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Due religioni, in una sola Chiesa




Gederson Falcometa





Recentemente, col Sinodo sull’Amazzonia è diventato evidente l’esistenza di due religioni dentro la Chiesa. Tuttavia, quest’altra religione non è penetrata nella Chiesa col Sinodo dell’Amazzonia, ma col concilio Vaticano II; come si potrà vedere in questo breve articolo.

Paolo VI, nel discorso di chiusura del Concilio (1), disse:
«L’umanesimo laico profano alla fine è apparso nella terribile statura ed ha, in un certo senso, sfidato il Concilio. La religione del Dio che si è fatto Uomo s’è incontrata con la religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio. Che cosa è avvenuto? uno scontro, una lotta, un anatema? poteva essere; ma non è avvenuto. L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. La scoperta dei bisogni umani (e tanto maggiori sono, quanto più grande si fa il figlio della terra) ha assorbito l’attenzione del nostro Sinodo. Dategli merito di questo almeno, voi umanisti moderni, rinunciatari alla trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, noi più di tutti, siamo i cultori dell’uomo».

Evidentemente, perché l’umanesimo laico e profano apparisse nel Concilio, doveva contare dei rappresentanti dentro il Concilio stesso; non si può credere che fosse apparso nel Concilio senza una voce che lo rappresentasse.
Quale fu la voce nel Concilio che rappresentava la religione dell’uomo che vuole essere Dio? E questa religione, non era rappresentata esattamente dai membri della “Nouvelle Théologie”? Un Karl Rahner, per esempio, piuttosto che la religione del Dio che si è fatto uomo e ha abitato in mezzo a noi, non rappresenta proprio la religione dell’uomo che vuole essere Dio?
Ecco cosa egli disse esplicitamente: «Nostro Signore deve conformarsi al mondo e non viceversa» (2): «Che lo Spirito Santo guidi la Chiesa in modo che essa rinunci ai dogmi e alle condanne, allora i teologi potranno trovare col tempo quello che è giusto» (3).
Rahner era solo il principale tra i diversi rappresentanti della religione luciferina dell’uomo che vuole essere Dio. Non si trattò del fumo di Satana (4) che entrò nel tempio di Dio per qualche fessura, ma esso entrò attraverso i suoi rappresentanti che aveva nel concilio Vaticano II: la Nouvelle Téologie e i suoi sostenitori.
Quando recitiamo il Pater Noster noi diciamo: “così in terra come in Cielo”. Certamente, gli angeli e gli uomini sono diversi, tuttavia, quando Lucifero volle farsi Dio, San Michele Arcangelo si alzò e grido: “Chi è come Dio?”. Ci fu lotta, battaglia e anatema in Cielo, e Lucifero e i suoi seguaci furono espulsi da lì. Sarebbe assurdo o sbagliato aspettarsi che quando un uomo manifesta la tentazione luciferina nella Chiesa, succeda allora qualcosa come quello che è successo in cielo?
L’uomo che vuole farsi Dio replica in terra l’azione di Lucifero: quest’uomo è vittima o aggressore? Il buon samaritano si prese cura della vittima, se fosse arrivato in tempo per evitare l’aggressione e fosse rimasto impassibile, senza far nulla per ostacolare gli aggressori, non sarebbe stato “il buon samaritano”!
Va anche detto che Lucifero ha peccato per orgoglio nel voler diventare Dio; egli pensava che, essendo come Dio, ogni grazia ricevuta da Dio fosse dovuta alla sua natura. Sorprendentemente, è quello stesso che pensa la Nouvelle Théologie: che il soprannaturale è contenuto nel naturale, che la grazia è dovuta alla natura, tale che gli uomini sarebbero veri uomini e “veri dei” (5).

Adesso guardiamo al pontificato di Leone XIII, ricordiamo la sua visione e rileggiamo l’esorcismo di San Michele che egli compose appositamente, dove scrisse:

«E questo drago malefico, negli uomini depravati nella mente e corrotti nel cuore, trasfonde come un fiume pestifero il veleno della sua nequizia: il suo spirito di menzogna, di empietà e di blasfemia, il suo alito mortifero di lussuria e di ogni vizio e iniquità.
«E la Chiesa, Sposa dell’Agnello Immacolato, da molto astuti nemici è stata riempita di amarezza e abbeverata di fiele; essi hanno messo le loro empie mani su tutto ciò che c’è di più sacro; e lì dove fu istituita la Sede del beatissimo Pietro e la Cattedra della Verità, hanno posto il trono della loro abominazione ed empietà, così che colpito il pastore, il gregge possa essere disperso» (6).


