MONS. PIERCARLO LANDUCCI: LE FÉMININ OU L'UNITIF IN P. TEILHARD DE CHARDIN

MITI E REALTÀ
CONFUTAZIONE DEGLI ERRORI POSTCONCILIARE
MONS. PIERCARLO LANDUCCI

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LE FÉMININ OU L'UNITIF


    Ed ora ecco, quasi totalmente, il secondo testo (appena accennato dal de Lubac), ancor più significativo e impressionante.
    Nella prima parte vi sono già delicati accenni personali che completerò nel seguente paragrafo.
    «Ciò che è più vivo nel Tangibile [quel tangibile delle cose materiali, che affascinava T. fin da fanciullo: cfr. Mon Univers, 1918], è la Carne. E, per l'uomo, la Carne è la Donna».
    «Partito, fin dall'infanzia, alla scoperta del Cuore della Materia, era inevitabile che mi trovassi, un giorno, faccia a faccia con il Femminino». T. precisa che ciò avvenne a «trenta anni». Tale ritardo fu utile - aggiunge - affinché «la nuova energia non corresse il rischio di deviare o di disperdere le sue forze [senza un accenno al preciso pericolo di peccato]». Così invece «la nuova energia... cadeva, appuntino, su un mondo di aspirazioni spirituali la cui enormità, ancora un po' fredda, non attendeva che essa [essendo la radice di tutto nella materia J per fermentare e organizzarsi fino in fondo».
    «Dunque... mancherebbe un elemento... essenziale se io non citassi, terminando, che, a partire dal momento critico in cui, rigettando tanti vecchi stampi familiari e religiosi, ho cominciato a svegliarmi e ad esprimermi veramente a me stesso, niente s'è sviluppato in me che sotto uno sguardo e sotto un'influenza di donna». L'affermazione, per un religioso, anche escludendo ogni disordine peccaminoso, è di una gravità particolare. Ma v'è di più: «Qui non si attenderà evidentemente da me che un ossequio generale, quasi olezzante, montante dal profondo del mio essere, verso quelle, delle quali il calore e il fascino sono passati, goccia a goccia, nel sangue delle mie idee più care...».


     T. passa poi a «testimoniare» «con la piena serenità e imparzialità che viene con l'età [aveva sessant'anni] una doppia convinzione progressivamente nata in lui, a contatto dei fatti».
    «In primo luogo... nell'uomo - anche se votato al servizio d'una Causa o di un Dio [quindi anche consacrato] - non è possibile alcun accesso alla maturità e alla pienezza spiritttale al di fuori di qualche influenza sentimentale, che in lui venga a sensibilizzare l'intelligenza e ad eccitare, almeno inizialmente, la capacità di amare [seguirà ora l'indicazione di quale «sentimentalità» si tratta]. Non più di quanto possa fare a meno della luce, dell'ossigeno o delle vitamine, qessun uomo può (è d'una evidenza ogni giorno più clamorosa) fare a meno del femminino». - Un gran crocione dunque su tutto il classico insegnamento ascetico, su tutte le esperienze dei santi, su tutta la grandezza del tradizionale, più puro celibato ecclesiastico; e grande ignoranza del superiore sviluppo della personalità mediante il rinnegamento di una fondamentale tendenza, per la piena donazione e unione verginale a Dio.
     «In secondo luogo... tra un matrimonio socialmente polarizzato verso la riproduzione [fine solo primario e da realizzare solo, nel rispetto dell'ordine morale, prudentemente, il che T. non precisa], e una perfezione religiosa sempre presentata, teologicamente, in termini di separazione [ma per la superiore unione a Dio, come spiega S. Paolo in 1 Cr. 7], una terza via (non dico media, ma superiore) non manca certamente: via reclamata dalla trasformazione rivoluzionaria ultimamente compiuta [dal T.] nel nostro pensiero della nozione di spirito... non più di smateri erializzazione, ma di sintesi. Materia matrix [il suddetto «spirito-materia, stoffa dell'Universo»]. Nient'affatto fuga (per soppressione), ma conquista (per sublimazione) delle insondabili potenze spirituali ancora addormentate sotto l'attrazione mutua dei sessi [esse debbono cioè essere ancora scoperte e sprigionate, alla luce delle nuove concezioni, mediante il contatto elevante dei sessi]: tali sono, ne sono sempre più persuaso, l'essenza segreta e il magnifico compito futuro della Castità». - La coerente conseguenza dunque del sistema teilhardiano è la drammatica incapacità di comprendere la superiore conquista, dignità e fecondità della castità verginale classicamente ed evangelicamente intesa «in termini di separazione», per una vera superiore unione. Contaminazione ideologica freudiana e gnostica.
    Si sa come tali disgregatrici concezioni stiano più o meno apertamente divulgandosi, anche indipendentemente dal T., soprattutto con la scusa del male inteso sviluppo integrale della personalità. Non c'è errore moderno che non trovi nel clima teilhardiano qualche alimento.


    T. cerca di riattaccare poi la sua doppia affermazione al suo sistema, radicalizzando così ancor più la sua dissolvente concezione «rivoluzionaria».
    «Ho soprattutto insistito... nella mia interpretazione della Noogenesi [movimento che sfocia nella Noosfera, Umanità] sopra il fenomeno della sopra-concentrazione individuale, che conduce la coscienza corpuscolare [delle monadi iniziali: secondo un'aberrante e confusa concezione pampsichista] a ripiegarsi e a rimbalzare su di sè in forma di pensiero. Ora ecco, per questo grande avvenimento cosmico della Riflessione si scopre un complemento essenziale, a chi sa vedere [!],... che si potrebbe chiamare il Passo dell'amorizzazione [da notare che T. soleva attribuire invece al sommo centro Omega l'azione amorizzante, cfr. Le Phén. H., 293 ss.; inoltre essa deve far confluire tutti gli individui, mentre l'attrazione amorosa sessuale congiunge solo due, separandoli dagli altri: il solito mucchio di confusioni e di contraddizioni teilhard iane]. Anche dopo il lampo dell'individuo improvvisamente rivelato a se stesso [con lo sprigionarsi del pensiero], l'Uomo elementare resterebbe incompiuto se, nell'incontro con l'altro sesso, all'attrazione centrica di persona-a-persona, egli non s'infiammasse [passionalmente e carnalmente, non esclusa la procreazione: sarebbe il modo più completo e quindi più efficace]. L'apparizione di una monade riflessiva [l'individuo] è compiuta con la formazione di una diade affettiva. E... solamente... a partire da questa prima scintilla, tutto il seguito... cioè la graduale e grandiosa elaborazione d'un Neo-cosmico, d'un Ultra-umano, e d'un Pan-cristico [contraddicendosi, come ho detto, perché la "diade" sessuale crea i binomi e non la universale convergenza] ...non solamente illuminati radicalmente d'Intelligenza, ma anche impregnati nella loro massa intera, come da un cemento unitivo, dell'Universale Femminino».


    E' sorprendente che vi siano lettori che davanti a questi altisonanti e vuoti accavallarsi di immagini [che sostituiscono le idee e nascondono le incoerenze] parlino di profondità di pensiero. Si parli piuttosto di fervida fantasia. E in questo caso essa è anche, purtroppo, di bassa lega.

Ma, a parte questo, è chiara la coerenza di base d'una concezione che parte dalla Materia matrix. In tale concezione - per non dire altro - non si vede come trovare posto alla spiritualità verginale e, in particolare, al celibato ecclesiastico, soprannaturalmente e coerentemente intesi.

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