Paolo VI, il "beato" traditore di Pio XII







TRATTO DAL LIBRO DI DON LUIGI VILLA - PAOLO VI... PROCESSO A UN PAPA? PAG 238 -246.

...Non ignoriamo, però, che la famosa distinzione fatta da Giovan­ni XXIII in "Pacem in Terris" tra "movimento storico" e "ideologia", - la prima, fissa, l'altra, si evolve - ha fatto supporre che il comunismo si poteva evolvere e, quindi, anche migliorare. Per questo. Paolo VI gli tese le mani con la Sua "Ostpolitik", ne riceveva i suoi emissari e cooperava con loro "per la giustizia e la pace nel mondo". Da qui, quella scandalosa utopica opera condotta dal cardinale Casaroli e dai suoi collaboratori con il nemico dichiarato di Cristo e della Chiesa!
Comunque, di quella "Ostpolitik" Paolo VI ne era il cervello e la volontà! Un esempio : come si spiega il "fatto"  di quel gesuita spretato, Tohtom Nàgy, fattosi, prima, massone, nell'America latina, e poi, tornato con la moglie in Ungheria, agiva da "spia" verso i suoi confra­telli in sacerdozio? Ebbene, il Sostituto Montini si serviva di lui per i suoi contatti col generale Woroscilow, ovviamente all'insaputa di Pio XII. Il Bollettino "SAKA-Information" (di Basilea), nel mese di febbraio 1983, scriveva che "La VOIE" (192/196 - rue de Lourmel, Paris) del dicembre 1981 pubblicava il seguente ritratto:
«Si comunica che durante un certo periodo, Montini avrebbe, all'insaputa del Papa, fornito informazioni ai Servizi Segreti americani. Più tardi, I ' 11 lu­glio 1944, avrebbe offerto i suoi servizi all'Unione Sovietica, tramite il suo ami­co di giovinezza Togliatti».

Ora, questo non fu mai negato che Montini intrattenesse, a nome del Papa (che ne sapeva nulla!), rapporti segreti con i Sovietici. I dettagli di questo losco agire furono resi noti tramite un agente dei Servizi Segreti francesi, che noi abbiamo già pubblicato sul nostro libro: "Paolo VI... beato?"".
Da sapere che anche il cardinale Tisserant possedeva un suo archivio10, continuamente aggiornalo, contenente "documenti" di va­lore storico e anche di delicatezza esplosiva, tra cui anche il "credo'' marxista dell’allora mons. Gian Battista Montini, sostituto della Segreteria di Stato di Pio XII, il quale, nel 1945, si era legato in ami­cizia con Palmiro Togliatti, segretario del PCI, appena rientrato dall’Unione Sovietica. Un'amicizia, questa, che fu tenuta a battesimo dall'ignaro (?) mons. Giuseppe De Luca, insigne latinista e intimo anche lui con Togliatti, col quale condivideva l'amore per i classici italiani.
Un'amicizia, però, quella di Montini, che portò subito i suoi frutti. Attraverso circoli protestanti dell'Università di Uppsala e legami con l'ortodossia russa, mons. Montini faceva sapere al Cremlino che «... non tutta la Chiesa e non tutto il Vaticano approvano, per il futuro, gli indirizzi politici di papa Pacelli».
Ebbene, nell'archivio del card. Tisserant, c'erano anche questi "documenti'', cioè i "rapporti segreti'' che l'arcivescovo di Riga fece pervenire a Pio XII, tramite il colonnello dei "Servizi segreti" francesi, il colonnello Arnauld. E cioè che Montini teneva, all'insaputa del Papa, rapporti diretti con emissari dell'Unione Sovietica e degli Stati satelliti. Il dossier ad hoc è costituito, soprattutto, da "lettere" di Montini che segnalavano al K.G.B. - la polizia sovietica - anche nomi e movimenti di sacerdoti - specie "gesuiti" - che esercitavano clandestinamente il ministero sacerdotale tra la gente dei paesi comunisti, oppresse e perseguitate '.
Pio XII non si sapeva spiegare la causa di quel terribile dramma che non poteva, al certo, avvenire se non per una qualche "spia" nascosta in Vaticano. Pio XII, allora, fece indagare da poliziotti segreti, travestiti da Monsignori, e così fu sorpreso, in atto di fotocopiare "documenti segreti" il gesuita Alighiero Tondi, uno della cerchia di mons. Montini, anzi il Suo consigliere speciale. Interrogato, fu identificato come un agente del KGB, istruito a Mosca, e che ora dal Vaticano comunicava al suo Capo, in URSS, i "documenti" che fotocopiava negli archivi del Vaticano.
Dall'accurata inchiesta risultò che era lui a passare ai suoi superiori sovietici anche la lista dei Vescovi e dei sacerdoti clandestini colà inviati da Pio XII, e gli "ordinati sacerdoti" da loro in clandestinità, i quali, per questa delazione, erano stati arrestati e poi uccisi o erano morti nei lager sovietici!
E un fatto, questo, di gravità estrema, forse unica! Certo un agire da assassini! Pio XII, dopo quelle "rivelazioni", ebbe un collasso e fu costretto a letto per molti giorni. Tuttavia, dispose subito per una immediata espulsione di Montini dall'ufficio che aveva equiparato a "Segretario di Stato", una carica che Pio XII aveva lasciato vacante, nel 1944, dopo la morte del cardinale Maglione.

