P. ANDREA ODDONE, S.J: VISIONI E APPARIZIONI




P. Andrea Oddone, S.J.

La Civiltà Cattolica,
Roma, 1948


Viviamo in un tempo, in cui si parla facilmente di apparizioni e di visioni, di comunicazioni e di rivelazioni divine fatte ad anime privilegiate. Qua e là si sussurra con insolita frequenza di taumaturghi, profeti, visionari, che si dicono forniti di peciali carismi, che preannunziano da parte di Dio e della Vergine SS.ma avvenimenti ora lieti e bellissimi, ora funesti e orribili, che si presentano con l'incarico di qualche straordinaria missione celeste.

Di fronte a questi fatti, i sentimenti e i giudizi seguono le più opposte direzioni. Qui abbiamo una credulità eccessiva, affrettata, poco illuminata, favorita dalle dolorose circostanze in cui ci troviamo. La stanchezza, i timori, le ansie,il desiderio di sollievo e di pace, eccitano fortemente gli animi e riscaldano la fantasia. L'uomo nei suoi dolori, nei suoi bisogni e pericoli, invoca appassionatamente l'aiuto e la protezione del Cielo, e nell'attesa febbrile, nel fervore e nell'entusiasmo, è portato a trasformare il più piccolo avvenimento, e resta facilmente vittima di suggestioni e di allucinazioni. Basta un nonnulla a fargli credere di vedere e di udire ciò che non esiste affatto . Là si nota invece una meticolosa incertezza, vi sono animi diffidenti, dal temperamento piuttosto scettico, che credono bensì al soprannaturale, ma temono sempre di compromettere la religione con il prestar fede a qualcuno di questi fatti straordinari, divulgati tra la folla, animi che si lasciano andare qualche volta anche a scherni e beffe fuori posto. Altrove c'incontriamo poi con l'incredulità aperta e sistematica di coloro che, negando a priori ogni forma del soprannaturale, logicamente considerano come impossibili tutte le visioni e rivelazioni divine, e chiamano quindi illusi o entitori coloro che se ne affermano i protagonisti.

Questi diversi atteggiamenti producono sempre una grande confusione di idee e un deplorevole disordine, come ci attesta l'esperienza dei nostri giorni. Crediamo quindi opportuno mettere in luce la vera dottrina cattolica su questo soggetto. Avvertiamo tuttavia che non intendiamo esaminare in questo studio i fatti particolari, che si dicono accaduti ai nostri giorni o fare delle applicazioni a questa e a quella rivelazione determinata. Stabilire alcuni principii in una forma concisa, ma chiara, semplice e, se si vuole, elementare : ecco tutto il nostro disegno.

Nozioni generali

Per procedere nella trattazione con maggiore ordine e chiarezza, e anche per evitare parentesi e digressioni, che possono diventare noiose e intralciare il cammino, precisia
mo bene il significato di alcuni termini e la natura di alcuni concetti.

In generale con il nome di apparizione e di visione si definisce ogni manifestazione straordinaria e sensibile, per mezzo della quale un oggetto, sia spirituale sia corporale, è messo in comunicazione con i sensi esteriori o anche interiori di un soggetto, che non potrebbe naturalmente nè percepirlo nè conoscerlo.

Molti teologi mistici prendono come sinonimi le parole apparizione e visione e nel linguaggio corrente adoperano indifferentemente una locuzione per l'altra. Tuttavia le due espressioni per il modo di significare non sono proprio identiche. Con il nome di visione si esprime più propriamente la stessa percezione, l'atto cioè del percepire; l'apparizione invece designa più propriamente ciò che si manifesta, l'oggetto che appare ai sensi. Il Bona ( 1 ) trova un'altra differenza tra visione e apparizione, nel grado di perspicuità del fatto, o piuttosto nella luce comunicata per conoscere la manifestazione oggettiva. Quando questa si presenta ai sensi esteriori o all'immaginazione del veggente, senza che l'intelligenza possa discernere colui che si manifesta sotto emblemi o simboli esteriori, essa conserva il nome generico di apparizione. Quando al contrario l'intelligenza perviene a conoscere la cosa significata o simboleggiata per mezzo di emblemi visibili o accessibili ai sensi, sia esteriori sia interiori, la manifestazione miracolosa prende il nome di visione. Ma i fedeli e i teologi non tengono comunemente conto di queste differenze, che non sono del resto in nessun modo fissate; noi useremo promiscuamente le due espressioni.

