Un ostacolo alla venuta dell'Anticristo e un custode per mantenere l'ostacolo
Dal Libro
L'ANTICRISTO
Di AGOSTINO LÉMANN
CAN. ONOR. DELLA PRIMAZIALE DI LIONE, PROF. DI
S. SCRITTURA E DI LINGUA EBRAICA PRESSO LA FACOLTÀ CATTOLICA
CAPITOLO VI.
Conclusione: - Chi or lo rattiene, lo
rattenga, fino che sia levato di mezzo.
Sommario. - I.
Un ostacolo alla venuta dell'Anticristo e un custode per mantenere l'ostacolo.
- II Che ha fatto Leone XIII per mantenerlo. - III. Che cosa fa attualmente Pio
X. - IV. Che sarebbe l'apostasia se divenisse generale. - V. Tutto si può
restaurare in Cristo.
I.
Poichè l'apostasia deve essere il mezzo
preparatorio alla venuta dell'Anticristo, e il flagello più formidabile che
metterà in iscompiglio, il mondo; non è dunque chiaro che abbiamo da lottare
per respingerlo, sforzandoci di ricondurre a Gesù Cristo e alla chiesa le
nazioni, le famiglie, gli individui, che se ne son separati o minacciano di
farlo? Il vento d'acciecamento e di defezione che trasporta già una parte della
società e la vuol laicizzata, ossia sottratta al Vangelo e alla Chiesa, forse è
passeggero, avendo Dio fatto sanabili le nazioni. L'idea cristiana può anche
ora rallegrare, imbalsamare e vivificare il mondo come per il passato. Non
bisogna dunque scoraggiarsi.
Tutt'altro! bisogna mettersi risolutamente
all'opera e mettervisi con confidenza e generosità. Leone XIII non ne dette
l'esempio e Pio X non lo dà attualmente?
Che non fece Leone XIII per rattenere gli
individui e le nazioni sul baratro fatale dell'apostasia? Limitiamoci alle
nazioni.
Tutta la politica religiosa di quel gran Papa
sembra essersi ispirata a quella esortazione di S. Paolo: "Chi or lo
rattiene, lo rattenga, fino che sia levato di mezzo: Qui tenet nunc, retineat, donec de medio fiat"[1].
È noto in qual occasione S. Paolo fece
intendere quest' esortazione. Dopo aver delineato il ritratto dell'Anticristo,
come è stato riprodotto in questo pagine, S. Paolo scoprì ancora ai
Tessalonicesi che un ostacolo ritardava la venuta dell'uomo del peccato: "Voi sapete che sia quello che lo rattiene,
affinchè sia manifestato a suo tempo"[2];
poi aggiunge: "Che chi or lo
rattiene, lo rattenga, fino che sia tolto di mezzo". Siccome la
Tradizione non ha conservato le spiegazioni verbali date dall'Apostolo ai
Tessalonicesi, alcune opinioni contrarissime si sono formate nel corso dei
secoli. Rispettando profondamente le une e le altre, noi preferiamo quella data
da san Tommaso d'Aquino. L'interpretazione dell'Angelo delle scuole spiega, il
passato e rischiara l'avvenire.
Risulta evidentemente dalle parole di san
Paolo che v'ha, contro l'apparizione dell'Anticristo , un ostacolo (to«
kate«con) e qualcuno che trattiene l'ostacolo (oj kate«cwn); v'ha una barriera e una
contro barriera. L'Anticristo non farà la sua apparizione se non quando,
rigettato e messo da parte il custode dell'ostacolo, l'ostacolo stesso sarà
tolto.
Or qual è quest' ostacolo, qual è la barriera
?
È, risponde S. Tommaso, l'unione e la
sottomissione alla Chiesa Romana, sede e centro della fede cattolica. Finchè la
società rimarrà fedele e sottomessa all'impero spirituale romano,
trasformazione dell'antico impero temporale romano[3],
l'Anticristo non potrà comparire. Questa è la barriera, questo e l'ostacolo.
