MONS. PIERCARLO LANDUCCI: L'EVOLUTION DE LA CHASTETÉ DEL P. TEILHARD DE CHARDIN

MITI E REALTÀ
CONFUTAZIONE DEGLI ERRORI POSTCONCILIARE
MONS. PIERCARLO LANDUCCI
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L'EVOLUTION DE LA CHASTETÉ


   Ed ecco ora questa aberrante dottrina esposta ne L'Évolution de la Chasteté (1934): «L'uomo, come ogni altro animale [considerato quindi anche nell'attività carnale], è essenzialmente una tendenza all'unione completiva [coniugale, carnale], un potere di amare. E' a partire da questo slancio primordiale che si sviluppa e sale e si diversifica la lussureggiante complessità della vita intellettuale e sentimentale [proprio tutto: la fissazione freudiana]. Per quanto siano alti e larghi, i nostri rami spirituali affondano nel corporale [in quell'amore unitivo carnale]. E' dalle riserve passionali [nella pienezza, carnali] dell'uomo che salgono, trasfigurati, il calore e la luce della sua anima. Là, come in un germe, si concentrano inizialmente per noi la punta più fine, la molla più delicata di tutto lo sviluppo spirituale» .




    E cosa sarà, in una prospettiva di castità, tale «punta più fine» e tale «molla più delicata»? Ecco, in sostanza, la risposta: «Al termine della potenza spirituale della materia, la potenza spirituale della carne e del femminino». E questo come potrà agire? Ecco come: «Contatto dei due elementi, nell'amore umano [senza distinzione]. Poi ascensione a due, verso il più grande centro divino»; o meglio: «Non contatto immediato [ma però contatto], ma la convergenza [per realizzarvi il contatto] in alto. L'istante del [mutuo] dono totale [quindi anche carnale]coinciderà allora con l'incontro divino». (Invano si cercano questi gravi testi integri nella elaborata parafrasi del de L.: cfr. o. c., 81). E' ciò potrà avvenire, nel processo evolutivo, perfettivo dell'umanità, come possibilità comune, quando l'appello del Centro personale divino sarà sentito tanto fortemente da dominare la mutua attrazione dei sessi; infatti «l'Amore è in cammino verso un [tale] cambiamento di stato, in seno alla Noosfera».
    Non mi fermo a rilevare il solito metodo teilhardiano di risolvere i problemi con illusori inquadramenti puramente immaginari, senza consistenza reale. Quella generale ascensione a due, quella convergenza in alto, quel dono totale nell'incontro divino, sono fantasie che sostituiscono la realistica analisi psicologica e spirituale, che non c'è.
   E' importante invece rilevare l'indeterminatezza da un lato e la generalizzazione dall'altro lato delle affermazioni del T., che non permettono di precisare ciò a cui propriamente egli si riferisce. Ma è chiaro che tale indeterminatezza deriva dalla concezione monistica, ossia fondamentalmente indifferenziata (e senza alcuna esigenza di rinnegamento), dell'amore cosmico, e dalle contraddizioni che ne derivano.


    T. riconobbe bensì un superiore valore della verginità, come «punto singolare», ossia vertice trasformativo nella linea ascendente della castità, secondo la sua generale concezione evolutiva cosmica: «La Verginità si pone sulla Castità come il pensiero sulla vita», come cioè - dice T. - il pensiero è sbocciato al vertice dell'itinerario evolutivo della vita. Ma in realtà, ai fini essenziali del teilhardiano contatto «in alto» e dell'attrazione del «Centro personale divino» che «domini l'attrazione mutua» dei sessi, e tenuto conto soprattutto che «l'aspetto materiale della verginità» avrebbe «completamente finito d'interessarci», che «l'unione dei corpi» ha una sua «qualità spirituale» che «alimenta, dopo averla preparata», il «tipo di unione più alto» e che proprio «dalle riserve passionali dell'uomo... salgono, trasfigurati, il calore e la luce della sua anima», le differenze tra i due stati, verginale e coniugale, sfumano.
     Siamo cioè di fronte a un altro caso degli affastellamenti, delle confusioni e delle contraddizioni teilhardiane. E infatti, quanto a quell'incontro «in alto», parlando proprio esplicitamente dei coniugi, T. ugualmente disse: «Senza uscire da sé, la coppia non trova il suo equilibrio che in un terzo avanti a lei [Termine finale, Centro Totale, Dio]»; l'amore umano è «una funzione a tre termini: l'uomo, la donna e Dio» (1936: L'Energie Hum., 94 s.); «voi non sarete felici... che se le vostre due vite si incontrano e si propagano, avventurosamente protese verso l'avvenire, nella passione di un più grande di voi» (ivi, 71 s.). Questo «più grande» è «Dio, come egli deve e vuole manifestarsi incomunicabilmente a voi, se soltanto obbedirete fino alla fine alla forza interiore che agisce in questo momento per avvicinarvi [l'un l'altro]» (1948: ivi, 73).
    Teilhard ammette bensì - con poca coerenza, in realtà, in questo contesto - la superiorità della mancanza di contatto corporale nella verginità. Ma, tolto tale contatto, tutta la restante complementarità sessuale dell'amore coniugale trova strada libera, in questa concezione teilhardiana dell'amore, nello stato verginale, con ben gravi e pericolose implicazioni pastorali e ascetiche. Nell'ultimo paragrafo le vedremo nello stesso Teilhard.
    Questa monistica presentazione dell'amore, di timbro freudiano e gnostico, si conclude con queste esaltate e significative parole: «Un giorno, dopo l'etere, i venti, le maree, la gravitazione, raccoglieremo, per Dio, le energie dell'amore. E allora, una seconda volta nella storia del mondo, l'Uomo avrà trovato il fuoco».
    Ecco le grandi idee che fanno cadere, entusiasti, in ginocchio, gli ammiratori.

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