Durante le visioni o apparizioni Dio si compiace di comunicare alcune volte ai veggenti delle verità straordinarie. Si dà il nome di rivelazioni private o particolari a queste comunicazioni dirette, immediate e personali, che Dio fa a certe anime privilegiate, sia per dar loro una conoscenza più chiara dei misteri proposti alla fede comune dei cristiani, sia per far loro intravedere i segreti dell'avvenire, sia per isvelare loro, al presente, delle cose che è impossibile di conoscere naturalmente, come i disegni liberi della Provvidenza divina o i segreti del cuore, sia per ispirare loro di compiere certi atti, che essendo utili direttamente agli individui o ad un gruppo isolato di persone, tornano, almeno indirettamente, anche in vantaggio generale della Religione.

Si chiamano rivelazioni private o particolari per distinguerle dalla grande rivelazione pubblica, detta anche rivelazione canonica o cristiana. Quest'ultima è la parola di Dio

manifestata ai Profeti e agli Apostoli, e consegnata da essi nei Libri santi con l'assistenza dello Spirito Santo, o semplicemente trasmessa per mezzo della Tradizione. La Chiesa ha ricevuto da Cristo stesso il deposito della rivelazione pubblica con l'incarico di custodirla fedelmente, di trasmetterla integralmente, e di interpretarla autenticamente. San Tommaso, e tutti i teologi con lui, insegnano che questa rivelazione è l'unico fondamento della fede cattolica : << La nostra fede poggia sulla rivelazione fatta ai Profeti e agli Apostoli, che scrissero i libri canonici , non già su qualche rivelazione, che sia stata fatta agli altri dottori » (2). Essa è l'espressione ufficiale e autentica dell'autorità : chi ne rifiuta l'assenso si mette in istato di rivolta contro Dio e fa naufragio nella fede. Le illuminazioni privilegiate invece, cioè le rivelazioni private, non hanno che un carattere relativo e ufficioso, e in nessun caso possono divenire la regola della fede cattolica. Questa osservazione è molto importante, per determinare le nostre obbligazioni davanti alle rivelazioni private.

Diverse specie di visioni

 Dio può comunicare il suo pensiero agli uomini in diverso modo. Se si considerano le visioni secondo l'aspetto con cui esse si presentano alle facoltà apprensive - ratione subiecti - si sogliono dai teologi mistici distinguere tre sorta di visioni : le visioni sensibili o esteriori, le visioni immaginative e le visioni intellettuali.

1) La visione si dice sensibile o esteriore, quando la causa soprannaturale o superiore che agisce, produce una realtà esteriore, oggettiva, che è l'oggetto immediatamente percepito dal veggente. Questo oggetto si manifesta ai sensi esteriori e il più delle volte al senso della vista. In questo caso l'azione soprannaturale non influisce immediatamente sulle facoltà apprensive per esercitarvi una speciale impressione, ma determina un fenomeno obbiettivo , produce una realtà esteriore, che si offre ai sensi del veggente. Così quando Dio apparve a Mosè nella fiamma del roveto ardente, l'apparizione era sensibile ed esteriore (3) . La visione di Baldassarre era ugualmente esteriore. Il re, durante il festino, vide le dita di una mano umana tracciare sulla parete della sala del festino le tre celebri parole (4). Nella stessa categoria sembrano entrare le « voci » che ebbe Giovanna d'Arco, e le apparizioni di cui fu favorita Bernadette alla grotta di Lourdes : questa vide con i suoi occhi la Vergine realtà esteriore che restava invisibile per gli altri.

2) Si ha invece la visione immaginativa (5) , quando essa risulta da un'azione diretta e immediata della causa soprannaturale sull'immaginazione, quando l'oggetto che appare cade non sotto i sensi esteriori, ma sotto l'immaginazione. Questa facoltà, per mezzo di un'operazione soprannaturale o preternaturale, riceve delle specie, delle immagini, che rappresentano vivamente e chiaramente gli oggetti manifestati. Quando Ezechiele vide nella pianura di Sennaar le ossa disseccate riprendere vita, ebbe una visione immaginativa ( 6). Si deve tuttavia attentamente notare che la visione immaginativa consiste non solamente nelle immagini o specie comunicate all'immaginazione, ma anche nell'infusione di una luce soprannaturale che ci fornisce l'intelligenza esatta della specie ( 7) .

