebbero anche esser tali, illudendosi di potersi unire a Roma, centro della cattolicità , accettandone solo parzialmente e a lor modo i dommi; e la nota World Conference (Conferenza mondiale) di cui tante volte abbiamo parlato (2), nata nel seno della Chiesa Episcopaliana degli Stati Uniti. Dai più autorevoli del movimento anglo-cattolico, furono promosse le così dette conversazioni di Malines, di cui furono gran parte i compianti Card. Mercier e il lazzarista ab . Portal, che vi parteciparono come semplici privati, senza alcuna veste ufficiale (3). Dalla World Conference, furono, nell'ultimo decennio, pubblicati e largamente diffusi opuscoli e circolari diverse, e tenute numerose riunioni, particolari e generali , che hanno ultimamente, condotto al Congresso di Losanna (4).

Intento di detto Congresso, come, in generale , della World Conference, non è già propriamente, come nel movimento anglicano, l'unione con Roma, ma la confederazione di tutte le confessioni cristiane, Roma non esclusa . Ora che è avvenuto ? Perduta sempre più la nozione della vera unità cristiana, voluta dal Divino Fondatore della Chiesa, la maggior parte delle chiese cristiane eterodosse è stata sempre più spinta, dalla forza stessa dei loro principii , sulla falsa via, radicandosi sempre più in esse la erronea ed esiziale persuasione, che essendo loro necessaria un'unione, purchè sia, per non languire e perire, bisogna cercarla nella maniera più agevole, che è quella di tutti i possibili accomodamenti . È una via questa, come è chiaro, sbagliata, anche se valesse a condurre ad una qualsiasi unione. Con essa, infatti , alla verità è preferita l'utilità pratica ; alla unità voluta da Gesù Cristo, è sostituita una unione, che potrà dare, bensì, un'apparenza di ampiezza e di forza, ma non sarà mai unione atta a metter argine ai danni immensi e alle stragi , che va da per tutto seminando il razionalismo e l'incredulità. Erano belle e vere le parole del Brent Presidente, alla inaugurazione del Congresso di Losanna, che « solamente per mezzo dell'unità può il Regno di Dio essere stabilito fra gli uomini (5) » ; nè può punto dubitarsi che questo ideale dell'unità guidasse veramente tutti i meglio intenzionati del Congresso ; ma i nostri lettori ben ricorderanno quale unità si venisse poi a raggiungere a Losanna, con le dottrine unitarie con cui si guidavano, di fatto , i radunati alla difficile impresa (6) . Non da un pancristianesimo qualsiasi , se si vuole chiamar così , è da attendere il Regno di Dio da stabilirsi fra gli uomini, ma al Regno di Dio stabilito già da venti secoli fra gli uomini, non si ricondurranno coloro che se ne sono separati , se non ritornando alla giusta nozione, al genuino concetto della unità di cui Gesù Cristo dotò la sua Chiesa.

 

 

2. Condotta dell'Autorità ecclesiastica a riguardo delle diverse tendenze unioniste.

 

Anzitutto è evidente che, dinanzi a questi fatti , fra le discussioni e nella confusione delle idee, manifestatasi questi ultimi anni intorno alla unità e alla unione religiosa, la Suprema Autorità ecclesiastica, a cui solo spetta di definire tali controversie, si trovava nella doverosa necessità, da una parte, di istruire i cattolici e preservarli dal pericolo di errare in materia tanto grave; dall'altra di ammonire gli erranti, parlar loro chiaramente, così da evitare ogni pericolo di delusione e insieme quello di estinguere il lucignolo ancora fumante (7) , vogliamo dire spegnere la scintilla di fede, suscitata da Dio in tanti e tanti uomini di buona volontà, bramosi di voler ritrovare la strada da tornare alla legittima Madre. Fedele alle sue tradizioni di prudenza, di carità , di fermezza apostolica, non lasciò, quando fu necessario, di far sentire la voce del suo magistero, mentre non mancò di prendere nella debita considerazione gli sforzi degli eterodossi lealmente desiderosi di arrivare alla verità , nè di apprezzare il passo da essi fatto , giungendo almeno a sentire della unità, di cui è dotata la vera Chiesa di Gesù Cristo , una necessità pressante e imperiosa.

