"Noi vi preghiamo, o fratelli, per la venuta del Signor nostro Gesù Cristo, e per l'adunamento nostro con lui, che non vi lasciate sì presto smuovere dai vostri sentimenti, nè atterrire, o dallo spirito, o da ragionamento, o da lettera come scritta da noi, quasi imminente sia il dì del Signore. Nessuno vi seduca in alcun modo; imperocchè (ciò non sarà) se prima non sia seguita l'apostasia e non sia manifestato l'uomo del peccato, il figliuolo di perdizione"
L'ANTICRISTO
AGOSTINO LÉMANN
CAN. ONOR. DELLA PRIMAZIALE DI LIONE, PROF. DI
S. SCRITTURA E DI LINGUA EBRAICA PRESSO LA FACOLTÀ CATTOLICA
CAPITOLO I.
Introduzione.
- L'APOSTASIA.
Sommario. - I. Lettera di S. Paolo ai Tessalonicesi. -
II. Allocuzioni ed encicliche di Leone XIII. - III. Prima Enciclica di Pio X. -
IV. I due Pontefici denunziano l'apostasia - V. L'apostasia finirà
nell'Anticristo.
Quasi duemila anni fa la Chiesa di Tessalonica
trovavasi nel disordine: alcuni falsi dottori avevano sparso che il mondo stava
per finire. L'apostolo S. Paolo, fondatore di quella chiesa, avendo saputo
questo turbamento delle animE, prese la penna e, in una lettera rimasta
celebre, la IIa ai Tessalonicesi, li rassicurò in questi termini:
"Noi vi preghiamo, o fratelli, per
la venuta del Signor nostro Gesù Cristo, e per l'adunamento nostro con lui, che
non vi lasciate sì presto smuovere dai vostri sentimenti, nè atterrire, o dallo
spirito, o da ragionamento, o da lettera come scritta da noi, quasi imminente
sia il dì del Signore. Nessuno vi seduca in alcun modo; imperocchè (ciò non
sarà) se prima non sia seguita l'apostasia e non sia manifestato l'uomo del
peccato, il figliuolo di perdizione"[1].
La calma tornò nella chiesa di Tessalonica; ma
due annunzi erano stati fatti dall'Apostolo per istruzione dei secoli futuri:
cioè che la fine del mondo non sarebbe avvenuta so prima non fosso seguita
l'apostasia e non fosse comparso l'Anticristo o l'uomo del peccato. Dunque
prima l'apostasia e poi l'Anticristo.
Or ecco che in mezzo al
nostro secolo, profondamente turbato, sia dalle ribellioni della ragione umana
contro la Fede, sia dagli assalti incessanti contro la Chiesa, sia finalmente
dai provvedimenti molteplici e perfidi contro il cristianesimo degli individui,
delle famiglie e delle nazioni, ecco che la parola apostasia, come l'ha pronunziata san Paolo, viene echeggiando
dall'alto, cadendo a più riprese, come un avvertimento, dalle labbra o dalla
penna de' Romani Pontefici.
II.
Da prima è Leone XIII, che nel concistoro
segreto del 30 dicembre 1889, si espresse, per la prima volta, così dinanzi ai
cardinali: "Venerabili fratelli, facilmente apparisce che vi ha il comune
disegno d'impugnare la religione avita e, sotto gli auspici e la guida delle sétte
perverse, strappare, se fosse possibile, dal seno della Chiesa l'intera nazione
italiana... Ciò che noi vogliamo, è che sia conservata intera, come conviensi,
la fede cristiana; giacchè la conservazione appunto di questa è messa in
pericolo, quando coloro che presiedono al governo del popolo assegnano allo
Stato l'ufficio di vendicare all'umana ragione un primato senza misura e senza
legge: il che, tolte le lustre, altro non è che rigettare totalmente ciò che da
Dio è stato rivelato, ed apostatare assolutamente dalla Chiesa... Non par vero
che a questo estremo siasi pur finalmente arrivati"[2].