La visione immaginativa si chiama sogno, quando essa ha luogo durante il sonno; conserva il nome di visione, quando si produce allo stato di veglia. La visione immaginativa per lo più avviene nel tempo dell'estasi, quando i sensi esteriori sono quasi del tutto chiusi all'azione del di fuori e isolati dal mondo sensibile esteriore. L'anima allora è dominata e assorbita tutta intera o in parte dai fantasmi dell'immaginazione, in modo che le rappresentazioni delle cose diventano per il veggente come le cose stesse.

3) La visione infine è chiamata intellettuale quando si produce direttamente e immediatamente nell'intelligenza senza il concorso nè dei sensi esteriori nè dell'immaginazione ( 8). Essa quindi consiste in una manifestazione chiara e precisa fatta immediatamente all'intelligenza. I SS. Padri spiegano con questa specie di visione il rapimento di S. Paolo al terzo cielo, dove gli fu dato di contemplare delle verità sublimi senza l'intermediario di immagini o di parole o di segni. Non è così però che la nostra intelligenza si mette naturalmente in rapporto con il suo oggetto : naturalmente il concorso di qualche fenomeno dell'ordine sensibile : parola, segno, immagine, le è indispensabile per operare. Tuttavia noi concepiamo che l'atto dell'intelligenza per sè è indipendente da questo soccorso esteriore. Non è dunque impossibile che una causa superiore alla natura distacchi l'atto intellettuale dal suo accessorio sensibile e lo faccia nascere in tutta la sua purezza essenziale ; non è impossibile che l'anima sia messa immediatamente in presenza di certe verità e che ne riceva l'intelligenza per mezzo dell'azione intima del Mae stro divino, che sa farsi intendere senza parlare. Ma l'anima rischiarata da questa luce soprannaturale non viene mai spogliata della sua natura.

Si dividono pure in tre specie, come le visioni, anche le parole soprannaturali, e questa divisione corrisponde alla precedente. Abbiamo quindi le parole esteriori o auricolari che sono ricevute dall'orecchio, ma sono prodotte soprannaturalmente. Le parole immaginative sono ugualmente formate di vocaboli come le precedenti, ma sono ricevute direttamente nell'immaginazione senza il concorso dell'orecchio. Le parole intellettuali non differiscono sostanzialmente dalle visioni intellettuali e sono una semplice comunicazione di pensieri senza vocaboli e, per conseguenza, senza l'impiego di una lingua particolare. « Dio, dice S. Teresa, inizia a questo modo di parlare senza parole, che è il linguaggio della Patria celeste » ( 9).

Causa delle visioni

Sorge ora spontanea una domanda : Di che natura è la realtà esterna che caratterizza, dal lato psicologico, l'apparizione?

Prima di rispondere a questa questione bisogna classificare a parte le apparizioni di Cristo riportate nel Nuovo Testamento. Destinate a mettere gli Apostoli e i discepoli in grado di verificare il fatto della Risurrezione, esse dovevano normalmente comportare la presenza del Salvatore nel suo proprio corpo. Le forme esteriori che Gesù prendeva erano bensì diverse - si mostra alla Maddalena sotto forma di un giardiniere, ai discepoli di Emmaus sotto quella di un viaggiatore -: ma sempre Egli appariva nel suo vero corpo.

Negli altri casi sono permesse tre ipotesi. Prima:  presenza esteriore nel suo proprio corpo, della persona, che è percepita dal veggente ( visione personale). Seconda:  presenza esteriore della persona in un corpo, diciamo così  preso ad imprestito,  sotto simboli e segni ( visione impersonale). Terza : azione diretta, senza intervento di un oggetto, sull'organo dei sensi ( visione impersonale). Nella prima ipotesi, la persona rappresentata agisce direttamente sui sensi del veggente; nella seconda ipotesi non agisce essa diretta mente, ma per mezzo di un altro corpo o di un simbolo o segno, che è la causa efficiente di ciò che accade. Nella terza ipotesi non vi è più un vero corpo, ma vi sono dei raggi materiali, luminosi, simili a quelli che il corpo avrebbe emanato con la sua presenza, mediante i quali Dio agisce sul veggente (10).