Ma, per benefizio di Dio, accanto a questo
ostacolo, v'è un custode, incaricato di vegliare, incaricato di custodirlo; e
questo custode è il Papa, Vicario di Gesù Cristo. Finchè il custode sarà
riconosciuto, rispettato, ubbidito, l'ostacolo sussisterà, la società rimarrà
fedele all'impero spirituale romano e alla fede cattolica. Ma se questo
custode, il Papa, viene ad essere disconosciuto, messo da parte, rigettato, con
lui sparirà anche l'ostacolo e l'Anticristo sarà libero di comparire: "Qui tenet,
scilicet, romanum imperium, teneat illud donec ipsum fiat de medio. Quia medium
est dum universis circumquaque imperat, quibus ab ipso recedentibus, de medio
anferetur, et tunc ille iniquus opportuno sibi tempore revelabitur"[4].
II.
Ebbene, Leone XIII non fu fedele
all'esortazione dell'Apostolo? Non si sforzò di mantenere l'ostacolo, cioè la
fedeltà alla fede cattolica e all'impero spirituale romano? È stato questo lo
scopo di tutta la sua vita pontificale, come lo esprimeva un giorno al Sacro
Collegio: "Il governo della Chiesa, diceva egli, ci apparve da prima come
un peso formidabile e tale è ancora pel sopravvenire di tempi malvagi e la
condizione fatta difficile alla Chiesa, dal timore di un avvenire più terribile
ancora per la Chiesa e la società... A questo scopo abbiamo creduto che l'opera
più opportuna e più conforme alla Nostra dignità era di mostrare ai popoli e ai
principi questo porto di salute e di aiutarli ad entrarvi. Noi abbiamo
consacrato la Nostra vita a questo scopo, persuasi che noi facciamo così per
gli interessi della religione e della società"[5].
Con quanta costanza e fermezza questo scopo
non è stato seguito dall'augusto Pontefice! Appena posto al governo della
navicella di Pietro, Leone XIII, come il pescatore che riprende una dopo
l'altra le maglie rotte delle sue reti malconcie, si mise a riprendere tutti i
fili intricati delle relazioni diplomatiche. Ogni Stato, non solamente dell'
Europa, ma del mondo intero, fu l'obietto delle sue cortesie e delle sue cure: Chi or rattiene, rattenga. Limitiamoci a
un compendio rapido de' suoi sforzi per ricuperare, magari con un sol filo, le
nazioni alla Chiesa:
Concordato con la Repubblica dell'Equatore
(nel 1881).
Concordato con l'Austria-Ungheria per la
Bosnia e l'Erzegovina (1888l).
Accordo col governo Russo su certe questioni
ecclesiastiche (l882).
Convenzioni colla Svizzera per regolare
l'amministrazione ecclesiastica del Ticino e l'amministrazione regolare della
diocesi di Basilea (1884).
Concordato col Portogallo per le Indie
Orientali (1885).
Concordato col Montenegro (1886).
Ristabilimento delle relazioni diplomatiche
col Belgio (1886).
Promozione di un cardinale negli Stati Uniti
(1886).
Arbitraggio tra la Germania e la Spagna,
riguardo alle Caroline (1886).
Scambio di benevoli rapporti con la Turchia,
la Persia, la Cocincina, la Cina (1886).
Conciliazioni con la Germania e cessazione del
Kulturkampf (1887).
Concordato colla repubblica della Colombia
(1887).
Riallacciamento delle relazioni diplomatiche
con la Russia (1888).
Conciliazioni col governo Inglese su certi
punti dell'amministrazione ecclesiastica dell'isola di Malta (1890).
Appello all'Oriente e visita di un Legato, il
cardinal Langénieux, a Gerusalemme (1893) ecc. ecc.
Quanto cure, quanta pazienza, quanta prudenza
tutti questi spinosi negoziati non hanno richiesto! Ma importava che Colui che rattiene, rattenga! Nella sua
allocuzione al Sacro Collegio, in occasione dei XXV˚ anniversario della sua
elezione, il 29 febbr. 1903 Leone XIII diceva: "Ecco l'ultima nostra
lezione: ascoltatela ed imprimetevela bene nell'anima: Iddio ordina di
ricercare soltanto nella Chiesa la salute, di ricercare l'istrumento della
salute, veramente forte e sempre utile, nel Pontificato Romano".