Una seconda volta, lo stesso Pontefice
denunziò l'apostasia in una protesta indirizzata a S. E. il cardinal Rampolla
del Tindaro, suo segretario di Stato: "Lo scopo ultimo della occupazione
di Roma, non diciamo nella mente di quanti vi cooperarono, ma delle sétte che
ne furono i primi motori, non è, o almeno non è tutto nel compimento dell'unità
politica. No: quell'atto di violenza, che ha pochi esempi nella storia, doveva,
nei secreti settari, servire come mezzo ed esser preludio di un assunto più
tenebroso. Se si stese la mano a squarciare le mura della metropoli civile, fu
fatto per meglio battere in breccia la città sacerdotale: e per sortire
l'intento dì assalire da vicino la potestà spirituale dei Papi, incominciossi
dall'abbatterne quel propugnacolo terreno... Son cinque lustri che, guardandosi
attorno, Roma vede padroni del campo gli oppugnatori della istituzioni e delle
credenze cristiane. Diffusa ogni più malvagia dottrina: vilipesi impunemente la
persona e il ministero del Vicario di Dio: contrapposto al dogma cattolico il
libero pensiero, e alla cattedra di Pietro il seggio massonico. E appunto a
questo insieme nefasto d'idee e di fatti si è preteso novellamente di dar
sembianza di dritto ed essere di stabilità, mediante il suggello di una nuova
legge e le clamorose manifestazioni che secondarono, capitanate a viso aperto
dalla setta nemica di Dio. È forse questo il trionfo della causa italiana, o
non piuttosto l'avvenimento dell'apostasia?[3]"
Una terza volta Leone XIII alzò la voce nella
grave allocuzione da lui pronunziata nel Concistoro del 15 aprile 1901:
"Venerabili Fratelli, ci turba profondamente il pensiero che le
contrarietà e gli ostacoli, onde si circonda il cattolicismo, non solo non si
attenuano, anzi d'una in altra parte d'Europa come per contagio si estendono...
Domina in questo momento il disegno
manifesto dei nemici della Chiesa di muovere la più fiera guerra alle
cattoliche istituzioni; e a tal fine si direbbe che abbiano stretto fra loro
una lega intestina. Ne son prova i fatti molteplici che si van ripetendo da più
parti, la concitazione cioè delle plebi, le violente chiassate e le minacce che
si lanciano pubblicamente, gli scritti eccitatori delle passioni popolari, e le
ingiurie scagliate senza ritegno contro le cose e le persone più venerande.
Tutti questi sono foschi indizi del futuro, nè è lungi dal vero il timore che
alle presenti calamità altre anche più calamitose abbiano da seguire. Tuttavia
quali si sieno gli affanni e la battaglie che il domani arrecherà, la Chiesa,
fidata in Dio, non incontrerà nè subirà cosa alcuna per cui abbia a temere per
sè. Hanno da temere i Governi, che non vedono dove s'incamminano, ha da tremare
la società civile, che a tanto maggiori pericoli va incontro, quanto più si
distacca da Cristo liberatore"[4].
Nello stesso anno 1901 in una lettera in data
del 29 giugno e indirizzata ai Superiori generali degli ordini e istituti
religiosi, Leone XIII insisteva ancora sul pericolo dell'apostasia: "Non è
a meravigliarsi, scriveva il chiaroveggente Pontefice, che contro gli ordini ed
istituti religiosi, come in altri tempi, imperversi la Città del mondo, massime
quella setta che, con sacrileghi patti, è più strettamente avvinta al principe
stesso di questo mondo, e più servilmente gli ubbidisce. Pur troppo nei loro
disegni lo sbandeggiamento e l'estinzione degli Ordini religiosi è un' abile
mossa a condurre innanzi il meditato proposito dell'apostasia delle nazioni
cattoliche da Gesù Cristo"[5].