Veniamo ora ai casi particolari. La prima ipotesi può realizzarsi nelle apparizioni di Gesù Cristo prima e dopo l'Ascensione e in quelle della Madonna, cioè essi possono apparire nella realtà del loro corpo glorioso. Ma appaiono di fatto in tal modo? La questione ha formato l'oggetto di lunghe controversie. Il Suarez sostiene che in generale queste apparizioni sono impersonali, cioè non avvengono nella realtà del corpo di Gesù Cristo e della Madonna, ma per ministero degli Angeli o in qualche altro modo, sotto qualche simbolo o segno (11) . Ad altri teologi questa opinione non garba, perchè pensano che in tali apparizioni non vi sia abbastanza azione personale di coloro che appaiono, la quale ne salvi meglio la dignità e la verità (12). Benché - per essere giusti - bisogna dire que la verità è salva anche nel caso delle visioni impersonali, in quanto che il simbolo rappresenta immediatamente la cosa significata. Le apparizioni di Lourdes, spiegate per mezzo del ministero degli Angeli o in altro modo, erano vere e reali manifestazioni della Vergine: essa sola infatti era rappresentata ed espressa per mezzo del segno sensibile (4). Nella stessa categoria sembrano entrare le « voci » che ebbe Giovanna d'Arco, e le apparizioni di cui fu favorita Bernadette alla grotta di Lourdes : questa vide con i suoi occhi la Vergine realtà esteriore che restava invisibile per gli altri.

2) Si ha invece la visione immaginativa (5) , quando essa risulta da un'azione diretta e immediata della causa soprannaturale sull'immaginazione, quando l'oggetto che appare cade non sotto i sensi esteriori, ma sotto l'immaginazione. Questa facoltà, per mezzo di un'operazione soprannaturale o preternaturale, riceve delle specie, delle immagini, che rappresentano vivamente e chiaramente gli oggetti manifestati. Quando Ezechiele vide nella pianura di Sennaar le ossa disseccate riprendere vita, ebbe una visione immaginativa (6). Si deve tuttavia attentamente notare che la visione immaginativa consiste non solamente nelle immagini o specie comunicate all'immaginazione, ma anche nell'infusione di una luce soprannaturale che ci fornisce l'intelligenza esatta della specie (7) . 

 La visione immaginativa si chiama sogno, quando essa ha luogo durante il sonno; conserva il nome di visione, quando si produce allo stato di veglia. La visione immaginativa per lo più avviene nel tempo dell'estasi, quando i sensi esteriori sono quasi del tutto chiusi all'azione del di fuori e isolati dal mondo sensibile esteriore. L'anima allora è dominata e assorbita tutta intera o in parte dai fantasmi dell'immaginazione, in modo che le rappresentazioni delle cose diventano per il veggente come le cose stesse.

3) La visione infine è chiamata intellettuale quando si produce direttamente e immediatamente nell'intelligenza senza il concorso nè dei sensi esteriori nè dell'immaginazione ( 8). Essa quindi consiste in una manifestazione chiara e precisa fatta immediatamente all'intelligenza. I SS. Padri spiegano con questa specie di visione il rapimento di S. Paolo al terzo cielo, dove gli fu dato di contemplare delle verità sublimi senza l'intermediario di immagini o di parole o di segni. Non è così però che la nostra intelligenza si mette naturalmente in rapporto con il suo oggetto : naturalmente il concorso di qualche fenomeno dell'ordine sensibile : parola, segno, immagine, le è indispensabile per operare. Tuttavia noi concepiamo che l'atto dell'intelligenza per sè è indipendente da questo soccorso esteriore. Non è dunque impossibile che una causa superiore alla natura distacchi l'atto intellettuale dal suo accessorio sensibile e lo faccia nascere in tutta la sua purezza essenziale ; non è impossibile che l'anima sia messa immediatamente in presenza di certe verità e che ne riceva l'intelligenza per mezzo dell'azione intima del Mae stro divino, che sa farsi intendere senza parlare. Ma l'anima rischiarata da questa luce soprannaturale non viene mai spogliata della sua natura. 

2) Si dividono pure in tre specie, come le visioni, anche le parole soprannaturali, e questa divisione corrisponde alla precedente. Abbiamo quindi le parole esteriori o auricolari che sono ricevute dall'orecchio, ma sono prodotte soprannaturalmente. Le parole immaginative sono ugualmente formate di vocaboli come le precedenti, ma sono ricevute direttamente nell'immaginazione senza il concorso dell'orecchio. Le parole intellettuali non differiscono sostanzialmente dalle visioni intellettuali e sono una semplice comunicazione di pensieri senza vocaboli e, per conseguenza, senza l'impiego di una lingua particolare. « Dio, dice S. Teresa, inizia a questo modo di parlare senza parole, che è il linguaggio della Patria celeste » (9).