Basta ricordare alcuni dei più recenti atti della Santa Sede. Quando nel 1896, fu risuscitata la questione delle ordinazioni anglicane, ossia della loro validità, non mancò Leone XIII di aderire al desiderio di coloro, fra gli stessi anglicani, che desideravano la questione richiamata in esame ; ma finiti gli studi della Commissione nominata apposta dal Papa, la quale confermò l'antico giudizio della invalidità di quelle ordinazioni, non tardava il Sommo Pontefice a dichiararla definitivamente, con la bolla Apostolicae curae, del settembre di quell'anno (8).

Possiamo rammentare pure la condotta della S. Sede, in occasione dei pressanti, ma inutili inviti, fatti in diverse occasioni da parte dei promotori della World Conference, perchè vi fosse inviato qualche rappresentante da parte cattolica ; e nondimeno, quando il Segretario Gardiner (2 novembre 1914) , scrisse all'E.mo Card . Segretario di Stato di S. Santità, perchè ottenesse dal S. Padre Benedetto XV, « che con le preghiere e i voti suoi aiutasse a condurre la loro intrapesa a un felice termine » , non mancò il Sommo Pontefice di manifestare, per mezzo dello stesso Segretario di Stato (18 dicembre 1914) , gli ardenti voti del suo cuore, perchè tutto riuscisse al desiderato fine, e le preghiere che innalzava a Dio, perchè si conseguisse. Ma, al tempo stesso , il S. Padre faceva chiaramente ricordare al medesimo Segretario della World Conference, quanto pregasse volentieri per il ritorno loro all'unità della Chiesa Cattolica, come Colui «che era ben consapevole d'essere stato costituito principio e causa d'unità da Gesù Cristo stesso» (9).

Crescendo poi, in varie parti, la propaganda a favore dell'unione, promossa da eterodossi, e diffondendosi anche fra cattolici idee, ispirate si da buona fede e da certo ottimismo per tale unione, ma non poco pericolose per la stessa dottrina e pratica della Chiesa, fu dal S. Ufficio (4 luglio 1919) pubblicato un decreto , col quale ordinava che, da tutti i fedeli , dovessero applicarsi e osservarsi le istruzioni che la stessa Sacra Congregazione aveva emanate ai 16 settembre 1864, intorno alla condotta dei cattolici , rispetto alla associazione per l'unità della Cristianità, fondata in Inghilterra (1857) da anglicani , e che incontrava anche vive simpatie fra i cattolici stessi . Si ordinava, dunque, che tali istruzioni dovessero valere ora « anche quanto alla partecipazione dei fedeli a qualsiasi riunione, o comizio, così pubblico, come privato, indetto da acattolici, col fine di procurare l'unione di tutti i ceti che si attribuiscono il nome di cristiani» (10).

La risposta della Sacra Congregazione era generalissima, comprendendo tutte le unioni di acattolici , che mirassero al medesimo scopo ; ma l'occasione e l'opportunità datavi dalla World Conference era troppo evidente. Come allora notammo (11) , i giornali mettevano in rilievo l'importanza che i promotori attribuivano all'adesione di Roma, considerandola come corona suprema delle loro fatiche ; e annunziavano che la delegazione americana della Conferenza si sarebbe, quanto prima, condotta a Roma, per invitare ufficialmente il Papa a inviare suoi delegati al congresso generale, da tenersi dalle chiese cristiane. Ma quando la delegazione venne, e fu ricevuta con somma bontà da Benedetto XV, essa s'intese ripetere dal Papa il vivissimo suo desiderio di vedere il ritorno di tutti i dissidenti all'unico ovile ; che a tutti era noto ciò che insegna e professa la Chiesa Romana intorno alla unità della Chiesa ; impossibile la partecipazione di suoi rappresentanti al Congresso, quale veniva proposto ; ma non lo disapprovava come convegno di coloro che non erano in comunione con la S. Sede. Ripeteva pure il Santo Padre che faceva voti e pregava che la divina grazia li illuminasse a mettersi sulla via di tornare al Capo visibile della Chiesa (12).