Un quinto ed ultimo avvertimento, Leone XIII
lo dette piangendo in mezzo al sacro Collegio in risposta ad un indirizzo del
cardinal Oreglia, relativo al sovvertimento legale delle Congregazioni:
"Violate già in cento guise le ragioni della Chiesa e del nome cattolico,
ecco andar oltre per la stessa via, sino al sovvertimento legale di sante
istituzioni cristiane... Ah non è sincero amore di pubblica prosperità o
d'incrementi civili, che muove gli artefici di tali sciagure: ciò che si vuole e
si cerca, è il crollo degli ordini cristiani e la ricostituzione degli Stati
sulle basi del naturalismo pagano. Se sta scritto in cielo che tra siffatte
amarezze quest'ultima reliquia si estingua della Nostra giornata, chiuderemo in
rassegnazione le stanche pupille benedicendo il Signore, ma colla persuasione
in cuore fermissima che, venuta l'ora della misericordia, sorgerà egli stesso a
salute delle genti, assegnate in retaggio all'Unigenito di Dio"[6].
E Leone XIII, il vegliardo del Vaticano,
s'addormì, nella pace del Signore, il 20 luglio 1903.
III.
La prima Enciclica del nuovo Papa, indirizzata
al mondo cattolico, riveste un carattere di solennità eccezionale. Il cardinal
Sarto, patriarca di Venezia, successe a Leone XIII. Ascese e si assise nella
cattedra di S. Pietro sotto il nome venerato ed amato di Pio X. Egli dunque si
rivolse a tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi, Vescovi ed altri Ordinari
in pace e comunione colla Sede Apostolica. Ecco ciò che loro disse:
"Nel rivolgervi la prima volta la parola
dalla cattedra del supremo apostolato, alla quale, per inscrutabile
disposizione di Dio, fummo elevati, non fa d'uopo che ricordiamo con quali
lacrime e calde istanze ci adoperammo di allontanar da Noi questo formidabile
peso del pontificato... Per passarci di ogni altro motivo, ci atterrivano sopra
ogni cosa le funestissime condizioni, in cui ora versa l'umano consorzio.
Giacchè chi non iscorge che la società umana, più che nelle passate età,
trovasi ora in preda ad un malessere gravissimo e profondo, che, crescendo ogni
di più e corrodendola insino all'intimo, la trae a rovina? Voi comprendete, o
Venerabili Fratelli, quale sia questo morbo: l'apostasia da Dio... Ai nostri
giorni veramente contro il proprio Creatore fremettero
le genti e i popoli meditarono cose vane[7];
talchè è comune il grido dei nemici di Dio: Allontanati
da noi[8].
E conforme a ciò, vediamo nei più degli uomini estinguersi ogni rispetto verso
Iddio eterno, senza più riguardo al suo supremo volere nelle manifestazioni
della vita privata e pubblica; che, anzi, con ogni sforzo, con ogni artifizio
si cerca che fin la memoria di Dio e la stia conoscenza sia dei tutto
distrutta.
Chi tutto questo considera, bene ha ragione di
temere che siffatta perversità di mente sia quasi un saggio e forse il
cominciamento dei mali, che agli estremi tempi son riserbati, e che già sia nel
mondo il figlio di perdizione di cui
parla l'Apostolo[9].
Tanta infatti è l'audacia e l'ira, con cui si perseguita da per tutto la
religione, si combattono i dogmi della fede, e si adopera sfrontatamente a
sterpare, ad annientare ogni rapporto dell'uomo colla Divinità! In quella vece,
ciò che appunto, secondo il dire del medesimo Apostolo, è il carattere proprio
dell'Anticristo, l'uomo stesso con infinita temerità, si è posto in luogo di
Dio, sollevandosi sopra tutto ciò che
chiamasi Iddio; per modo che, quantunque non possa spegnere interamente in
sè stesso ogni notizia di Dio, pure, manomessa la maestà di lui, ha fatto
dell'universo quasi un tempio a sè medesimo per esservi adorato. Si asside nel tempio di Dio, mostrandosi
quasi fosse Dio"[10].