Causa delle visioni

 Sorge ora spontanea una domanda : Di che natura è la realtà esterna che caratterizza, dal lato psicologico, l'apparizione? 

Prima di rispondere a questa questione bisogna classificare a parte le apparizioni di Cristo riportate nel Nuovo Testamento. Destinate a mettere gli Apostoli e i discepoli in grado di verificare il fatto della Risurrezione, esse dovevano normalmente comportare la presenza del Salvatore nel suo proprio corpo. Le forme esteriori che Gesù prendeva erano bensì diverse - si mostra alla Maddalena sotto forma di un giardiniere, ai discepoli di Emmaus sotto quella di un viaggiatore -: ma sempre Egli appariva nel suo vero corpo.

Negli altri casi sono permesse tre ipotesi. Prima:  presenza esteriore nel suo proprio corpo, della persona, che è percepita dal veggente ( visione personale). Seconda:  presenza esteriore della persona in un corpo, diciamo così  preso ad imprestito,  sotto simboli e segni ( visione impersonale). Terza : azione diretta, senza intervento di un oggetto, sull'organo dei sensi ( visione impersonale). Nella prima ipotesi, la persona rappresentata agisce direttamente sui sensi del veggente; nella seconda ipotesi non agisce essa diretta mente, ma per mezzo di un altro corpo o di un simbolo o segno, che è la causa efficiente di ciò che accade. Nella terza ipotesi non vi è più un vero corpo, ma vi sono dei raggi materiali, luminosi, simili a quelli che il corpo avrebbe emanato con la sua presenza, mediante i quali Dio agisce sul veggente (10). 

Veniamo ora ai casi particolari. La prima ipotesi può realizzarsi nelle apparizioni di Gesù Cristo prima e dopo l'Ascensione e in quelle della Madonna, cioè essi possono apparire nella realtà del loro corpo glorioso. Ma appaiono di fatto in tal modo? La questione ha formato l'oggetto di lunghe controversie. Il Suarez sostiene che in generale queste apparizioni sono impersonali, cioè non avvengono nella realtà del corpo di Gesù Cristo e della Madonna, ma per ministero degli Angeli o in qualche altro modo, sotto qualche simbolo o segno (11) . Ad altri teologi questa opinione non garba, perchè pensano che in tali apparizioni non vi sia abbastanza azione personale di coloro che appaiono, la quale ne salvi meglio la dignità e la verità (12). Benché - per essere giusti - bisogna dire que la verità è salva anche nel caso delle visioni impersonali, in quanto che il simbolo rappresenta immediatamente la cosa significata. Le apparizioni di Lourdes, spiegate per mezzo del ministero degli Angeli o in altro modo, erano vere e reali manifestazioni della Vergine: essa sola infatti era rappresentata ed espressa per mezzo del segno sensibile (13).

Nelle apparizioni di Dio non è certamente l'essere divino stesso, la sua sostanza immateriale, che entra in contatto diretto e fisico con i sensi dell'uomo che sono facoltà organiche e materiali. La sua assoluta spiritualità vi si oppone. Dio quindi ricorre ad una causa istrumentale, ad un intermediario materiale - forma umana o altro - che gli ubbidisce e manifesta all'uomo la presenza di Dio, i suoi pensieri, le sue volontà. Dio si servì nelle sue apparizioni, nelle celebri teofanie di cui parla l'Antico Testamento, del ministero degli Angeli. Apparve anche sotto la forma simbolica di una fiamma, di una nuvola oscura, di un soffio leggero. Lo Spirito Santo discese in forma di colomba sopra Gesù al fiume Giordano dopo il suo battesimo, e in lingue di fuoco sugli Apostoli il giorno di Pentecoste. 

Gli Angeli, essendo puri spiriti, non possono manifestarsi se non attraverso simboli. Il più delle volte essi apparvero, come si legge nella Bibbia e nell'agiografia cristiana, sotto forme umane. Questo modo di apparire corrisponde perfettamente allo scopo di coloro che appaiono, che è quello di entrare in relazione con gli uomini, di parlar loro e di istruirli. Anche il demonio si mostrò sovente sotto forma sensibile e umana. Celebri sono le sue lotte contro il grande S. Antonio nel deserto. Nei tempi moderni sono pure ricordati gli assalti visibili che egli lanciò contro il Curato d'Ars. Fatti simili si leggono pure nella vita di S. Giovanni Bosco (14).

