Il pelagianesimo dei non credenti: di Rahner a Papa Francesco
Papa Francesco in recente omilia:
“Il Signore tutti, tutti ci ha redenti con il sangue di Cristo: tutti, non soltanto i cattolici. Tutti! ‘Padre, gli atei?’. Anche loro. Tutti! E questo sangue ci fa figli di Dio di prima categoria! Siamo creati figli con la somiglianza di Dio e il sangue di Cristo ci ha redenti tutti! E tutti noi abbiamo il dovere di fare il bene. E questo comandamento di fare il bene tutti credo che sia una bella strada verso la pace. Se noi, ciascuno per la sua parte, facciamo il bene agli altri, ci incontriamo là, facendo il bene, e facciamo lentamente, adagio, piano piano, facciamo quella cultura dell’incontro: ne abbiamo tanto bisogno. Incontrarsi facendo il bene. ‘Ma io non credo, padre, io sono ateo!’. Ma fai il bene: ci incontriamo là!”. Radio Vaticana
Karl Rahner citato e commentato da P. Giulio Meinvielle:
“Così, dunque, dove e nella misura in cui ci sia popolo di Dio, c’è anche già, radicalmente, Chiesa, e di certo, indipendentemente dalla volontà del individuo.”5Conseguentemente ogni uomo, per il fatto di essere uomo, appartiene già, radicalmente alla Chiesa. Questa appartenenza radicale implica un’attualità d’appartenenza che non era ammessa da Santo Tommaso, il quale parlò soltanto d’appartenenza in potenza6, così ammessa normalmente fin qui dai teologi. Questa appartenenza attuale, anche se non pienamente sviluppata, da tutto il diritto di considerare e chiamare “cristiano” a ciascun uomo per il fatto di essere uomo. Se poi questo uomo “assume totalmente la sua natura umana concreta nella sua decisione libera”7 “assume tutta la sua concreta realtà di natura.”8 e“l’incorporazione al popolo di Dio si converte in espressione di questo atto giustificante”.9 In Rahner, quindi, un infedele che senza colpa non appartiene alla Chiesa visibile, ma che accetta con decisione personale la sua natura umana concreta (che è stata consacrata dall’Incarnazione del Verbo) non solo è cristiano invisibile, ma con questa decisione personale e libera viene giustificato.
Quest’opinione di Rahner, S. J., riguardante un cristianesimo invisibile nel quale un infedele verrebbe giustificato, persino senza porre un atto di contenuto propriamente soprannaturale è senza dubbio audace. Se la si potesse, tuttavia, difendere legittimamente fra le opinioni cattoliche, non la si deve sostenere in modo tale che risultino indebolite le verità fondamentali e prime degli insegnamenti cattolici.
La Predica Missionaria della Chiesa Scoraggiata in Karl Rahner 1 - Padre Julio Meinvielle
Fonte: Tradizionalista cattolico
Karl Rahner è un teologo, che ha acquisito grande notorietà
questi ultimi anni. La sua teologia si distingue dalla sua fecondità in
suscitare problemi la cui soluzione invece di soddisfare, produce malessere. Il
suo problematicismo sistematico genera giustamente scetticismo. Dal canto suo,
questo problematicismo denuncia un’evidente mancanza di chiari principi, i
quali possono lasciar di essere tali e convertirsi in errori se gli si sposta
dal luogo che gli corrisponde e gli si attribuisce un luogo e un significato
preponderante. Per esempio, l’insegnamento della Chiesa secondo il quale Dio da
la Grazia necessaria per la salvezza a ciascun fedele o infedele che fa il
necessario per salvarsi, d’accordo con l’assioma teologico che dice: “Facienti quod est in se, Deus non
denegat gratiam”. A chi fa quello che è nelle proprie mani, Dio non
nega la grazia. Questo insegnamento ha uno speciale significato per gli
infedeli che non hanno l’opportunità di ricevere l’influsso del cristianesimo.