 

3. Le recenti pratiche unioniste e la Enciclica «Mortalium animos».

 

Ripetiamo che i diversi atti pontificii ricordati erano anzitutto diretti a preservare i cattolici dalle insinuazioni di falsi principii e dottrine intorno alla unità della Chiesa, tanto più che gli illusi non mancavano. Perciò fu necessario , coll'aumentare del pericolo, rinnovare i preservativi, ribadire e dichiarar sempre meglio gli insegnamenti della dottrina cattolica. Al primo scopo fu promulgato il nuovo decreto del Santo Uffizio del luglio 1927 , col quale erano avvertiti i cattolici del loro dovere di astensione nell'avvicinarsi la celebrazione del Congresso di Losanna : la sacra Congregazione ripeteva l'antica proibizione, confermata ai 4 luglio 1919 : al Congresso non poteva prender parte il cattolico, non solo col favore, ma nemmeno con assistervi come semplice spettatore (13).

Alla quale disposizione, non mancammo di osservare quanto fosse ragionevole, per il pericolo che v'è sempre, pei fedeli, di mischiarsi a discutere o ad ascoltare semplicemente le dottrine contrarie alla verità cattolica, specialmente per chi non v'è preparato ; e quanto fosse intrinsecamente illecito prestar favore a un'associazione religiosa acattolica. Quanto poi a rappresentanti della Santa Sede , ricordammo che in tali convegni non potrebbero entrare se non mutandone la natura e lo scopo : cioè andare a presiederla per insegnare e ammonire autorevolmente tutti i partecipanti che vi andassero per illuminarsi sulla genuina dottrina cattolica intorno alla unità (14) , cosa questa moralmente impossibile.

All'altro scopo, di inculcare e dichiarare al mondo tale dottrina, è ora diretta l'Enciclica del Santo Padre Pio XI Mortalium animos. Esaminiamola brevemente (15).

 

a) Il titolo dell'Enciclica. L'Esordio.

 

Il titolo ufficiale dell'Enciclica Dell'inculcare la vera unità religiosa, è amplissimo, perchè il documento pontificio è diretto a condannare qualsiasi falso concetto unitario in materia religiosa . Basta, infatti, osservare che l'Enciclica, presa occasione, nell'esordio, dalla crescente tendenza degli uomini di diverse nazioni , bisognosi di pace, a sempre più unirsi e affratellarsi , comincia col riprovare coloro che mostrano di voler applicare, a lor modo, tali idee in materia religiosa, dandosi a sperare che « popoli , per quanto dissenzienti fra loro , nelle cose divine, pure siano per accordarsi fraternamente, senza difficoltà , nella professione di alcune dottrine, come su un comune fondamento di vita spirituale », e promuovono, a tal fine, congressi , riunioni, conferenze, invitandovi con infedeli d'ogni genere, anche cristiani, non esclusi apostati , e negatori della stessa divinità di Gesù Cristo, e della divina sua missione .

Tale concetto di unione è riprovato, perchè in piena opposizione con la dottrina cattolica , nascendo dalla falsa opinione che tutte le religion ' siano, più o meno, buone e lodevoli . Coloro che la professano, dice il Santo Padre, «non solo sono nell'inganno e nell'errore, ma ripudiano la vera religione, depravandone il concetto stesso e piegano, passo passo, al naturalismo e all'ateismo». È infatti evidente che lo stimar buona qualsiasi religione, è il medesimo che negar Dio, somma e immutabile verità, che non può quindi mutarsi secondo il capriccio e l'ignoranza umana ; o, al più, identificarlo con i mutabili fenomeni di questa natura visibile, e piegare ad essa ciecamente le ginocchia per adorarla. Per usare una frase adoperata già da Innocenzo III contro Almarico, questa dottrina più che il nome di eretica merita il nome di pazza (16).

Tale assurda dottrina è quella stessa che, prescindendo sempre dalle intenzioni, favorivano in America i cosidetti Parlamenti delle Religioni, fra i quali famoso rimase quello radunato nel 1893 a Chicago, in occasione dell'esposizione mondiale. Anche cattolici vi prendevano parte , senza scrupolo e in buona fede ; ma il pericolo essendo manifesto, il Pontefice Leone XIII li vietò, con una lettera diretta al suo Delegato Apostolico negli Stati Uniti , esortandovi i cattolici a tenere le loro riunioni e conferenze religiose separatamente, ciò che non impediva si facesse, anche ai non cattolici , facoltà di intervenirvi per loro istruzione (17) .