Nella categoria di apparizioni impersonali entrano pure le manifestazioni dei morti. Le comunicazioni spontanee d'oltre tomba, le più numerose e le meglio stabilite, si riferiscono al momento della morte, come quella di S. Pietro d'Alcantara a Santa Teresa. Rarissime sono le comunicazioni autentiche per mezzo di evocazioni. Una famosa è quella di Caterina, pubblica peccatrice, evocata da S. Francesco de Geronimo per attestare al popolo napoletano che essa era condannata all'inferno (15) .

Ministero degli Angeli nelle visioni

Dalle pagine precedenti si può concludere che gli agenti ordinari delle visioni sono per lo più gli Angeli. Mette conto che noi insistiamo alquanto su questo punto e determiniamo in qualche modo la natura di questo ufficio angelico. 

Gli Angeli, benchè puri spiriti, esercitano tuttavia una azione sulla materia. Naturalmente dotati di eccezionale potenza, essi compiono effetti che ci colpiscono di ammirazione e di stupore, perchè oltrepassano di molto ciò che possiamo fare noi. Gli Angeli, secondo la dottrina di S. Agostino, di S. Tommaso e della Scuola, conoscono per mezzo della penetrazione intellettuale, forze e proprietà della natura, che a noi restano sconosciute e possono combinarle e utilizzarle con tale abilità e destrezza, da far balzare dal seno della natura le meraviglie e i misteri che essa racchiude. Di tale intelligenza e potenza sono pure forniti gli Angeli cattivi. Tuttavia si noti che nè gli Angeli buoni nè gli Angeli cattivi, possono operare ad arbitrio. I buoni non esercitano la loro potenza se non in quanto Dio loro lo comanda; i cattivi, nonostante la perversità delle loro intenzioni, non operano se non in quel modo e in quella misura che Dio loro permette. Tutte le azioni che gli Angeli compiono nella natura materiale e inanimata, tutti i fenomeni giganteschi, che essi riescono a produrre, si limitano pertanto a concorrere con le energie già esistenti, come fa anche l'uomo, ma in modo assai imperfetto e più ristretto , in confronto dell'operare angelico.

Ma quale influsso esercitano gli angeli sulla natura vivente e spirituale dell'uomo? Notiamo che tutti gli atti vitali, propriamente detti, sensibili o intellettuali, sfuggono, nella loro origine e nella loro essenza, al potere dell'angelo. L'angelo cioè non può ottenere immediatamente dalle nostre facoltà una sensazione, un atto, per mezzo del quale, per esempio, noi udiamo o vediamo qualche cosa ; tanto meno può produrre il movimento intimo dell'intendere e del volere. L'interiore dell'anima razionale è un santuario per il quale ogni sguardo estraneo è uno sguardo profano. Così gli angeli non possono neppure conoscere direttamente nè i nostri pensieri nè le nostre determinazioni. Possono soltanto averne una notizia indiretta, interpretando i segni, naturali o arbitrari, di cui noi rivestiamo i nostri pensieri, arguendoli da essi con più o meno probabilità. Similmente con i mezzi esteriori gli angeli possono provocare atti interiori. Si sa che la vista di un oggetto provoca una corrispondente reazione : ora gli angeli hanno appunto il potere di presentarci gli oggetti sia per mezzo dei sensi sia per mezzo dell'immaginazione. Anche qui non fanno che mettere in opera degli agenti naturali e l'influsso che questi agenti hanno ricevuto dal Creatore. 

Noi non parliamo che del potere naturale degli angeli. che è rimasto intatto anche nei demoni dopo la caduta. Tuttavia Dio può rivestire gli angeli buoni di una potenza soprannaturale, può cioè impiegare il loro ministero per compiere delle opere di cui la natura non racchiude gli elementi. Ma in questo caso, veramente è Dio l'unica causa efficiente, l'angelo non è che un istrumento.