Ma tra tutte le nazioni che Leone XIII cercò
così di richiamare e ritenere nell'unione col Pontificato Romano, ve ne è una,
la Francia, ~ cui il suo cuore paterno prodigò forse più che a ogni altra
tesori d'affetto, di longanimità e di delicatezza. Perchè il male v'era più
profondo, e la tendenza all'apostasia più grave, non indietreggiò dinanzi ad
alcun sacrifizio per arrestare la defezione! Il giornale Il Monitore di Roma lo disse con tali parole che ci sembra utile
riferire. "Chi più del Papa attuale ha versato sulla Francia tesori
d'affettuosa longanimità e di paterna misericordia? Si esamini la storia delle
relazioni tra Parigi e Roma durante questo pontificato. Quando si è veduto
unirsi il tatto più meraviglioso alla pazienza più dolce, mentre la guerra
incrudeliva, le istituzioni religiose minacciavano di cadere in ruina, quando
le più basse passioni di parte erano condotte all'assalto contro la Chiesa? È
Leone XIII che ha scritto quell'Enciclica Nobilissima
Gallorum gens il cui titolo solo, superbo ed armonico, resterà sempre come
un omaggio glorioso reso a questa nazione privilegiata; è Leone XIII che ha
indirizzato al sig. Grévy una lettera di pace e di spirito di conciliazione,
per arrestare la Repubblica sulla via dei conflitti; è lui che, non ostante le
riduzioni continuamente fatte al bilancio dei culti, volle onorar quel paese
creando tre cardinali, sicchè la Francia resterà sempre, dopo Roma, alla testa
del Sacro Collegio; è lui che ha esaurite tutte le vie della riconciliazione,
che non ha voluto nè rompere col Governo, nè lasciare scindere il Concordato,
che è la base della pace religiosa in Francia; è, in una parola, lui, e forse
lui solo che, colla maestà della sua pazienza e maestria, ha mantenuto gli
ultimi avanzi di lunghi secoli d'armonia e di feconda cooperazione. Alla
dolcezza di Pio VII, Leone XIII ha unito l'affezione affettiva, continuamente
operosa, lo spirito ponderato, l'equilibrio armonioso degli atti e degli
insegnamenti, per forzare in qualche modo il partito al potere a indietreggiare
dinanzi a tante responsabilità e mancanze. Al disopra delle fervide gare delle
combriccole parlamentari, Leone XIII ha veduto ed amato la Francia; non ha
voluto farne la vittima espiatrice della persecuzione del radicalismo alleato
colla framassoneria"[6].
Sì, un giorno la storia lo dirà, Leone XIII
fece di tutto per strappare la Francia all'apostasia, per conservarle i
benefizi inapprezzabili della pace civile e religiosa. E tuttavia con quanta
ingratitudine non hanno pagato i suoi sforzi! Quanti lamenti contro le sue
direzioni pontificie! Quante accuse, quante violenze di linguaggio! Ma egli
sempre calmo e intrepido in mezzo alle contraddizioni da qualunque parte
vengano, non cessò di effettuare la sua parola: "Una gran tempesta si
prepara, bisogna sostenere una lotta accanita". Questa lotta accanita, o
magnanimo Pontefice, voi la sosteneste per mantenere l'ostacolo contro l'apostasia
della Primogenita della Chiesa. È per esser fedele fino all'ultimo momento alla
vostra missione di custode dell'unione, che voi volete morire in piedi!
III
L'esempio dato da Leone XIII viene conti-nuato
da Pio X gloriosamente regnante. Assiso appena sulla cattedra di S. Pietro ,
una delle prime parole del novello Pontefice è questa : "Tutto ciò che
Leone XIII ha detto,scritto e fatto, Pio X l'ha confermato e lo conferma".
Leone XIII aveva faticato, lottato e sofferto per tener unite le nazioni, magari
con un filo, alla Chiesa Romana, centro della fede cattolica e ostacolo alla
venuta dell'Anticristo: Chi or lo
rattiene lo rattenga! Prima che allontanarsi da questo programma Pio X ha
affermato ed anche aumentato: "Non solamente ricuperare, ma tutto
restaurare: Instaurare omnia in Christo,
tutto restaurare in Cristo"[7].