Ma appena ristabilito. Pio XII prese la decisione di occuparsi Lui stesso degli Affari Esteri del Vaticano.
Un altro esempio: la sottrazione fraudolenta che Paolo VI fece di una "Petizione" di ben 450 Padri conciliari che chiedevano dal Concilio (settembre 1965) la condanna aperta del comunismo.
Paolo VI, infatti, non voleva che il Concilio condannasse il comunismo, LUI che aveva ‘‘tradito’’ Pio XII proprio trattando segretamente col Cremlino già da quando era "Sostituto" della Segretaria di Stato!
Ed ecco, qui. la "prova" di quel "tradimento": l'Accordo Montini-Stalin.
Nel 1962, il cardinale Tisserant s'era incontrato, a Metz, in Francia, con mons. Nikodim, incaricato degli Affari Esteri della Chiesa Russa. I motivo era di permettere la presenza di "Osservatori ortodossi" al Vaticano II. A quell'incontro, c'era presente anche il Vescovo di Metz. Mons. Schmitt. L'accordo fu trasmesso su tutta la stampa, sia cattolica che comunista. "France Nouvelle", per esempio, settimanale del Par­tito comunista francese, il 1962, a pagina 15, scriveva:
«La Chiesa cattolica (...) si è impegna­ta, nel dialogo con la Chiesa ortodossa russa, a che nel Concilio non ci siano attacchi diretti contro il regime comu­nista».
Anche "La Lorrain" del 9 febbraio 1963 pubblicava il resoconto della Conferenza-stampa del vescovo mons. Schmitt; resoconto ripreso anche da "La Croix" del 15 febbraio 1963, a pagina 5:
«E a Metz che il cardinal Tisserant ha incontrato mons. Nikodim (...) e colà è stato concordato il messaggio che mons. Willebrands ha accettato (...) a patto che siano date delle garanzie per ciò che concerne l'atteggiamento poli­tico del Concilio».

Quell’atteggiamento "politico", mons. Nikodim lo aveva già spiegato in una sua "dichiarazione", resa nel 1961, a Nuova Delhi, al "Consiglio Ecumenico e delle Chiese". Aveva detto:
«Il Vaticano è spesso aggressivo, sul piano politico, verso l'URSS. Noi che siamo cristiani, credenti, ortodossi rus­si, siamo anche cittadini leali del no­stro paese e amiamo ardentemente la nostra patria. Perciò, tutto ciò che è diretto contro il nostro paese, non è at­to a migliorare le nostre reciproche re­lazioni».
Chiaro che, dietro la copertura del lealismo patriottico, c'era la volontà di imporre un divieto formale di non condannare il comu­nismo bolscevico, artatamente identificato con la nazione russa.
Ora, il Vaticano di Paolo VI sapeva che il Patriarcato di Mosca era asservito al regime comunista e che mons. Nikodim era un uomo del KGB, benché nella gerarchia ortodossa russa. Ciononostante, Paolo VI fece concludere l'accordo Vaticano-Mosca, garantendo a Mosca (Pa­triarcato e Governo!) che, nel Concilio,"non si creeranno occasioni di polemiche circa il comunismo"13.
E Paolo VI, infatti, rispettò l'impegno per tutto il Concilio, come lo si può constatare nel famoso libro "Il Reno si getta nel Tevere"14.
Logicamente, non condannando il comunismo nel Concìlio, era conseguente che, anche dopo il Concilio, non lo si condannasse più! Cosa inaudita, però, nella storia della Chiesa! Un Concilio che si volle "pastorale", cioè un Concilio per curare e salvare le anime, ma che non volle condannare il comunismo, che pure fu ed è il male più grande di questo nostro tempo, il più dissolvente della persona umana!

