Conoscendo la mentalità di falsi profeti del Concilio - II
Conoscendo la mentalità di falsi profeti del Concilio
LA MESSA SUL MONDO
PIERRE TEILHARD DE CHARDIN
LA MESSA SUL MONDO
PIERRE TEILHARD DE CHARDIN
Sala Paolo VI delle Udienze in Vaticano : L'orribile arte di ispirazione Teilhardiana, la resssurrezione o la materia che se fa carne?
Il
Sacramento del Mondo
Si può forse
introdurre una Introduzione? Ci si entra: e tutto è detto. Come fare una
Prefazione ad una preghiera che, adeguatamente suddivisa, potrebbe fornire A
testo di numerosi Prefazi eucaristici?
In queste
pagine, Teilhard ha portato fino alle estreme possibilità quella consacrazione
del Mondo di cui la stessa Eucarestia è il sommo Sacramento. Tramite i simboli,
intesi alla misura del divenire del Mondo e del lavoro umano, la sua preghiera
travalica i limiti solitamente assegnati alle nostre eucaristie. Privato del
potere di «dire» la messa, Teilhard, in quel giorno, ne ha celebrato il
contenuto umano prendendo come dimensione della sua patena «il cerchio infinito
delle Cose». Come nella Messa, e senza limitarne la portata, un sacerdote,
impregnato dalla fede, ne favorisce l'appropriazione personale a ciascun fedele,
cosi l'offerta spirituale di cui Teilhard si è fatto qui il cantore
indimenticabile, senza annullare la funzione del Sacramento, ci coinvolge nel
suo slancio e ci approfondisce con la sua visione. Mai, nel segreto o nella
ristrettezza dei luoghi di culto in cui si compie l'eucaristia, dovrebbe
rimpicciolirsi l'ampiezza in cui Teilhard situa un'oblazione che, ai suoi
occhi, è sollevata dalle profondità umane della Croce, e cosmiche della
Risurrezione.
Rispetto
all'intera opera scritta di Teilhard, La Messa sul Mondo è
inseparabile da L'Ambiente divino. Se si comincia con leggere L'Ambiente
divino, La Messa sul Mondo ne rappresenta il contrappunto
interamente eucaristico. Se si scopre dapprima La Messa sul Mondo,
L'Ambiente divino ne fa cogliere i veri fondamenti. In ambo i casi, la
lingua è quella dell'adorazione, della rivelazione abbacinante del valore del
lavoro umano, del gusto cosmico della Terra e d'una grandiosa ed amorevole
oblazione di se stesso e del Mondo. S'innalza allora, come per incanto, sino a
vette sinora ignorate dalla preghiera cristiana. «Prendi e leggi», sentì una
volta il grande Sant'Agostino nel giardino di Alipio. «Prendi e prega», sarei
tentato, a mia volta, di aggiungere presentando una siffatta opera. Eccone una
perla in cui la fede di Teilhard si condensa in poesia:
«O Cristo
glorioso! Influsso segretamente diffuso in seno alla Materia, e Centro
sfavillante in cui si congiungono le innumerevoli fibre del Molteplice. Potenza
implacabile come il Mondo e calda come la Vita; o Tu la cui fronte è di neve,
gli occhi di fuoco, i piedi più scintillanti dell'oro in fusione. Tu, le cui
mani imprigionano le stelle; Tu che sei il Primo e l'Ultimo, il Vivente, il
Morto ed il Risorto; Tu che raccogli nella Tua esuberante unità tutti i
fascini, tutti i gusti, tutte le forze, tutti gli stati; sei Colui che il mio
essere invocava con un'aspirazione vasta quanto l'Universo. Tu sei veramente il
mio Signore ed il mio Dio». «Racchiudimi in Te o Signore!».
Gustave
Martelet, S.J.
Poiché ancora
una volta, o Signore, non più nelle foreste dell'Aisne ma nelle steppe
dell'Asia, sono senza pane, senza vino, senza altare, mi eleverò al di
sopra dei simboli sino alla pura maestà del Reale; e Ti offrirò, io, Tuo
sacerdote, sull'altare della Terra totale, il lavoro e la pena del Mondo.
Lì in fondo, il
Sole, appena incomincia ad illuminare l'estremo lembo del primo Oriente. Ancora
una volta, sotto l'onda delle sue fiamme, la superficie vivente della Terra si
desta, vibra e riprende il suo formidabile travaglio. Sulla mia patena, porrò,
o Signore, la messe attesa da questa nuova fatica e, nel mio calice, verserò il
succo di tutti i frutti che oggi saranno spremuti.
Il mio calice e
la mia patena sono le profondità di un'anima ampiamente aperta alle forze che,
tra un istante, da tutte le parti della Terra, si eleveranno e convergeranno
nello Spirito. Vengano pertanto a me il ricordo e la mistica presenza di coloro
che la luce ridesta per una nuova giornata.
Ad uno ad uno, o
Signore, li vedo e li amo tutti quelli che mi hai dato quale sostegno e gioia
naturale della mia esistenza. Ad uno ad uno, conto anche i membri di
quell'altra e tanto cara famiglia che, a poco a poco, a partire dagli elementi
più disparati, è stata riunita attorno a me dalle affinità del cuore, della
ricerca scientifica e del pensiero. Più confusamente, ma tutti senza eccezione,
evoco coloro la cui folla anonima costituisce la massa innumerevole dei
viventi: quegli ignoti che mi circondano e mi sostengono a mia insaputa, quelli
che vengono e quelli che se ne vanno, e soprattutto quelli che, nella verità od
in seno all'errore, hanno fede nel progresso delle cose e, nell'ufficio, nel
laboratorio o nella fabbrica, oggi, con passione, inseguiranno la luce.