, Quando Leone XIII, ben sapendo le distruzioni progettate dalle sette
massoniche e anticristiane, ordinò, come segno della perpetuità della Chiesa ,
il riabbellimento di S. Giovanni Laterano, si racconta elle dicesso agli
architetti: "Mentre il mondo
s'allontana da Cristo, io voglio che la sua immagine risplenda in una chiesa
più bella![8]"
Non è solamente in una chiesa più bella, quella del Laterano, ma nel mondo
intero, che Pio X ha la nobile ambizione eli far risplendere l'immagine di
Cristo: Tutto restaurare in Cristo! Coll'Enciclica pontificia E supremi apostolatus cathedra, le
grandi linee di questa restaurazione sono tracciate. Già sotto la condotta sì
perspicace, sì ferma del nuovo Papa, i cattolici si organizzano, prendono
posizione, riparano le breccie e fanno fronte al nemico. "Perchè, infatti,
la guerra è dichiarata". Il Pontefice lo afferma. Egli ha inteso
"fremer le nazioni" ed ha sorpreso "i popoli che meditano cose
vane". O piuttosto ha avvicinato l'orecchio al cuore dell'umanità
agonizzante ed ha compreso che una malattia acuta la rode fino a minacciarla di
morte. Questa malattia è l'abbandono di Dio: è l'apostasia. È la ribellione
dell'orgoglio che si innalza contro il Creatore, contro Dio da cui deriva ogni
benefizio, per dirgli di ritirarsi dall'uomo: Recede a nobis, È il delitto dell'uomo che sostituisce sè stesso a
Dio. È la follia dell'Anticristo che si presenta invece di Dio medesimo alle
adorazioni del mondo: le verità sante non solamente impugnate, ma rigettate con
disprezzo; la legge divina calpestata, la morale cristiana sconosciuta o
vilipesa. E, come conseguenza inevitabile, in mezzo ai progressi materiali che
nessuno può contestare, la lotta dell'uomo contro l'uomo, ogni di più
implacabile"[9].
Al momento presente due vie stanno dunque
dinanzi alla società umana: O corrispondere agli insegnamenti di Leone XIII e
agli inviti di Pio X. E questa sarebbe la restaurazione in Cristo, la
guarigione delle nazioni, il ritorno ad una saggia e vera libertà,
all'eguaglianza di tutti nel cuore di Dio, a una fratellanza sincera tra i
piccoli e i grandi, tra il capitale e il lavoro.
O, disprezzando gli insegnamenti di Leone
decimoterzo e gli inviti di Pio X, la società umana si ostinerà a proseguire la
via nella quale si è incamminata; e allora questa potrà essere, in un tempo non
lontano, il generalizzarsi dell'apostasia.
IV.
Che cos'è dunque l'apostasia generalizzata? Un
episodio del popolo ebraico, nell'XI secolo della sua storia, lo spiega:
Uno de' suoi profeti , Ezechiele , era stato
trasportato in ispirito dal soffio di Dio nel tempio di Gerusalemme, in quel
famoso tempio in cui si concentrava la vita intiera della nazione: Figliuolo dell'uomo, alza i tuoi occhi e
guarda, dice il Signore al suo Profeta. Fili
hominis, leva oculos! E il Profeta alzando gli occhi, guardò nel santuario,
la parte più santa del tempio, e vi vide un idolo, l'idolo della Gelosia. Questo ora Baal, la più infame di tutto le
divinità fenicie, chiamata cosi da Jahvé stesso, ferito al cuore. E davanti a
Baal chi dunque stava prostrato? Il sacerdozio!... Si, una parte del
sacerdozio, alcuni sacerdoti divenuti apostati![10]
Il Profeta rimase stupefatto. Ma già il soffio di Dio lo trascina in un'altra
parte del tempio: Figliuolo dell'uomo,
apri la muraglia, Fili hominis, fode parietem. Ed a traverso al foro
praticato nella muraglia, il Profeta scopre una stanza segreta; sui muri di
questa stanza segreta, tutto all'intorno, pitture di rettili e di animali,
dinanzi a queste pitture di rettili e d'animali, settanta uomini, co' turiboli
in mano, che le adoravano. E i settanta uomini che cosi adoravano le pitture
dei rettili e degli animali, erano settanta seniori, cioè i nobili, la classe
dirigente presso il popolo ebraico; e la classe dirigente era divenuta spostata[11].