Da queste considerazioni è facile comprendere come sia l'angelo buono sia l'angelo cattivo possono esercitare il loro influsso nelle visioni sensibili esteriori e nelle visioni immaginative. Essi per mezzo di traslazione o di formazione improvvisa di corpi o di oggetti, possono presentare vivamente e bruscamente all'uomo un oggetto esteriore, una realtà corporale, comparire loro in diverse maniere sensibili. I teologi studiano il modo secondo il quale gli angeli si uniscono ai corpi che essi prendono o formano, e la natura delle operazioni che essi producono con l'aiuto di questi corpi. Anche le visioni immaginative o soggettive cadono sotto il potere degli Angeli. Secondo l'insegnamento comune dei teologi, gli spiriti ribelli possono agire direttamente e immediatamente sull'immaginazione umana. Il Card. Bona dice che anche il demonio ha i suoi profeti e sognatori, di cui egli commuove la fantasia e in essa rappresenta e suggerisce molte cose strane (16). S. Tommaso, parlandoci delle apparizioni soggettive ad opera degli angeli buoni, ci indica in quali circostanze l'apparizione celeste sia esteriore e in quali circostanze sia invece racchiusa nel veggente (17). Le visioni intellettuali generalmente portano in se stesse, come abbiamo detto, il sigillo della loro origine soprannaturale e perciò, sfuggono al potere degli angeli, i quali non possono esercitare alcuna azione diretta e immediata nella intelligenza e nella volontà. 

Diciamo << generalmente », perchè le visioni intellettuali potrebbero qualche volta procedere anche dalle potenze angeliche. E' vero infatti che le visioni intellettuali sono dovute in generale alla formazione di nuove specie intelligibili o di idee infuse ; ma esse possono anche risultare dall'attuazione o riproduzione attuale di specie o di idee acquisite, le quali erano restate allo stato più o meno confuso nella memoria. Nella prima ipotesi, le visioni intellettuali sono sempre dovute all'azione immediata di Dio, che solo può produrre o creare le specie intelligibili nell'intelletto ; ma l'azione naturale degli angeli potrebbe bastare a muovere delle specie già esistenti, e a concentrare in un sol punto tutta l'attività dell'intelligenza.

 In questo caso però, come in tutti gli altri, il problema più importante sarà sempre quello di sapere da quali segni si possono distinguere le visioni o apparizioni, che vengono dal cielo, da quelle che sono frutto di allucinazione e illusione, o sono opera di spiriti malvagi.

L'atteggiamento della Chiesa

 La Chiesa scltanto possiede l'autorità e il potere di dare un giudizio autentico sulle visioni o apparizioni, di approvarle o condannarle. E' questa una verità che non viene contestata da nessun vero cattolico. La Chiesa infatti ricevette da Cristo l'incarico di insegnare senza restrizione e senza limite tutto ciò che riguarda il regno di Dio sulla terra e il corpo mistico di Cristo. Onde per difendere la vera rivelazione, la vera pietà contro le false visioni o apparizioni, essa più volte, nel corso dei secoli , è intervenuta quando l'ha creduto a propcsito. Possiamo fissare nei seguenti punti il suo pensiero e il suo atteggiamento in quello che concerne le visioni e le rivelazioni private. 

La Chiesa le tiene come possibili, perchè essa non le scarta mai sistematicamente a priori, quando vengono sottoposte al suo giudizio , ma acconsente ad esaminarle. Negarne la possibilità sarebbe negare la possibilità dello stesso miracolo. Dio, manifestandosi nella rivelazione pubblica, che obbliga tutti gli uomini, non ha perduto nè il potere nè la libertà di aggiungere, quando gli pare, certe manifestazioni di una importanza meno estesa e qualche volta del tutto individuale. 

La Chiesa le crede anche reali in certi casi, perchè ne ha riconosciute e approvate parecchie, sia per mezzo di appositi processi, sia negli accertamenti occasionati da canonizzazioni di santi personaggi, cui erano state fatte, sia con l'approvare e stabilire feste liturgiche e di divozione, che hanno con esse speciali relazioni.

 Tuttavia non le considera frequenti, e le giudica piuttosto difficili a riconoscersi a causa delle molteplici illusioni che possono mescolarvisi. Perciò le esamina sempre con estrema circospezione, e quasi si direbbe con diffidenza.

E quando le accetta, le considera necessariamente come subordinate alla rivelazione pubblica, di cui essa è custode, e vuole che siano anche giustificabili dalla teologia, che è sempre chiamata a giudicarle al lume della fede cattolica.

In ogni caso sono sempre considerate come estranee al deposito della rivelazione pubblica. La Chiesa non considera mai l'apporto delle visioni o apparizioni, qualunque sia la loro importanza, un aumento sostanziale della ricchezza del suo dogma. Qualche volta potranno recare maggior luce e più vivido splendore sopra verità antiche avvolte ancora in qualche ombra ed oscurità . Un'apparizione straordinaria, una rivelazione privata può essere un'occasione provvidenziale per la definizione di una verità dogmatica e l'approvazione di una nuova divozione; non ne sarà mai il fondamento. Il vero fondamento è l'armonia constatata di questa verità, di questa divozione con il dogma antico, di cui essa contiene lo sviluppo provvidenziale ; è l'opportunità di ciò che si dice nelle apparizioni e rivelazioni per i bisogni attuali del popolo cristiano.