IV.
Bisogna convenirne. Il linguaggio energico di
Pio X fa seguito ai gravi avvertimenti di Leone XIII. È l'apostasia in marcia
che i due Pontefici denunziano con perspicacia e fermezza affatto apostolica
L'apostasia! profetata da S. Paolo. Non si tratta, infatti, sia nel linguaggio
dell'Apostolo, sia in quello dei Romani Pontefici, d'un'apostasia, cioè di una
defezione parziale, limitata, ma, secondo l'espressione energica del greco, l'apostasia!, hJ aÓpostasi÷a coll'articolo
definitivo, cioè l'apostasia per eccellenza, consistente nella defezione delle
nazioni e di un gran numero di cristiani, che si separeranno apertamente dalla
Chiesa e da Gesù Cristo.
E quest'apostasia, i due Papi ce la mostrano
in marcia. Leone XIII cominciò col denunziarne gli autori, additarne lo scopo,
i mezzi impiegati, le tappo percorso.
Gli autori sono il Principe del mondo, Satana,
e, sotto il suo governo, la setta perversa del Framassoni, nemica di Dio.
Il fine è la distruzione delle istituzioni
cristiane, la religione degli avi rigettata, la ricostituzione degli Stati
sulle basi del naturalismo pagano.
I mezzi impiegati sono la ragione umana eretta
in sovrana e senza legge, la soppressione d'ogni insegnamento cristiano,
l'estinzione degli Ordini e Istituti religiosi, l'assoggettamento dei sacerdoti
fedeli, la separazione della società civile dalla Chiesa.
Le tappe già percorse sono la presa di Roma,
baluardo terrestre della potenza spirituale, il seggio massonico opposto alla
cattedra di Pietro, il contagio che si è propagato da un punto all'altro
dell'Europa, e l'apostasia ufficiale, nazionale della Francia, per la
separazione della Chiesa dallo Stato. Il lamento di Leone XIII emesso, sul
declinar della sua vita, nel concistoro del 24 dicembre 1902, si sarebbe
avverato: uno Stato, la Francia, si sarebbe ricostituita sulle basi dei
naturalismo pagano!
Tutto ciò, Pio X l'ha riassunto nella sua
prima Enciclica. Ritornando egli sulla parola apostasia, caduta tante volte dalle labbra e dalla penna di Leone
XIII, non ha esitato, come il suo augusto predecessore, di pronunziarla
nuovamente, l'11 giugno dell'anno 1905, nella sua Lettera Enciclica ai vescovi
d'Italia sull'Azione cattolica:
"Continui strappi si vanno facendo alle pacifiche conquiste della Chiesa,
tanto più dolorosi e funesti, quanto più la società umana tende a reggersi con
principi avversi al concetto cristiano, anzi ad apostatare interamente da
Dio"[11].
Ma Pio X è andato ancora più oltre. Denunziata
l'apostasia, egli ha avuto la fermezza d'indicare ciò che accadrebbe, se
andasse ogni dì più crescendo. Citiamo di nuovo le gravissime parole della sua
prima Enciclica: "Chi tutto questo considera, bene ha ragione di temere
che siffatta perversità di menti sia quasi un saggio e forse il cominciamento
dei mali, che agli estremi tempi son riserbati: e che gia sia nel mondo il figlio di perdizione, di cui parla
l'Apostolo".
V.
L'Anticristo! ecco dove finirà l'apostasia,
allorchè avrà raggiunto in estensione e perversità il grado assegnatole dalla
pazienza divina.
Ma le parole di Pio X lascerebbero forse
intendere che F Anticristo sarebbe già nel mondo? Non si potrebbe affermarlo
con certezza. Esso devonsi veramente interpretare secondo i testi seguenti di
san Giovanni: "Siccome udiste che
l'Anticristo viene, anche adesso molti sono diventati anticristi"[12].