Sebbene questa verità sia manifesta, come dopo vedremo, non bisogna assegnarle
nel piano cristiano della Chiesa e della Salvezza un posto primario come se
l’incorporazione alla Chiesa visibile e storica non fosse tanto necessaria e
occupasse soltanto un posto secondario o di supererogazione. Le cose si
ordinano, però, precisamente all’inversa. La Rivelazione cristiana è tutta essa
indirizzata ad esporre il Piano di Dio riguardante la Salvezza tramite la
venuta di Gesù Cristo in questo mondo e la fondazione della Chiesa, come mezzo
necessario per raggiungerla. Questa è la via ordinaria e necessaria per la
quale Dio salva gli uomini. A coloro che senza mancanza propria non possono
usare questo mezzo, Dio, nei suoi misteriosi disegni, gli concede la sua grazia
–grazia soprannaturale– per vie che solo Egli si riserva, affinché possano
salvarsi.
Karl Rahner, S. J. ha sistematizzato, forse con eccessiva
forza, quello che lui chiama un cristianesimo
invisibile, che sarebbe effetto di una “consacrazione dell’Umanità
dall’Incarnazione del Verbo”. “Facendosi uomo il Verbo di Dio, dice Rahner,
l’Umanità si è convertita realmente - ontologicamente nel popolo dei figli di
Dio, persino antecedentemente alla santificazione effettiva di ciascuno dalla
grazia.”2“Questo popolo di Dio che si estende tanto quanto
l’Umanità”... “è antecedente all’organizzazione giuridica e sociale di quello
che chiamiamo Chiesa”.3 “D’altra parte, questa realtà vera e
storica del popolo di Dio, che è antecedente alla Chiesa come magnitudine
sociale e giuridica, può adottare un’ulteriore concretizzazione in quello che
chiamiamo Chiesa.”4“Così, dunque, dove e nella misura in cui ci sia
popolo di Dio, c’è anche già, radicalmente, Chiesa, e di certo,
indipendentemente dalla volontà del individuo.”5Conseguentemente ogni
uomo, per il fatto di essere uomo, appartiene già, radicalmente alla Chiesa.
Questa appartenenza radicale implica un’attualità d’appartenenza che non era
ammessa da Santo Tommaso, il quale parlò soltanto d’appartenenza in potenza6,
così ammessa normalmente fin qui dai teologi. Questa appartenenza attuale, anche se non
pienamente sviluppata, da tutto il diritto di considerare e chiamare
“cristiano” a ciascun uomo per il fatto di essere uomo. Se poi questo uomo
“assume totalmente la sua natura umana concreta nella sua decisione libera”7 “assume
tutta la sua concreta realtà di natura.”8 e“l’incorporazione al popolo di Dio
si converte in espressione di questo atto giustificante”.9 In
Rahner, quindi, un infedele che senza colpa non appartiene alla Chiesa
visibile, ma che accetta con decisione personale la sua natura umana concreta
(che è stata consacrata dall’Incarnazione del Verbo) non solo è cristiano
invisibile, ma con questa decisione personale e libera viene giustificato.
Quest’opinione di Rahner, S. J., riguardante un
cristianesimo invisibile nel
quale un infedele verrebbe giustificato, persino senza porre un atto di
contenuto propriamente soprannaturale è senza dubbio audace. Se la si potesse,
tuttavia, difendere legittimamente fra le opinioni cattoliche, non la si deve
sostenere in modo tale che risultino indebolite le verità fondamentali e prime
degli insegnamenti cattolici.
L’ardore missionario di San Paolo nella predica è
un’esagerazione
In “Mision et Grâce”10, Karl Rahner,
S. J., scrive:
“Dobbiamo oggi riconoscere per forza che ci è impossibile
adottare pura e semplicemente il punto di partenza di San Paolo. Va da se che
San Paolo rappresenta per il cristianesimo fedele una norma assoluta. Ma non è
possibile ai cristiani, nel secolo della storia della Chiesa in cui viviamo, in
riferimento alla salvezza dei non cristiani, partecipare delle idee pessimiste
che San Paolo poteva avere nell’ottica religiosa del suo tempo, come pure di
quelle dei cristiani del XVIII secolo. Nel pensiero di San Paolo gli uomini che
non giungevano al battesimo erano persi. È vero che San Paolo non ha enunciato
nessun dogma su questo punto. Nella pratica era, tuttavia, per lui un’evidenza.