In effetti, quello che Leone XIII afferma nell’ultimo paragrafo, sta accadendo oggi, e noi ci chiediamo: come poteva sapere il Papa di quello che sta accadendo oggi, se non l’avesse visto nella sua visione? Sarebbe una mera coincidenza che oggi vediamo l’uomo che cerca di essere come Dio, come Lucifero, esattamente come è detto nell’esorcismo a San Michele Arcangelo?

Sant’Agostino distingue tra l’eretico e colui che crede nell’eretico (7), ma questa distinzione non c’è stata nel concilio Vaticano II. I più grandi predicatori della divinità dell’uomo e quindi della religione dell’uomo che vuole essere come Dio, furono proprio i membri della Nouvelle Théologie presenti al Concilio, come il già citato Karl Rahner: e nulla è stato fatto contro di loro.
San Paolo ci ha avvertito in Tessalonicesi II, 3-4, quando ha detto:

«Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l’apostasia e dovrà esser rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio».


Quello che abbiamo a partire dal concilio Vaticano II sono due religioni in una sola Chiesa: la religione di Dio che si è fatto uomo e la religione dell’uomo che si è fatto Dio.
Ed esse sono “coesistite” misteriosamente anche nel pontificato di Benedetto XVI e ora nel pontificato di Francesco: “l’umanesimo laico profano è apparso in tutta la sua terribile statura” nella cattedra del beatissimo Pietro, e oggi abbiamo il rappresentante della religione dell’uomo che si è fatto Dio.

Per concludere, il concilio Vaticano II è stato un Concilio Ecumenico Sui Generis (vedi nota 5), in quanto fu convocato per aggiornare la Chiesa, per trattare della relazione fra la Chiesa e la storia. Cosa mai accaduta negli altri Concilii Ecumenici. Quelli anteriori furono convocati allo scopo di trattare di precise questioni di diversa natura: per esempio non fu mai convocato un concilio per trattare la relazione fra la Chiesa e il mondo greco-romano.
Va notato peraltro che nel discorso di chiusura del Concilio, una volta che è stato menzionato il nemico ecco che la finalità tradizionale dei concilli era presente, ma in quel concilio la Chiesa, in nome di un’assurda pastorale che volle applicare la misericordia all’errore, adottò lo spirito del buon samaritano usandolo come un assoluto, al di là dello spirito presente nel contesto della parabola.
La Chiesa non può smettere di lottare, combattere e anatemizzare, perché questo è proprio della sua natura militante, in conformità con quanto insegnato i Padri della Chiesa.
Sant’Agostino: «È necessario condannare e confutare le dottrine eretiche e pregare per la conversione degli eretici. Siamo fieri di conoscere ed aderire alla verità, ma senza superbia, combattiamo per la verità, ma senza crudeltà» (8).
San Leone Magno ha detto che «non possiamo governare i nostri fedeli se non combattiamo - con zelo divino - coloro che sono malvagi e corruttori» (9).
San Girolamo: «il tuo contegno [Teofilo d’Alessandria] dispiace a Dio, infatti, mentre con la tua tolleranza miri a correggere alcuni pochi, fomenti l’audacia di molti malvagi e fai in modo che la loro setta si irrobustisca» [10]

«Papa Onorio fu colpito con l’anatema insieme ai maestri del monotelismo da un Concilio ecumenico. È vero: ma se fu condannato con l’anatema come loro, non fu condannato per la stessa colpa, poiché in quelli vi era eresia, ma non in lui. LA SUA COLPA FU IL NON AVER CONDANNATO L’ERRORE, COME ESIGEVA IL SUO UFFICIO DI GIUDICE SUPREMO DEL DOGMA; e fu di aver seguito mollemente i consigli dell’eretico Sergio, imponendo il silenzio sia a chi insegnava l’errore, sia a chi insegnava la verità; la ragione adottata da Sergio, in apparenza caritatevole, era di non interferire con una definizione, sia per non ostacolare la conversione degli eretici, sia per non causare defezioni in chi si era già convertito… » (11).

Delle parole dei Padri della Chiesa si comprende che si trattò di un atteggiamento pastorale; tale che appare che l’immensa simpatia per la storia del Buon Samaritano non è nuova; sembra che Papa Onorio l’abbia praticata molto bene.
La tradizione pastorale della Chiesa è di lottare, combattere e, se necessario, di anatemizzare. Così in terra, come in Cielo: Chi è come Dio?