- "Qualunque spirito che divida
Gesù, non è da Dio: e questi è un Anticristo, il quale avete udito che viene, e
già fin d'adesso è nel mondo"[13].
- "Molti impostori sono usciti pel
mondo, i quali non confessano che Gesù Cristo sia venuto nella carne: questi
tali sono impostori ed Anticristi"[14].
Come nel passato il vero Cristo, Signor
nostro, ha avuto dei precursori, che erano suoi tipi e figure profetiche:
Abele, Isacco, Giuseppe, Davide, Giona ecc.; così per una permissione divina,
l'Anticristo ha pure i suoi: Antioco Epifane, Nerone, Diocleziano, Galerio,
Giuliano Apostata, Maometto, ecc. Ai nomi di questi precursori nel passato,
altri se ne potrebbero aggiungere nel presente. Ma ciò che v'ha di doloroso e
di grave si è che la società umana, incredula ed ostile, si trasforma essa
medesima, secondo l'osservazione di Pio X, in vero Anticristo.
"Tanta è l'audacia e l'ira con cui si
perseguita da per tutto la religione, si combattono i dogmi della fede, e si
adopera sfrontatamente a sterpare, ad annientare ogni rapporto dell'uomo colla
Divinità! In quella vece, ciò che appunto, secondo il dire del medesimo
Apostolo, è il carattere proprio dell'Anticristo, l'uomo stesso, con infinita
temerità, si è posto in luogo di Dio, sollevandosi sopra tutto ciò che chiamasi Iddio; per modo che, quantunque non
possa spegnere, interamente in sè stesso ogni notizia di Dio, pure manomessa la
maestà di Lui, ha fatto dell'universo quasi un tempio a sè medesimo per esservi
adorato. Si asside nel tempio di Dio
mostrandosi quasi fosse Dio". Così si è espresso Pio X.
Nei secoli passati, soltanto alcuni uomini
perversi o sétte nefaste avevano rappresentato l'Anticristo: ai giorni nostri,
è l'uomo in generale, è l'umanità ribelle che prende posto accanto agli antichi
Anticristi, preparando l'Anticristo straordinario, l'Anticristo propriamente
detto.
È, infatti, manifestamente annunziato questo
Anticristo propriamente detto. Se, ne' testi citati più sopra, S. Giovanni non
si occupa che degli uomini perversi, i quali, animati dallo spirito
dell'Anticristo, possono essere considerati come suoi precursori e meritano di
portarne il nome, egli lascia intendere, come pure Pio X, che verso la fine del
mondo, qualcuno sorgerà ad esser l'avversario accanito di nostro Signore, suo
rivale, secondo la parola Anticristo,
che vuol dire contro il Cristo, avversario di Cristo.
Chi sarà dunque quest'empio misterioso di cui
certi uomini perversi non sarebbero stati che pallide figure?
[1] II Thess. II, 1-3.
[2] Allocuzione pronunziata da S. Santità Leone XIII nel Concistoro
segreto del 30 settembre 1889.
[3] Al signor cardinal Rampolla dei Tindaro, nostro segretario di Stato, -
dal Vaticano, l'8 ottobre 1895.
[4] Allocuzione concistoriale su i pericoli che minacciano la Chiesa e la
società civile, 15 agosto 1904.
[5] Lettera di S. Santità Leone XIII ai superiori generali; degli Ordini
ed Istituti religiosi.
[6] Allocuzione di Leone XIII al Sacro Collegio tenuta il 28 dicembre
1902.
[7] Ps. II, 1.
[8] Ibid.
XXI, 14.
[9] II Thess. II, 3.
[10] II Thess. II, 2. - Enciclica
di S. Santità Pio X: E supremi
apostolatus cathedra.
[11] Lettera Enciclica di Pio X ai Vescovi d'Italia sull'azione cattolica.
[12] I Joan. II, 18.
[13] Ibid. IV, 8.
[14] II Joan. 7.