Tanto più sono da tener lontani i fedeli da insegnamento così perverso, in quanto la dottrina del modernismo l'ha elevato a sistema. Se, infatti, ogni religione, anche soprannaturale, non fosse altro che uno sviluppo naturale del senso religioso, come insegna il modernismo, è evidente che , di lor natura, tutte le religioni sarebbero eguali, la cattolica non eccettuata , come nota espressamente la Enciclica Pascendi (18) .

 

b) Lo specioso pretesto del falso unitarismo dei «pancristiani».

 

Passa l'Enciclica a esaminare l'errore di coloro che tale assurda teoria vorrebbero applicare almeno alle diverse confessioni cristiane, considerandole tutte capaci di riunirsi,, fraternamente in quanto si gloriano del nome di Cristo e ne ritengono, almeno in parte, le dottrine. Ingannati da una certa apparenza di bene, osserva il Pontefice, vanno ripetendo . «Non è forse giusto, ed anzi non è forse doveroso, che quanti invocano il nome di Cristo si astengano dalle mutue accuse, e si stringano, una buona volta, coi vincoli di carità vicendevole ?» E allegano, a sostegno di questo specioso argomento, la preghiera stessa con cui Gesù Cristo chiese al divin Padre che i suoi fossero «una cosa sola» (ut unum sint); e il contrassegno che Egli diede perchè fossero, in mezzo agli altri , riconosciuti come discepoli suoi, « la carità vicendevole >> (si dilectionem habueritis ad invicem, S. Giovanni, 13 , 35) ; esaltano poi l'importanza di così fatta unità da essi propugnata, come unico antidoto per salvare il mondo dall'empietà che dilaga.

Il Santo Padre, considerando che sono tutt'altro che pochi quelli che si lasciano ingannare dallo specioso pretesto , e che molti , fra gli stessi cattolici ne sono adescati, mosso, come S. Santità dice, dal grave obbligo del suo ufficio apostolico (conscientia apostolici officii), passa a confutarlo, esponendo, innanzi tutto , in breve quale sia la dottrina cattolica sulla verità della Religione .

Ricordato che Dio, nella sua infinita Bontà, non contento di avere scolpito nel cuore dell'uomo la legge naturale, volle Egli stesso farsene maestro, per insegnargli i doveri che lo stringono al Creatore, aggiunge che, venuta la pienezza dei tempi, non ci parlò più, al dir di S. Paolo, per bocca dei Profeti, come ai Padri antichi , ma per mezzo, dello stesso suo Figliuolo (locutus est nobis in Filio, Agli Ebr. , I , 1 seg. ) . D'onde si fa manifesto , dice il Santo Padre, che se Dio ha parlato all'uomo , per insegnargli la verità religiosa, «e questo si prova con l'attestazione della storia », non se ne può dare altra da quella rivelata da Dio, al quale l'uomo è tenuto a credere e ad obbedire.

 

c) La Chiesa di Gesù Cristo e la sua unità.

 

L'Unigenito Figlio di Dio, fatto uomo, chiamato da S. Giovanni, con parola divinamente ispirata ( I , 9) , luce vera che illumina ogni uomo, dovette un dì vivamente lamentarsi che venuta questa luce nel mondo, gli uomini amarono più le tenebre che la luce. ( Id . III ,19) . È tanto manifesta, a chiunque voglia vederla, la luce della verità della dottrina cattolica sulla Religione e sulla Chiesa di Gesù Cristo , che l'ostinazione a rifiutarla, per ardırla a cercare da essa lontano, è il medesimo che confessare la predilezione per le tenebre ! La Chiesa, oggi , ha dunque, per riguardo loro , da ripetere dolorosamente la terribile parola, che questo è il giudizio del mondo, ossia il suo primo titolo di condanna ( Id. , ivi ) .

Questo pensiero ci tocca sempre profondamente l'animo nel considerare l'errore gravissimo , condannato di nuovo nell'Enciclica, e che pure occupa le menti di tanti pretesi filosofi della ragione , che pure vivono in mezzo alla luce della rivelazione cristiana . Ma lasciati costoro da parte, il Santo Padre passa a ricordare che almeno «quanti si professano cristiani non possono non credere che Gesù Cristo abbia stabilito una sua Chiesa, e questa unica » . E come diverse sono le maniere degli eterodossi , di concepire questa istituzione di Cristo , il Santo Padre, accennato agli errori contro la visibilità della Chiesa, e contro al falso concetto di unità federativa di diverse e separate chiese cristiane, espone per sommi capi la vera natura della Chiesa e gli elementi essenziali della sua divina costituzione.