Il Profeta tremava; ma il soffio di Dio ancora lo trasportò in un'altra parte
dei tempio: Figliuolo dell'uomo, volgiti da questa parte e vedrai! Adhuc conversus videbis! Ed il Profeta
voltandosi, vide alcune donne assise per terra. Queste donne assise in terra
piangevano; ma quello ch'esse piangevano, era Adonai, il Dio della voluttà, che
si diceva morto. Lacrime e singhiozzi! Ah! vi ha ordinariamente qualcosa di
sacro nelle lacrime. Ma mentre nella donna, solamente le tenerezze legittime o
le estasi della pietà dovrebbero farle versare, sulla faccia apostata delle
indegne discendenti di Rebecca e di Rachele, era la passione non soddisfatta
che io faceva versare![12]
Ma il soffio di Dio trasportò, per la quarta
volta, il Profeta, all'ingresso del tempio. Tu, certamente, figliuolo
dell'uomo, hai veduto! Se anche altrove ti volgerai, vedrai. Certe vidisti, fili hominis; adhuc conversus
videbis. E il Profeta guardando vide venticinque uomini vicini al
vestibolo. Questi venticinque uomini vicini al vestibolo voltavano la schiena
al tempio dei Signore e la faccia all'oriente e adoravano il sole. Ora, questi
venticinque uomini in fondo al tempio appartenevano al popolo; e perchè il
popolo è precipitoso nelle sue conclusioni, si vede bene che i venticinque
uomini voltavano la schiena al tempio del Signore[13].
E così, popolo, donne, nobili, sacerdozio:
l'apostasia era dappertutto, in alto e in basso della società giudaica. L'
apostasia, il più grande de' peccati, che consiste, come indica l'etimologia
della parola (ajpo« stasi«ß) mettersi lontano; lontano
dalla verità conosciuta, lontano dalla vera religione. L'apostata nel giudaismo
si metteva lontano dal Dio unico. L'apostata nel cristianesimo si mette lontano
da Cristo Redentore e dal Papa suo Vicario, che lo rappresenta qui in terra.
Ma il Signore, dice la Bibbia, continua a
rivolgersi al profeta Ezechiele: Certamente,
o figliuolo dell'uomo, tu hai veduto; è forse piccola cosa per la casa di Giuda
il fare queste abominazioni al suo Dio? eppure le hanno commesse e mi hanno
irritato[14]. Anch'io pertanto nel mio furore agirò...
Successe allora una di quelle scene bibliche che provano quanto è paziente in
questo mondo la giustizia di Dio.
La scena s'era ingrandita. Tutti i veli erano
caduti. Jeova stesso, in persona, s'era all'improvviso manifestato al suo
Profeta. Il Signore aveva preso un atteggiamento di maestà oltraggiata, stava
in procinto di andarsene. Fiamme abbaglianti l'attorniavano da tutte le parti.
Non eran più angeli dalle forme graziose, come nella visione di Giacobbe, che
gli facevano scorta, ma quattro animali straordinari, ciascuno de' quali aveva
alla sua volta figura d'uomo, di toro, di leone, d'aquila, che gli formavano
come un cocchio[15].
Ora, cosa degna d'esser notata, Jahvé, che stava per abbandonare Gerusalemme,
non poteva risolversi a lasciare muovere il suo cocchio. Il Profeta lo vide,
quando, lasciato il santuario, si era fermato nel vestibolo de' sacerdoti: e
pareva attendesse un grido di pentimento; il corteo s'arresta ancora sulla
soglia del tempio: una terza volta in mezzo alla città. A ciascuna formata si
sentiva come un romore di singhiozzi: "Popolo mio, Popolo mio, che t'ho
dunque fatto per dover esser trattato in tal guisa da te Non sono io che ho
benedetto la tua cuna, il posto di onore che tu occupi? Non sono io che ti ho
dato una terra privilegiata, uomini grandi, eroine, una letteratura, una storia
senza uguali? Convertiti dunque, o Gerusalemme, chè vi è tempo ancora! Tu ti
sei adirata; ma io non voglio adirarmi!... , Ed il corteo si rimise in marcia.