Ma questa "non condanna" fu I "effetto di quel vergognoso nego­ziato: "L'accordo Roma-Mosca"!(15)
Il direttore di "Itinéraires", Jean Madiran, per quella occasione -scrisse una lettera al card. Tisserant, in cui dice:
«(...) ho sempre avuto l'impressione che fosse un "fourbe"»...
e si ebbe una risposta da mons. Roche in difesa del card. Tisserany di cui fu intimo collaboratore. Scrive:
«(...) Voi commentate non senza ragione questo accordo (Roma-Mosca) che data, voi dite, dal 1962. In questo modo, mo­strate di ignorare un accordo prece­dente che si colloca durante l'ultima guer­ra mondiale, nel 1942, per essere più pre­cisi, e del quale furono protagonisti Mons. Montini e lo stesso Stalin. Que­st'accordo del 1942 mi sembra di consi­derevole importanza». Ma voglio, per ora, seguirvi unicamente nel vostro com­mento all'accordo del 1962. Tutti sanno (?!)che questo accordo fu negoziato tra il Cremlino e il Vaticano al più alto vertice. Mons. Nikodine e il card. Tisserant non furono che i portavoce: l'uno, del capo del Cremlino, l'altro, del Sommo Pontefice allora gloriosamente regnante (...). lo vi posso assicurare. Signor Direttore, che la decisione d'invitare gli "Osservatori" russi ortodossi al Concilio Vaticano II è stata presa, personalmente, da S. S. Gio­vanni XXHI, con l’aperto incoraggia­mento del card. Montini, che fu il consi­gliere del Patriarca di Venezia al tempo in cui egli era arcivescovo di Milano. Di più: era il card. Montini che dirigeva segretamente la politica della Segrete­ria di Stato durante la prima sessione del Concilio, dal posto clandestino che il Papa gli aveva procurato nella famosa Torre San Giovanni, nella cinta stessa della Città del Vaticano. Il card. Tisserant ha ricevuto ordini for­mali, tanto per negoziare l'accordo quanto per sorvegliarne (= imporre), durante il Concilio, l'esatta esecuzione. Perciò, ogni volta che un Vescovo voleva affrontare la questione del comunismo, il cardinale, dal tavolo del Consiglio di Presidenza, interveniva per ricordare (= imporre) la consegna del silenzio, voluto dal Papa (i. e., più esatto, dall'eminenza grigia, Mons. Montini!)»!
Inutile dire che mons. Roche era un buon conoscitore dei fatti. Basti leggere il suo libro: "Pie XII devant l'Histoire" (ed. du Jour). Egli sapeva bene che mons. Montini, da Sostituto alla Segreteria di Stato di Pio XII, manovrava già a sinistra, ma all'insaputa e in netta anti­tesi con il pensiero e le direttive di Pio XII. Lo "tradiva", cioè, tenendo segreti contatti con i sovietici, fin che venne scoperto dai "Servizi Segreti" di Svezia e di Francia, e per questo allontanato definitivamen­te dalla Segreteria di Stato!
È utile anche conoscere che Pio XII venne a sapere che il suo Sostituto (Montini) gli aveva nascosto anche tutti i dispacci relativi allo scisma dei Vescovi cinesi!
Allontanato dal Vaticano, inviato trasversalmente a Milano", alla morte di Pio XII, con la sua "cerchia", manovrò con abilità per l’elezione di Papa Giovanni XXIII (Papa di "transizione"!), che poi Lui continuò a "illuminare" per determinare il corso del nuovo pontifi­cato che doveva rompere con la Tradizione e particolarmente con gli ultimi Pontificati di: Pio IX, Pio X, Pio XI, Pio XII. Divenuto Papa, infatti. Paolo VI impose a tutta la Chiesa una rottura con i secoli precedenti, una rottura da Lui vagheggiata e poi perseguita con capar­bia decisione!
Anche i nemici della Chiesa avevano riconosciuto questa virala a sinistra della Chiesa. Lo stesso Togliatti, nel suo "Memoriale" ha scritto:
«... nel mondo cattolico organizzato e nelle masse cattoliche vi è stato uno spostamento a sinistra, al tempo di Giovanni XXIIl»17.
Tuttora la Chiesa, sulla scìa della disobbedienza di Montini al precedente Magistero, pretende ancora di poter riconciliare gli inconciliabili, anche nel campo sociale, coniugando il Cristianesimo col Comunismo, (id est: apertura a sinistra), nonostante che tale apertura sia totalmente opposta ai principi della retta ragione e della Rivelazione, e come se non valesse più la condanna del comunismo dei Papi precedenti, quali: Pio IX (che "già fin dal 1846... pronunciò solenne condanna" contro il comunismo) e i suoi successori: Pio XI, Benedet­to XV e Pio XII, che sottoscrissero, tutti, quella condanna!
Ma oggi i "nuovi preti" di stampo montiniano, "aggiornati" al Suo "dialogo" col mondo, comunista e ateo, stanno predicando, in luogo del Vangelo di Cristo, "il nuovo presunto Vangelo che il comunismo bolscevico ed ateo annuncia all'umanità, quasi mes­saggio salutare e redentore"18, e che, in luogo della speranza sopran­naturale, cristiana, annunciano le "fallaci promesse" di un "Paradiso. che vuol essere di questa terra" ....