«Cristo nostro Signore fondÒ la sua Chiesa come società perfetta, di sua natura esterna e sensibile, perchè continuasse nel tempo avvenire, l'opera della riparazione dell'uman genere, sotto la guida di un unico capo, per mezzo del magistero di viva voce, con l'amministrazione dei Sacramenti, fonti della divina grazia ; per ciò , la rassomigliò a un regno, a una casa, a un ovile, a un gregge».

I brevi tratti , con cui è qui delineata la vera Chiesa fondata da Gesù Cristo, quali si ricavano da tutta la tradizione cristiana, e dalla stessa storia della civiltà, sono confermati dal Santo Padre con l'autorità della Sacra Scrittura, ed evidentemente sono alla Chiesa essenziali , due in modo particolare : l'unico Capo, e il vivo magistero che gli è stato affidato . Dell'oggetto di questo magistero, parte essenziale sono le fonti della divina grazia, i Sacramenti, del cui valore e legittima amministrazione ci assicura soltanto lo stesso vivo magistero.

Dove va subito osservato , che l'unità del capo e del magistero, ossia della dottrina, bastano , di per sè, a costituire la Chiesa di Gesù Cristo una ed unica, come insegna qui sopra il Santo Padre. Due proprietà distinte, certamente, e messe pure in particolare rilievo dalla famosa Enciclica Satis cognitum di Leone XIII , Sulla Unità della Chiesa (21) dei 29 giugno 1896, ma non due note propriamente diverse della genuina Chiesa di Gesù Cristo, per la semplice ragione, che la natura della sua unità ne costituisce la unicità, se si vuole usare questo termine. Se il gregge è tutto sotto il medesimo Pastore determinato da Gesù Cristo ; se per tutto è identico il pascolo della divina dottrina, non si può non riconoscervi una istituzione unica, distinta e separata da tutte le altre . Con ciò solamente, che una radunanza di fedeli non obbedisce a Pietro , non riconosce Pietro nei suoi successori , non ne segue gl'insegnamenti , essa è fuori dall'ovile di Cristo, è escluso dall'unica sua Chiesa (22) .

Dalla natura stessa della Chiesa, così costituita , l'Enciclica deduce la perpetuità, sotto l'assistenza permanente del Divino. Fondatore, che promise di restare con essa «fino alla consumazione dei secoli » ( S. Mátt. XVI, 18) . La sua esistenza, dalla fondazione ad oggi e in perpetuo, esige che non mai siano venute nè siano per venir mai a mancarle la essenziali proprietà, e quindi la Chiesa deve sempre avere avuto quella dell'unità ; e ciò come vale a confutare quegli unitari, censurati già sopra dall'Enciclica, che fanno sempre appello alla preghiera di Gesù Cristo per la mutual carità e unione dei suoi, così basta a condanna di coloro che parlano della Chiesa come se ancora non possedesse, o quasi mai avesse posseduto l'unità voluta dal Redentore. « Al più , dicono , la Chiesa sarà stata unica ed una dai tempi apostolici ai primi Concilii Ecumenici » ; ma essa è naturalmente divisa in parti, ossia formata da più chiese particolari, con alcuni capi comuni di dottrina, divergenti negli altri ; con parità di diritti . Bisogna , dunque, concludono da queste arbitrarie e irragionevoli premesse, metter da banda le vecchie controversie, le quali non fanno che dividerci; contentarsi di proporre quelle solamente in cui tutte le chiese particolari si accordano e, per questa via venirsi a sentire d'esser fratelli : così soltanto si può porre un argine ai progressi dell'empietà. E procedendo di questo passo, non mancano alcuni di costoro di far ricadere sulla Chiesa Romana la causa delle passate divisioni, per avere ella corrotta la fede primitiva « aggiungendo e proponendo a credere certe dottrine non soltanto aliene, ma pur anche contrarie al Vangelo » , fra le quali , prosegue l'Enciclica , annoverano « come principale quella del Primato di giurisdizione, concesso a Pietro e ai suoi successori nella Sede Romana ».