Si era arrivati alle mura della città; il cocchio le passa. Sembrava che tutto
fosse ormai finito. Ebbene, no. Oh tenacità dell'amore, che ha risoluto di
tentar l'ultima prova. Sovra una montagna vicino a Gerusalemme, quella degli
Olivi, andò a porsi la gloria del Signore. Là, riferisce un'antica tradizione
ebraica, Jahvé attese tre mesi, nel medesimo punto dove, sei secoli più tardi,
il Cristo rigettato doveva fare ascoltare il suo singhiozzo di dolore: Geusalemme,
Gerusalemme, io ho voluto radunare i tuoi figli! Ma finalmente, dopo lungo
attendere, un giorno, il cocchio disparve...[16].
Alcune settimane più tardi l'esercito dei
Caldei col terribile Nabucodonosor e, in seguito, quello de' Romani con Tito,
l'uno e l'altro, agili come leopardi, mettevano tutto a fuoco e sangue: e sulle
ruine di quella che ora una patria, si poteva innalzare una colonna con questa
iscrizione : Finis Judaeae! Fine
della Giudea!
Con l'Anticristo, succeduto all'apostasia
generale, questa sarà più che la ruina delle nazioni, sarà un giogo pesante e
ignominioso, tale che l'umanità non ne avrà nel passato subito uno simile[17].
Che Dio delle misericordie salvi per lungo
tempo ancora la società da un si terribile avvenire. Apportando ai piedi di Pio
X un costante e generoso concorso, i cattolici possono sperare una
riedificazione dell'edifizio sociale, che richiamerà i bei giorni. Pio X
stesso, la pensa così e ne fa cenno nella sua enciclica "sull'Azione
cattolica". - "Quale prosperità e benessere, quale pace e concordia,
quale rispettosa soggezione all'Autorità e quale eccellente governo si
otterrebbero nel mondo, se si potesse attuare per tutto il perfetto ideale
della civiltà cristiana. Ma posta la lotta continua della carne contro lo
spirito, delle tenebre contro la luce, di Satana contro Dio, tanto non è da
sperare, almeno nella sua piena misura. Non per questo è da perdere punto il
coraggio. La Chiesa va innanzi imperterrita, o mentre diffonde il regno di Dio
là dove non fu peranco predicato, si studia per ogni maniera di riparare alle
perdite nel regno già conquistato. Instaurare
omnia in Christo è sempre stata la divisa della Chiesa, ed è
particolarmente la Nostra nei trepidi momenti che traversiamo. Ristorare ogni
cosa, non in qualsivoglia modo, ma in Cristo. Ristorare in Cristo non solo ciò
che appartiene propriamente alla divina missione della Chiesa di condurre le
anime a Dio, ma anche ciò che da quella divina missione spontaneamente deriva,
la civiltà cristiana nel complesso di tutti e singoli gli elementi che la
costituiscono"[18].
La nostra vecchia Europa, parte costitutiva e,
per lungo tempo, principale di questa civiltà cristiana non contiene più questi
elementi di ristorazione?... "Figlio dell'uomo, voltati da questa parte,
che vedi tu? Adhuc conversus videbis?"
Quello che si vede da questa parte (e vi
ringraziamo, o Signore, di farcelo vedere), è un santuario, ma un santuario
mondo da ogni idolo di Gelosia. In questo santuario, un sacerdozio, e quanto è
bello nella scarsa gerarchia questo sacerdozio! Alcuni sacerdoti intorno ai
loro vescovi, alcuni vescovi intorno al Papa, il Papa unito a Cristo! Sulla
faccia di molti, le stimmate del dolore; ma sulle loro labbra il cantico di S.
Paolo: "Maledetti, benediciamo, Maledicimur
et benedicimus: perseguitati, abbiamo pazienza; bestemmiati, porgiamo
suppliche"[19]. O
Europa puoi andar superba del sacerdozio cattolico! Spera, spera ancora...
Questo sacerdozio può giovare ancora per molto tempo al bene delle nazioni!
"Figliuolo dell'uomo, voltati da questa
parte, che vedi tu? Adhuc conversus
videbis?"