NOTE

1 - Paolo VI, Discorso di chiusura del Concilio - http://www.unavox.it/doc25_PVI_chiusura.htm
2 - Citato da Maurizio Blondet in “Atti, misfatti e soprusi di “266” il misericordioso” - https://www.maurizioblondet.it/atti-misfatti-soprusi-266-misericordioso/
3 - Citato in “Karl Rahner è l’autore morale di Amoris Laetitiae”- https://cronicasdepapafrancisco.com/2017/04/21/rahner-autore-amoris-laetitia/
4 - «da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio. C’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il confronto. Non ci si fida più della Chiesa; ci si fida del primo profeta profano che viene a parlarci da qualche giornale o da qualche moto sociale per rincorrerlo e chiedere a lui se ha la formula della vera vita. E non avvertiamo di esserne invece già noi padroni e maestri. È entrato il dubbio nelle nostre coscienze, ed è entrato per finestre che invece dovevano essere aperte alla luce.  […] Anche nella Chiesa regna questo stato di incertezza. Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerca, di incertezza. Predichiamo l’ecumenismo e ci distacchiamo sempre di più dagli altri. Cerchiamo di scavare abissi invece di colmarli. Come è avvenuto questo? Vi confidiamo il nostro pensiero: che ci sia stato l’intervento di un potere avverso. Il suo nome è il diavolo» (Omelia di Paolo VI, 29 giugno 1972 –
5 - Don Curzio Nitoglia, nell’articolo Igor Safarevic: “Le Origini Ereticali dell’Anarco/Social/Comunismo”,
menziona l’eresia di Amalrico de Bènes, che sembra abbastanza attuale, molto simile a quello che sostiene la Nouvelle Théologie, come si può leggere: «Poi nel XII secolo apparvero le eresie millenaristiche di Gioacchino da Fiore († 1202) già ampiamente trattate su questo sito e quella meno conosciuta di Amalrico di Bènes (vicino Chartres) di cui mi occupo nel presente articolo. Amalrico († 1207) fu professore alla Sorbona, ma ivi fu accusato di eresia e poi fu condannato da Innocenzo III. Tuttavia lasciò dietro di sé una forte setta detta degli Amalriciani o Aumariani. Egli fu confutato dal Beato Enrico Susone e da S. Tommaso d’Aquino, i quali gli rimproveravano un panteismo assoluto, in cui soprattutto gli Amalriciani divengono come Gesù veri uomini e “veri Dèi”. La loro èra è quella dello Spirito e quindi dell’Amore. Perciò ogni atto fatto per amore, fosse anche il più abominevole moralmente, diventa buono. Safarevic spiega che gli Amalriciani si facevano chiamare “fratelli del Libero Spirito” o “Liberi Spiriti” e praticavano l’incesto e la omosessualità e adoravano Satana. Dagli Amalriciani nacquero i Begardi e le Beghine, come fenomeni essoterici per gente semplice e di classi non elevate, caratterizzati anche loro dalle dottrine contro la proprietà privata, la famiglia, la monogamia, la Chiesa, lo Stato».
6 - Esorcismo di Leone XIII contro Satana e gli Angeli ribelli-
7 - «Se pensassi, o Onorato, che l’eretico e chi crede agli eretici siano una sola ed identica cosa, non riterrei di dover intervenire nella questione, né a parole né per iscritto. Ora, però, vi è una grande differenza tra questi due tipi di persone, dal momento che, secondo la mia opinione, l’eretico è colui che, in vista di qualche vantaggio temporale e, soprattutto, per la propria gloria e per il proprio potere, genera o segue opinioni false e insolite, mentre chi crede agli eretici è un uomo ingannato da un’errata rappresentazione della verità e del sentimento religioso». (Sant’Agostino, L’utilità del credere -
8 - Sant’Agostino, Sermo 49, 7 – Citato da Don Curzio Nitoglia in “Società e autorità”. http://www.doncurzionitoglia.com/societautorita.htm
9 - San Leone Magno, citato in A. Oddone, La costituzione sociale della Chiesa e le sue relazioni con lo Stato, Vita e Pensiero, Milano,1937, pag 137, citato da Don Curzio Nitoglia nell’articolo “Società e autorità”.
10 - San Gerolamo, Epistola 63, 3, citato da Don Curzio Nitoglia nell’articolo “Società e autorità”.
11 - Padre Valentino Steccanella, S. J, in Onorio e Padre GratryLa Civiltà Cattolica anno XXI, serie VII, vol. IX (fasc. 478, 8 Febbraio 1870) Roma 1870, pag. 431-458.

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