Niuna novità, in queste calunnie degli avversari , ricordate, dal Santo Padre : la Chiesa v'è avvezza da secoli ; ma chi consideri quella riguardante il primato, che contradice apertamente alle promesse e ai comandi di Gesù Cristo : « Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa... A te darò le chiavi del Regno dei Cieli, ecc. » ( S. Matt. , XIV, 18-19) « Pasci i miei agnelli... pasci le mie pecorelle » ( S. Giov. , XXI, 15-17) ; bene intende dove principalmente trova la sua condanna l'errore degli eterodossi quale la verità che più loro interessa di combattere ; illudendosi di potere, coi loro conati, scuotere la pietra stessa immobile, su cui la Chiesa di Gesù Cristo solidamente riposa. Mossi da questo spirito, rifuggono dal centro e fondamento stesso , posto da Cristo per assicurare l'unità alla sua Chiesa ; così è naturale disconoscerne la natura, e, per sostituirvi qualche apparenza, non resta loro che insistere sulla fraterna comunione dei fedeli in Cristo (detta dai teologi unità di comunione, unità di carità e simili). Unità, pure questa, importantissima ; ma che, dove non arrivi la violenza dello scisma, può soffrire dei danni, anche senza ledere l'unità sostanziale, della fede e del regime, da cui rifuggono con orrore, così che al dire del Santo Padre, se è facile , fra gli acattolici , trovarne « molti che predicano, con belle parole, la fraterna unione in Cristo, non si troverebbe alcuno d'essi , a cui venga pur in mente di sottomettersi o obbedire al Vicario di Gesù Cristo quando insegna o governa » .

 

d) La conseguenza pratica.

 

Con queste disposizioni d'animo, è chiaro che gli acattolici nel fatto (cioè prescindendo dai complimenti che a nulla_valgono) non sarebbero disposti a trattare con la Chiesa Romana, nota il Santo Padre, che come pari con pari (pares cum pari) , mettendosi così nella impossibilità di abbandonare quelle opinioni che li tengono fuori dell'unico ovile di Cristo :

 

« Stando così le cose, è chiaro che la Santa Sede, in nessuna maniera può partecipare alle loro riunioni e che in nessun modo possono i cattolici approvare o prestare aiuto a siffatti tentativi ; che se ciò facessero , direb bero credito ad una falsa religione cristiana, assai lontana dalla unica Chiesa di Cristo. E potremo Noi permettere ciò che sarebbe del tutto riprovevole vedere indotta a pitteggiare la verità , e la verità divina- -- mente rivelata ? »

 

Niuno non vede la giustezza della fermezza e severità di queste parole. Il Santo Padre, non poteva non deplorare che si continui così a disonorare la divina missione del Redentore, e la sua divina promessa di assistere in perpetuo la sua Chiesa, lasciando che la dottrina affidatale venisse a mancare, o , con l'andare dei tempi talmente si oscurasse, da non potersi più discernere, in materia di fede, opinioni fra loro contrarie ; o da non bastare la vita umana per discernere la vera dalle false chiese. La carità, dice il Santo Padre, è buona, è necessaria ; la promuovano pure i pancristiani, ma quale carità potrebbe riconoscersi per vera, se ella esigesse o permettesse alla verità della Fede di venire a patto con l'errore ? Come sarebbe possibile, per ricordare qualcuno dei punti menzionati dal Santo Padre, ammettere nella medesima professione di fede coi cattolici quelli , per es . , che negano nell' Eucaristia la transustansazione, e condannano il culto della Vergine e dei Santi ? Essi dimenticano che l'apostolo della carità inculcò con severe parole di non dir nemmeno la parola di saluto ( ave) a chi divulga altra dottrina da quella di Gesù Cristo ( S. Giov. , Ep. II , 10) .

Bisognerebbe inoltre, come inculca il Santo Padre, che si persuadessero i promotori di questa falsa unione, che mentre essa non giova punto allo scopo voluto dell'unità, non servirebbe invece che a condurre i cristiani all' indifferentismo. Vera unione, dice il Pontefice, non otterranno mai, che favorendo il ritorno dei dissidenti alla vera Chiesa, già da essi infelicemente abbandonata ; quella Chiesa a cui nessuno appartiene, in cui nessuno persevera, se non riconosce e ubbidisce a Pietro e ai suoi legittimi Successori.