Quello che ancora si vede, o Signore, è la
fede addormentata che si risveglia nelle classi elevate, un movimento che
principia, scuole che rinascono, circoli, patronati, catechismi che si
moltiplicano, congressi che si tengono, una stampa coraggiosa che combatte, le
idee di giustizia, di diritto, di libertà che si raddrizzano, vibrano, non
vogliono morire.
"E da questa parte ancora, figliuolo
dell'uomo, che cosa tu vedi? Adhuc
conversus videbis?"
Si vedono, o Signore, donne in ginocchioni,
che piangono. Ma questa volta le lacrime versate sono per il Signore; per il
Signore nell'amore; per il Signore nella penitenza; per il Signore
nell'espiazione. Vergini dei Carmelo, Figlie della Carità , Piccole suore dei Poveri,
o spose di Gesù Cristo! E voi ancora, o madri cristiane, nobili donne di tutti
i paesi! Un mondo empio vi motteggia o vi bestemmia. Si sappia almeno che,
sovra un suolo che trema e in un orizzonte di tempeste, vi sono cuori di donne
che amano Gesù Cristo, la Chiesa e la patria di un amore di cui le labbra sono
impotenti a esprimere gli infuocati ardori. Il cielo ne è commosso, e la terra
esulta di speranza.
"Figliuolo dell'uomo, voltati da questa
parte, che vedi tu? Adhuc conversus
videbis?"
Quello che si vede, o Signore, è uno
spettacolo incantevole! Sono operai, lavoratori, i figliuoli del popolo, di
quel popolo il cuore del quale ha per sì lungo tempo e sì fortemente palpitato
per Gesù Cristo! Fuori del tempio di Dio, dove i settari e i caporioni li
avevano trascinati, si vedono dei gruppi che. rivoltano, che risalgono, che
ritornano al tempio del Signore. Le loro mani tese si volgono di nuovo verso la
croce: e, al bisogno, il loro petto diverrebbe scudo per difenderla.
V.
Allo spettacolo di questi segni consolatori e
fortificanti, ah! non è la disperazione nè lo scoraggiamento, ma la confidenza
e l'energia che devono trovar posto nel loro cuore. Con Pio X abbiamo la
volontà e la forza di tutto restaurare in
Cristo. Ricondurre la società a Cristo! tutto il resto è secondario dinanzi
a questo grande compito. Impavidi e fedeli ai consigli pontifici![20]
l Tale dove essere la nostra parola d'ordine. Le ultime generazioni cristiane,
nel loro insieme più provate di noi, sapranno innalzarsi sino all'eroismo, per
mantenere contro l'Anticristo il complesso delle verità cristiane, base di ogni
civiltà. Lasciamo ad esse un profumo d'esempi che le allieti e le incoraggi.
Affermare le verità cristiane, comunicare le
verità cristiane, difendere le verità cristiane, sono le tre parole che
compendiano i nostri doveri verso Cristo e la società. Per compiere questi
doveri la Chiesa non risparmia pene e fatiche e, ad esempio della Chiesa, non
le deve risparmiare neppure il cristiano.
[1] II Thess. II, 7.
[2] II Thess. II, 6,7. " Et quid deitneat scitis, ut reveletur in suo tempore... tantum ut qui
tenet nunc, teneat, donec de medo fiat".
[3] "Cum temporale Romanorum imperium
a longo jam tempore sit eversum, nec tamen apparuerit Antichristus, ipsa patet
experientia id de temporali hoc imperio intelligi non debere.
"De qua
itaque?
"De
defectione a spirituali Romanorum imperio, seu de defectione generali a fide
catholica romanae Ecclesiae: Ita S. Thomas, et alii communiter.
"Dicendum,
inquit S. Thomas, quod nondum cessavit (Romanorum imperium), sed est commutatum
de temporali in spirituale; et ideo dicendum est quod discessio a romano impeio
itelligi debet, non solum a temporali, sed a spirituali, scilicet a fide
catholica romanae Ecclesiae (Bernard. a
Piconio, Epist. B. Pauli triplex expositit.:
II Epist. Ad Thess., cap. II, 3.)