A questa saggia e prudente condotta della Chiesa noi terremo fisso lo sguardo in un ulteriore sviluppo del nostro tema, nel quale esamineremo e determineremo in particolare i criteri pratici per discernere le vere visioni e apparizioni soprannaturali.

A. ODDONE S. I. 

Note:

(1) Card. BONA, Tract. de discret. spir. , CXV, n. 2 .
(2) Summa Theol., p . I, q. I a. 8 ad 2.
(3) DANIELE, V, 5-6.
(4) Si dice immaginativa, o, secondo altri , immaginaria, non nel senso volgare e comune di apparizione falsa o illusoria, un puro inganno dei sensi, ma unicamente per ragione della facoltà apprensiva, l'immaginazione, che viene realmente modificata dall'azione fisica di una causa esteriore.
(5) Esodo, III.
(6) EZECHIELE, XXXVII .
(7) Questo punto merita attenzione. La differenza tra la visione sensibile e immaginativa e l'allucinazione risulta non già dalla loro natura, perchè visione sensibile e immaginativa e allucinazione fondamentalmente, dal lato psicologico, non differiscono, ma piuttosto dalla causa che le fa nascere, dalla luce soprannaturale che accompagna le visioni e dal modo con cui le nostre facoltà sono messe in movimento. Così i sogni divini, come il sogno dei Magi e quello di S. Giuseppe ( MATT. II, 12-13 ) , non solo vengono da Dio, ma sono anche accompagnati da una luce speciale che non lascia alcun dubbio sulla loro origine e spinge ad operare ciò che fu imposto nel sogno.
(8) BENEDETTO XIV definisce la visione intellettuale nel seguente modo : « Est clarissima rerum divinarum manifestatio, quae in solo intellectu , absque figuris et imaginibus, perficitur » ( De Servorum Dei Beatificatione et Beatorum Canonizatione, lib. III, cap . L) .
(9) Vita scritta da lei stessa, c. XXVII, n . 6-7 . Cfr. POULAIN, Delle grazie di orazione. Torino, Marietti, 1926, p. 318.
(10) Già S. TOMMASO ammetteva che le visioni sensibili potevano risultare sia dalla vera presenza dell'oggetto corrispondente sia dall'alterazione delle facoltà sensibili senza presenza dell'oggetto. ( Summ. Theol. , p. III , q. 76 a. 8. Cfr. DE BONNIOT, L'allucination in Etudes, 1874, XXXI, 821 ) .
(11) De Angelis, 1. VI c. 21. Cfr. S. TOM. , Summ. Theol. , p. III , q. 57a. 6 ad 3.
(12) Si veda la questione discussa dal POULAIN, Delle grazie di orazione, o. c. ,P. 335.
(13) Del resto gli autori di psicologia mistica osservano che circa la natura intima delle forme che prendono gli spiriti nell'apparire a noi, è impossibile arrivare a certezze assolute. Si procede per congettura.
(14) Rispetto alle apparizioni del demonio e delle anime dei defunti durante le sedute spiritiche crediamo che vi sia molta esagerazione. Si veda l'ANTONELLI, Spiritismo e fenomeni medianici, Roma, Pustet, 1907. Cfr. HEREDIA, Spiritism and Common sense . New Nork, Kenedy, 1922 .
(15) Cfr. D'ARIA, Un restauratore sociale , Roma, Edizioni italiane, 1943. v. I , p. 398.
(16) Habet quoque diabolus prophetas suos et somniatores. quorum ipse phantasiam commovet, multaque in ca repraesentat ac suggerit » (Tract. de discret. spir. , CXVI) .
(17) Summ. Theol. , p. III , q . 76 a . 8. Il Santo Dottore tratta il caso delle apparizioni eucaristiche sotto forma per esempio di un bambino. « Ciò che si vede in queste apparizioni non è già la figura propria di Cristo , ma un'immagine formata per miracolo o negli occhi di coloro che vedono o nelle specie stesse sacramentali » (Cfr. DE BONNIOT, De la cause des apparitions, in Études, 1877, XXXVII, 640). 

 

 

 

 

 

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