Ora, questo non fu mai negato che Montini intrattenesse, a nome del Papa (che ne sapeva nulla! ), rapporti segreti con i Sovietici. I dettagli di questo losco agire furono resi noti tramite un agente dei Servizi Segreti francesi, che noi abbiamo già pubblicato sul nostro libro: "Pao­lo VI... beato?"".
Da sapere che anche il cardinale Tisserant possedeva un suo
Un esempio: come si spiega il "fatto" di quel gesuita spretato, Tòhtòm Nàgy", fattosi, prima, massone, nell'America Latina, e poi.
Cfr. Conferenza di Mons. Matagrindel 16 gennaio 1973, Mulualité.
Per oltre un decennio era slato l'aiutante di P. Kerkai, s. j., in una Associazione di giovani contadini, detta il "Kalot". che incontrò il pieno favore di Pio XII e di Vescovi ungheresi. Solo che egli insegnava che non importava tanto "le consolazioni e le promesse religiose", quanto il difendere i diritti.
Con l'avvento dei russi, sotlo il dominio sovietico, il movimento cristiano del "Kalot" dovette scomparirle. P. Nàgy cercò un modus vivendi coi Russi. Trattò anche col Maresciallo Woroscilow. Attribuirà, poi, la colpa del fallimento tutta al card.Mindszenty, che egli perseguiterà con odio implacabile, sino a dire che "non vi era bisogno di servirsi di torture o di droghe contro di lui per farlo confessare", perché la sua colpa era fin troppo evidente. Nàgy era già comunista e massone! Fu mandato dai superiori nel Paraguay. Egli si sentì un uomo finito, condannato a morte. Il suo animo non era più quello di un religioso, pronto all'ubbidienza. D'ora in poi, la sua attività fu politico-diplomatica, poco chiara. Fece continui viaggi tra Roma e Budapest, con tutti i travestimenti, mezzi, documenti falsi, sotto nomi fittizi, con passaporti diplomatici.
Nell'Uruguai seminò entusiasmi marxisti. Un seminarista cileno gli scrisse: «... noi cerchiamo e tentiamo di continuare a realizzare le idee rivoluzionarie che ha seminato sul nostro cammino». Ormai, aveva perso la bussola, completamente, e la Fede! Si auspicava la "Rivoluzione del proletariato*1. Tornato in Ungheria, con moglie e figli, lavorò come "social-funzionario. Come massone arrivò al massimo grado: il trentatreesimo. In una lettera-aperta a Paolo VI auspica caldamente la riconciliazione "Chiesa-Massoneria". 9 Cfr. "Paolo Vi... beato?", Edizioni Civiltà, Brescia, pp. 203 e seguenti.