[4] S. Thomas, Opusc. LXVIII, De Antichrist., ed. di Parma, 1864, t. XVII, p. 439. -
L'espressione ebraica "De medio fiat"
significa, dice Estio, la separazione da qualcuno o da più. "Exibunt Angeli, et separabunt malos de medio
justorum" (Matth. XIII).
"Exite de medio eorum, et separamini"
(II Corinth. VI)
[5] Allocuz. di Leone XIII al Sacro Collegio 2 marzo 1887.
[6] Il Monitore di Roma, 24
maggio 1886
[7] Encicl. E supremi apostolatus
cathedra.
[8] L'Univers, 26 luglio 1896.
[9] Lettera di S, E. il cardinal Coulliè, arcivescovo di Lione, per la
pubblicazione dell' Encicl. E supremi
apostolatus cathedra.
[10] Ezech. VIII, 3-6.
[11] Ezech. VIII, 7-12.
[12] Id. VIII, 13,14.
[13] Ezech. VIII, 15-18.
[14] Id. VIII, 17, 18.
[15] Ezech. VIII, 2-4; I,
4-14; 26-28.
[16] Ezech. VIII, 6; IX, 3; X,
4, 18, 19; XI, 22, 23.
[17] Si domanda: Questo generalizzarsi dell'apostasia, che darà luogo alla
venuta dell'Antecristo, sarà un fatto compiuto prima della sua venuta; oppure,
già stabilita o, piuttosto, già stabilita in larga scala, si compirà soltanto
pel fatto e sotto il regno del figlio di
perdizione?
L'apostasia o la separazione dalla fede
cattolica e dal Pontificato romano, dovrà essere generale, un fatto compiuto,
dicono Engelberto, Trionfo, Estio. - Esso non sarà che una via da compiersi, ma
già su larga scala, rispondono il Sote, il Bellarmino, Giustiniano.
Quest'ultima opinione sembra più probabile, poichè S. Paolo dice che dopo la
defezione e l'apostasia, l'Anticristo apparirà in omne seuctione iniquitatis (II Thess. II, 10). Esso dunque aumenterà l'apostasia e la renderà più
universale.
[18] Lett. Encicl. di S. S. Pio X ai vescovi d'Italia sull'Azione Cattolica, 11 giugno 1905.
[19] I Cor. IV, 12.
[20] È questa l'insistente preghiera di Pio X nella lettera indirizzata al
cardinale arcivescovo di Lione:
Al
nostro caro Figlio, S. Eminenza Rev. Pietro Coullié, Cardinal Prete,
Arcivescovo di Lione e Vienna.
PIO
X PAPA
Carissimo Figlio, salute e apostolica
benedizione.
L'attenzione che hai avuto verso di Noi,
scrivendoci ultimamente, nell'anniversario della Nostra esaltazione al sommo
Pontificato ci é stata di vero conforto in mezzo a tutte le Nostre
preoccupazioni specialmente a quelle procurateci, come ben comprenderai, dalle
cose di Francia. I sentimenti di profondo attaccamento e di rispettosa unione
alla Nostra persona e alla Sede Apostolica, che tu vi manifesti, Ci erano già
noti. Ma ciò che nella tua lettera Ci è riuscito particolarmente grato è la
confidenza con cui affermi che i tuoi
compatriotti non abbandoneranno giammai la fede degli avi; e che nella tua
diocesi specialmente, tutti i fedeli si uniscano fermamente per la difesa della
fede e gareggino di zelo nell'obbedire alle prescrizioni del Pontefice romano.
Qual soggetto di consolazione per Noi! v'e bisogno di dirtelo? È questa una
prova smagliante che Dio è ancora con la Francia, e che non permetterà mai che
essa cada nell'abisso in cui vorrebbe precipitarla la malizia di troppi.
In quanto a Noi non cesseremo mai
d'implorare la divina misericordia su di te, la tua chiesa e la tua patria; ma
al tempo stesso Noi preghiamo, noi
supplichiamo tutti i buoni di ascoltare con zelo ogni dì più docile le
istruzioni del Vicario di Cristo per la comune salvezza.
Dato in Roma, presso S. Pietro, il 9
agosto 1905, anno terzo del nostro pontificato.
PIO
X PAPA.