 

 

Note:

 

 

 

(1) V. Civ. Catt. , 1926, I , 289 ss . Questa Conferenza ha da considerarsi come impresa a sè d'unione, promossa da Natan Söderblom, che s'intitola arcivescovo (protestante) di Upsala ; essa non ha punto da confondersi con la World Conference.

(2) V., p. es., 1917 , 4, 386 ; 1918, 1 , 10 ; 1919, 4, 280 ecc.

(3) V. quanto ne scrivemmo 1924. 1 , 109. Di tale carattere privato abbiamo visto piena conferma nell'ultimo Comunicato dell'Osservatore Romano (21 gennaio), riguardante il visconte Halifax.

(4) V. Civ. Catt.. 1927, 4, 44.

(5) V. Civ. Gatt. , 1927, 4, 44.

(6) V. I. c. , specialmente pp. 49 ss . E' poi quanto mai istruttivo, su tale argomento, vedere le osservazioni e confessioni che il Reverendo P. Dudon ha raccolto dalla bocca stessa degli interessati , Etudes, 20 dic. 1927, 664 ss.

(7) ISAIA, 42 , 3 ; S. MATTEO, 12 , 20.

(8) V. SALVATORE BRANDI , S. I. Delle ordinazioni anglicane, Roma, Civ. Catt. 1908.

(9) Sanctitas Sua ut omnia e sententia veniant vota maxima exprimit, Christumque Iesum impensissimis precibus rogat, eo vel magis quod Christi ipsius praecinente ac jubente voce, scit se, cui omnes pascendi homines traditi sint, principium et causam esse unitatis Ecclesiae ». V. Civ. Catt. 1918. 1 , pp. 111-119.

(10) Si chiedeva al Sant' Uffizio « Utrum instructiones ... latae die 16 septembris 1864, circa partecipationes catholicorum cuidam societati Londini erectae ad procurandam, ut aiebant, christianitatis unitatem, applicandae sint et a fidelibus servandae etiam quoad eorumdem participationem conventibus quibuscumque, comitiis publicis vel privatis ab acatholicis indictis , qui finem sibi praestituunt unionem procurandi omnium coetuum christianorum nomen sibi vindicantium » . Nel rispondere affermativamente, gli E.mi ordinavano pure che si pubblicasse di nuovo negli Acta Sanctae Sedis. (v. 1 ° agosto 1919, p. 310 ss . ) , la lettera del 1864. V. Civ. Catt. 1919, 3 , 198 ss.

(11) V. ivi , p. 202-203 .

(12) V. Civ. Catt. 1. c. p. 204.

(13) V. Civ. Catt. 1927, 3, 214-215.

(14) V. Civ. Catt. , 1. c. p. 216. Tali sono, per es. , le riunioni tenute da autorità cattoliche , con istruzioni e mandato della S. Sede, a Velehrad per l'unione delle Chiese scismatiche. V. Civ. Catt. , 1924, 4, 411 segg. ecc.

(15) Per seguirne il testo e la traduzione, rimandiamo al precedente quaderno 21 gennaio, pp. 97-116.

(18) « ... non tam haeretica quam insana» . V. DENZINGER, Enchiridion, n. 433.

(19) V. il testo della lettera , riportato in Civ. Cattol. 1895 , Ser. xvi , 4, 607.

(20) «Nec quis catholicam (religionem) exceptam putet, immo vero ceteris omnino parem». Presso DENZINGER, Enchiridion, n. 2077.

(21) Per il testo si vegga il 28 volume degli Acta S. Sedis, p . 708 ss . Nella Civ. Catt. Serie XV, 12 , 5 ss . , ne è riportata la traduzione. Per i tratti più rilevanti si può consultare l'Enchiridion del Denzinger, nn. 1954- 1962. Ma ci sia permesso notare, che il titolo De uni(ci) tate Ecclesiae (così è scritto) , ivi dato al paragrafo, mentre non risponde a quello ufficiale del testo pontificio, può insinuare (contro il fatto) che nei pass citati nell'Enchiridion, si tratti solamente De unicitate Ecclesiae .

(22) « At vero qui (Christus) unicam condidit, is idem condidit unam, ut quotquot in ipso futuri essent, arctissimis vinculis sociati tenerentur ita prorsus, ut unam gentem unum regnum, corpus unum efficerent » etc. Encycl . Satis cognitum, presso Denzinger, Enchiridion n. 1956 .

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