“Non è possibile a noi cristiani in pieno XXo secolo
sottoscrivere interamente questa prospettiva e questo modo di agire. Neanche
abbiamo il diritto. Un missionario di oggi non può già, come lo era un San
Francesco Saverio, essere animato da questa convinzione: «Se me ne vado dai
giapponesi, se insegno loro e predico il cristianesimo, saranno salvati,
andranno in cielo. Se rimango in Europa, saranno persi, come sono persi i loro
genitori per non aver ascoltato parlare di Cristo ed essere morti senza
battesimo»”. 11
“La nostra coscienza religiosa di cristiani di oggi è
diversa. Ci è difficile pensare che gli uomini che non hanno sentito parlare di
Cristo devono dannarsi per sempre. Non possiamo appoggiarci sul dogma per fare
nostro un tale modo di vedere le cose. Sappiamo oggi che esiste un
cristianesimo invisibile, in cui si trova realmente, sotto l’effetto dell’agire
di Dio, la giustificazione della grazia santificante”.
Uno rimane ammirato o esterrefatto dalla logica che
dimostra il Padre Karl Rahner, S.J. poiché se “ il cristianesimo invisibile” –della
cui esistenza siamo certi dalla “nostra coscienza religiosa di cristiani di
oggi”12– ci porta ad allontanarci da San Paolo –che “rappresenta per
il cristiano fedele una norma assoluta”– la buona logica ci dovrebbe portare,
invece, a correggere questo cristianesimo
invisibile. Soprattutto quando l’argomento centrale per credere
nella salvezza degli infedeli che non si oppongono con la loro colpa alla
ricezione della grazia giustificante ce la dà lo stesso Apostolo quando nella I
Lettera a Timoteo dice: “... Nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli
uomini siano salvi e vengano alla conoscenza della verità.”13
Un buon teologo deve avere presente la gerarchia di verità,
l’architettura del sapere teologico. E’ chiaro che la necessità salvifica di
Cristo, e, per tanto, il predicarlo, si antepongono ad ogni altra verità, e
dunque a fortiori all’opinione di alcuni teologi come quella del cristianesimo invisibile, o anonimo,
o d’incognito, che, come vediamo, stanno adoperando in modo
esagerato e dunque pericolosamente certi teologi progressisti.
La prima verità cattolica è che “In nessun altro c'è
salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale
è stabilito che possiamo essere salvati”.14 Da qui che Cristo
abbia comandato: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole
nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.15 E in
Marco: “Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, già
pronta; là preparate per noi.”16
Che sia necessaria la predicazione lo dice chiaramente
l’apostolo San Paolo: “Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in
lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno
sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza
essere prima inviati? ...La fede dipende dunque dalla predicazione e la
predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo.”17 Da
qui che l’Apostolo potesse esclamare: “Guai a me se non predicassi il vangelo!”18 E
San Paolo si espone ad ogni classe di pericoli per compiere la sua missione di
predicare il Vangelo.19
Male sarà andata per la teologia di Rahner, quando tutto in
essa porta a scoraggiare la predicazione evangelica nel mondo. Com’è possibile
che ometta il ricordare insegnamenti tanto espliciti e pressanti, chiaramente
esposti dal Salvatore e dagli Apostoli, in virtù di una tesi tanto
questionabile quanto la sua, quella del cristianesimo
invisibile?Poiché è certo, certissimo, anzi, di fede, che nessuno
si perde se non per colpa propria e che Dio supplisce in qualche maniera la
condizione di coloro ai quali non arriva il messaggio della Chiesa visibile.
Ma, come e per quali vie, se ciò avviene per il cristianesimo invisibile di
Rahner o per qualsiasi altra, nessuno sa niente, né niente dice la Rivelazione.
