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Simonia in Germania





Germania: niente soldi, niente sacramenti


Un incontro ecumenico in Germania
UN INCONTRO ECUMENICO IN GERMANIA

La decisione della conferenza episcopale del paese ha acceso un dibattito all'interno del mondo cattolico tedesco, non senza polemiche e distinguo

ALESSANDRO SPECIALE
ROMA


Potrebbe sembrare un'esagerazione eppure è proprio questo il senso del decreto varato la settimana scorsa dalla Conferenza episcopale tedesca, con l'approvazione della Santa Sede.

Il decreto prevede che i fedeli che dichiarano all’anagrafe civile di non appartenere più alla Chiesa cattolica non potranno più partecipare in modo attivo alla vita della comunità ecclesiale e quindi alla vita sacramentale.

In pratica, quei tedeschi che hanno chiesto di veder cancellata dallo Stato la registrazione della loro appartenenza cattolica – e che quindi non pagano più la 'tassa ecclesiastica' in vigore in Germania , pari a un 8-9% annuo – non potranno più confessarsi, fare la comunione o la cresima e, al momento della morte, non potranno ricevere un funerale cattolico; non potranno nemmeno fare volontariato in un'associazione cattolica o cantare in un coro, né tanto meno lavorare in un'istituzione della Chiesa come una scuola o un'ospedale.


La decisione dei vescovi risponde all'esodo dalla Chiesa che si è registrato negli ultimi anni, soprattutto dopo l'esplosione dello scandalo pedofilia. Nel 2010, 181mila tedeschi hanno ufficialmente rinunciato alla loro affiliazione cattolica. Si tratta di un numero in forte crescita rispetto alla media di 120mila abbandoni che si era registrata dal 1990, quando in molti avevano cominciato a far cancellare la loro affiliazione per compensare l'aumento delle tasse federali deciso per finanziarie la riunificazione con la Germania Est.

Il caso di coloro che continuano a vivere nella Chiesa pur essendo ufficialmente cancellati è stato sollevato dal canonista Hartmut Zapp, che aveva annunciato nel 2007 di non voler più pagare la tassa ecclesiastica.

Il decreto ha provocato molte polemiche in Germania perché esclude in modo assoluto dalla vita della Chiesa milioni di battezzati. “È un decreto che, in questo momento, manda veramente il segnale sbagliato da parte dei vescovi tedeschi che sanno bene che la Chiesa è in crisi profonda”, ha detto Christian Weisner, portavoce del movimento di riforma Noi Siamo Chiesa.

Ma per il segretario generale della Conferenza episcopale, il gesuita Hans Langendoerfer, non si può pretendere di separare la dimensione “spirituale” della fede e dell'appartenenza ecclesiale da quella “civile”.

“Si tratta di una dichiarazione precisa – ha spiegato all'emittente tedesca Domradio –. Chi chiede all’anagrafe di cancellare la sua appartenenza alla Chiesa cattolica non farà più parte in nessun modo della comunità ecclesiale. Non si può fuoriuscire dalla dimensione 'civile' della Chiesa e definirsi al medesimo tempo cattolico”.

Per Langendoerfer, quella dei vescovi è una posizione già nota che adesso viene formulata in “modo ufficiale”. La “differenza con il passato”, spiega, consiste nel fatto che ormai “il parroco dovrà occuparsi direttamente di chi intende abbandonare la Chiesa”.

Chi chiede di essere cancellato come cattolico dall'anagrafe riceverà una lettera dal suo parroco e gli verrà offerta la possibilità di un colloquio: “Si cercherà di capire in questo dialogo le motivazioni che hanno indotto a una tale decisione. Si spiegherà anche quali saranno le conseguenze collegate alla fuoriuscita. Ovviamente – sottolinea il segretario dei vescovi tedeschi –, i sacerdoti cercheranno di far cambiare idea a queste persone, così da poter loro dare la possibilità di partecipare alla vita della Chiesa, con annessi i doveri”.

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