Da sapere: il cardinale Tisserant, messo alle strette, fu obbligato a consegnare il suo prezioso archivio di "documenti", ma. prima, lo fece fotocopiare tutto dal suo segretario, l'abate Georges Roche. Il Vaticano cercò di avere da Roche e dalla nipote del defunto cardinale, a peso d'oro, anche quel doppione di documenti. Ma fu comprato dal Roche dal cementiere bergamasco Carlo Pesenti per 450 milioni di lire. Pesenti. però, lo cedette al Vaticano - tramite mons. Benelli - in cambio di un "prestito" agevolalo di 50 miliardi in franchi svizzeri; e questo perché Pesenti, a quell'epoca, necessitava di prestiti in valuta per le Opere di Religione (Mons. Marcinkus, Mons. De Bonis. Doti. Slrobel) per il suo gruppo di banche e per l'acquisto di due Istituti di credito, a Monaco di Baviera e a Montecarlo.
lo lo seppi, direttamente, dal Generale dei Servizi segreti francesi, il generale G. Leconte (cfr. "Paolo VI... bealo?" pp. 206 e ss.). Mons. Tardini lo aveva confidato al magistrato romano, dott. Giulio Lenii, dopo essere stato convocalo da Pio XII, sconvolto da quelle rivelazioni. Comunque, questo episodio sconvolgente è stalo annotato anche dal card. Tisserant nel suo libro: "Pio XII devanl l'histoire", edito da Laffont. Parigi.
Abbandonalo il Vaticano, abbandonò anche l'Ordine e il sacerdozio; sposò la comunista Carmen Zandi, che lavorava per il KGB di Mosca fin dal 1944, e andò nella Germania socialista dell'Est, dove, poi, divenne Segretario di Walter Ulbricht e professore all'Università marxista. Divenuto Papa Paolo VI. i due tornarono a Roma: lui, come impiegato privato (?) in Vaticano; Lei, occupando un altro alto posto nel PCI. Ma come si può spiegare il perché Paolo VI lo riprese ancora in Vaticano e il perché, nel 1965, volle la "sanatio in radice" del matrimonio civile dì p. Tondi, in opposizione al canone 1138 del Diritto Canonico?.. E perché ricevette e accettò il rifiuto della moglie di p. Tondi, la Carmen Zandi, di uscire dal PCI e di prender parte a una cerimonia religiosa?.. Mistero! Anche perché i due "agenti" del KGB, Tondi e Lei, rimasero ancora attivi, sempre pronti ad appoggiare, in ogni momento, il gioco di Paolo VI nella Sua "Ostpolitik" e la politica di Berlinguer con la sua apertura a sinistra!

13 Cfr. E. E. Hales: "Pope John and His Revolution".
14 Cfr. Ralph M Wiligen. s. v. d.: "Le Rhin se jette dans leTibre", editions du Cèdre.

15 Cfr. "Itinéraires", n. 70. febbraio 1963; n. 72, aprile 1963; n. 84, giugno 1963. Ctt anche: "Approaches''supplementoal n. 79; e ancora: "Iténéraires", n. 280. febbraio

CfrCome si può spiegare che un papa (Paolo VI) si sia fatto scolpire la propria immagine su quella porta di bronzo , nella quale sul dorso della sua mano è stato incisa la stella a cinque punte o “pentalfa”, da sempre simbolo massonico?
In una rivista massonica si legge: il Gran Maestro Gamberini, il giorno stesso dell’annuncio a Pontefice di Montini, disse: “Questo è l’uomo che fa per noi!”

Poi nel suo “necrologio” lo stesso Gran Maestro di Palazzo Giustiniani, scrive:”Per noi è la morte di chi ha fatto cadere la condanno di Clemente XII e dei suoi successori. Ossia, è la prima volta che, nella storia della Massoneria moderna, muore il Capo della più grande religione occidentale non istato di ostilità coi massoni». E conclude: “per la prima volta, nella storia, i Massoni possono rendere omaggio al tumulo di un papa, senza ambiguità né contraddizione”.

Un altro massone francese in una lettera scrisse: “Con Pio X e Pio XII, noi framassoni potemmo ben poco, ma, “avec Paul VI, nous avons vencu!” Certo abbiamo vinto! Perché non sono state certo coincidenze i suoi programmi con i piani massonici dell’ONU e dell’UNESCO. Nella “Populorum progressio” Paolo VI parla di una banca mondiale, dietro la quale c’è un Governo mondiale, che regnerebbe grazie a una religione sintetica e universale.

Fonte: Non Possumus
 

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