Soltanto sappiamo quello dell’Apostolo: “Infatti, chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore?O chi mai è stato suo consigliere?”.20
Soltanto sappiamo quello dell’Apostolo: “Infatti, chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore?O chi mai è stato suo consigliere?”.20
Noi soltanto sappiamo che anche se Dio dà a tutti e
ciascuno la grazia sufficiente per salvarsi, in ogni modo, agli uni
distribuisce di più e ad altri di meno21 e che in questa
ripartizione adopera anche tutti i mezzi umani, e si vale anche di noi, e
dobbiamo essere disposti a cooperare alla diffusione del Vangelo. Benché
potessi esistere un cristianesimo
invisibile, come lo immagina Rahner, abbiamo l’obbligo e la
necessità di lavorare con lo scopo che il cristianesimo sia visibile e ben visibile, perché non
può essere se non un’aberrazione mostruosa quella che immagina che un mondo
dedito all’ateismo e alla depravazione di costumi può fiorire in santità.
Tuttavia benché Dio sia poderoso per fare dalle pietre figli di Abramo22,
la nostra missione è lavorare per il fiorire della salute morale e della
santità nel mondo. Poiché se noi che abbiamo tante grazie inviateci da Dio,
siamo tanto cattivi, cosa saranno coloro che vivono in un mondo infedele? Per
questo, Pio XI, nell’enciclica “Rerum
Ecclesiae”, chiama gli infedeli “i più bisognosi di tutti gli
uomini”, “nessuno tanto povero né tanto nudo, né con tanta fame e sete come
coloro ai quali mancano la conoscenza e la grazia di Dio”, e anche caratterizza
ai non-cristiani come “pagani miserabili”, “uomini infelici”, “privati dai
benefici della Redenzione”.
Conclusione di tutto il capitolo
Rahner, S. J., in nome di un presunto cristianesimo invisibile, scoraggia la predicazione missionaria nel mondo, e con ciò indirettamente propizia un’umanità senza influsso della Chiesa visibile. Tutti questi teologi convergono, nell’una o nell’altra versione, nel favorire lo sviluppo di un mondo, di un’umanità, di una civiltà, che si allontanano dalla Chiesa, da Cristo e da Dio, e camminano spinti da un movimento proprio che li porta a fini puramente terrestri.
P. Julio Meinvielle
Note:
1 Presso dal Libro
del P. Julio Meinvielle, La Iglesia y el Mundo moderno,”El Progresismo en
Congar y otros teólogos recientes”, (Chiesa e mondo moderno, il progressismo in
Congar ed in altri teologi recenti). Ed. Teoría, Bs. Aires, anno 1966, Cap. IV,
pp. 143 e ss.
2 Escritos de Teología (Scritti di Teologia), Taurus, Madrid, 1961, p. 89.
3 Ibid., p. 89.
4 Ibid., p. 89.
5 Ibid., p. 90.
6 Somma, 3, 8, 3.
7 RAHNER, ibid., p. 90.
8 Ibid., p. 91.
9 Ibid., p. 91.
10 XX Siècle, Siècle de Grâce, Mame, Pargi, 1962, p. 212 e seguenti.
11 Ibid., p. 214.
12 Ibid., p. 214 e 215.
13 2, 14.
14 Atti degli Apostoli, 4, 12.
15 Matteo, 28, 19.
16 Marco, 14, 15.
17 Cf. Romani, 10, 14-17.
18 I Corinzi , 9, 16.
19 2 Corinzi, cap. 11-12.
20 Romani, 11, 33.
21 Cf. Efesini, 4, 7-12.
22 Matteo, 3, 9.
2 Escritos de Teología (Scritti di Teologia), Taurus, Madrid, 1961, p. 89.
3 Ibid., p. 89.
4 Ibid., p. 89.
5 Ibid., p. 90.
6 Somma, 3, 8, 3.
7 RAHNER, ibid., p. 90.
8 Ibid., p. 91.
9 Ibid., p. 91.
10 XX Siècle, Siècle de Grâce, Mame, Pargi, 1962, p. 212 e seguenti.
11 Ibid., p. 214.
12 Ibid., p. 214 e 215.
13 2, 14.
14 Atti degli Apostoli, 4, 12.
15 Matteo, 28, 19.
16 Marco, 14, 15.
17 Cf. Romani, 10, 14-17.
18 I Corinzi , 9, 16.
19 2 Corinzi, cap. 11-12.
20 Romani, 11, 33.
21 Cf. Efesini, 4, 7-12.
22 Matteo, 3, 9.