Moltitudine
agitata, imprecisa o distinta, la cui immensità ci spaventa, - Oceano umano le
cui lente e monotone oscillazioni incutono il dubbio persino nei,cuori più
credenti, voglio che, in questo momento, il mio essere risuoni al suo mormorio
profondo. Tutto ciò che, durante la giornata, crescerà nel Mondo, tutto ciò che
in esso diminuirà, - ed anche tutto ciò che vi morirà, - ecco, o Signore,
l'elemento che mi sforzo di raccogliere in me per presentarlo a Te. È questa la
materia del mio sacrificio, quell'unico sacrificio di cui Tu abbia voglia.
Una volta,
trascinavano nel tuo Tempio le primizie del raccolto e il fiore del gregge.
L'offerta che Tu attendi realmente, quella di cui Tu senti ogni giorno il
misterioso bisogno per sfamarti e dissetarti, è nulla meno dell'accrescimento
del Mondo travolto dall'universale divenire.
Ricevi, o
Signore, questa Ostia totale che la Creazione, mossa dalla Tua attrazione,
presenta a Te nell'alba nuova. Questo pane, il nostro sforzo, so bene che, di
per sé, è solo una disgregazione immensa. Questo vino, la nostra sofferenza,
non è purtroppo, sinora, che una bevanda dissolvente. Ma, in seno a questa
massa informe, hai messo ne sono sicuro perché lo sento - un'irresistibile e
santificante aspirazione che, dall'empio al fedele, ci fa tutti esclamare: «O
Signore, rendici uno!».
E, poiché, in
mancanza dello zelo spirituale e della sublime purezza dei tuoi santi, Tu mi
hai dato, o Signore, una simpatia irresistibile per tutto ciò che si agita
nella materia oscura, - poiché riconosco in me, senza rimedio, ben più di un
figlio del Cielo, un figlio della Terra, - salirò stamane, in pensiero, sulle
più alte vette, carico delle speranze e delle miserie di mia madre, e lassù. -
in forza di un sacerdozio che solo Tu, credo, mi hai conferito, - su tutto ciò
che, nella Carne dell'Uomo, si prepara a nascere od a perire sotto il Sole che
spunta, io invocherò il Fuoco.
Il Fuoco al di sopra del Mondo
Il Fuoco: siamo
dominati dall'illusione tenace che questo principio dell'essere sorga dalle
profondità della Terra, e che la sua fiamma si accenda via via lungo la
brillante scia della Vita. O Signore, Tu mi hai concesso la grazia di capire
che questa prospettiva era sbagliata e che dovevo capovolgerla per poterti
scoprire. In principio, vi era la potenza intelligente, amante ed attiva. In
principio, vi era il Verbo sommamente capace di sottomettersi e di plasmare
ogni materia nascitura. In principio, non vi era il freddo, non vi erano le
tenebre. In principio, vi era il Fuoco. Ecco la Verità.
Così, ben lungi
dal sorgere a poco a poco dalla nostra notte, la luce che preesiste elimina le
nostre ombre, con pazienza, infallibilmente. Noi creature siamo per natura
Oscurità e Vuoto. Tu, o Signore, sei lo stesso fondamento e la stabilità
dell'Ambiente eterno, senza tempo né spazio, nel quale gradualmente il, nostro
Universo emerge e si compie, perdendo i limiti che lo fanno apparire così vasto
al nostri occhi. Tutto è «essere», vi è solo «essere» ovunque, fuorché nella
frammentazione delle creature e nell'opposizione dei loro atomi.
Spirito ardente,
Fuoco fondamentale e personale, Termine reale di un’unione mille volte più
bella e desideratile della fusione distruttrice ideata da un qualsiasi
panteismo, degnaTi di scendere, ancora questa volta, sulla fragile pellicola di
materia nuova in cui oggi si avvolgerà il Mondo, per darle un'anima.
Lo so bene: noi
non potremmo dettarTi e neppure anticipare il minimo tuo gesto. Da Te
provengono tutte le iniziative, a cominciare da quella della mia preghiera.
Verbo
sfavillante, Potenza ardente, o Tu che plasmi il Molteplice per infondergli la
tua Vita, abbassa su di noi, Te ne supplico, le tue Mani potenti, le tue Mani
premurose. le tue Mani onnipresenti, quelle Mani che non toccano qua o là (come
farebbe una mano umana), ma che, immerse nella profondità e nell'universalità
presente e passata delle Cose, ci raggiungono al Tempo stesso attraverso tutto
ciò che vi è di più vasto e di più intimo in noi ed attorno a noi.
Con quelle mani
invincibili, prepara, per la grande opera che mediti, mediante un supremo
adattamento, lo sforzo terrestre di cui io ti presento in questo momento la
totalità raccolta nel mio cuore. Rimaneggialo, questo sforzo, rettificalo,
rifondilo sin nelle sue origini, o Tu che sai perché è impossibile alla
creatura nascere altrimenti che sorretta dallo stelo di un'interminabile
evoluzione.
Ed ora, su di
esso, mediante la mia bocca, pronuncia la doppia ed efficace parola, quella
senza la quale tutto vacilla, tutto si sfacela, nella nostra sapienza e nella
nostra esperienza, - con la quale invece tutto si congiunge e tutto si
consolida, a perdita d'occhio, nelle nostre speculazioni e nella nostra pratica
dell'Universo. - Su ogni vita che, in questo giorno, germinerà, crescerà,
fiorirà, maturerà, ripeti: «Questo è il mio Corpo». - E su ogni morte che si
prepara a rodere, a guastare, a stroncare, ordina (mistero della Fede per
eccellenza!): «Questo è il mio Sangue!».
Il fuoco nel Mondo
È fatto.
Ancora una
volta, il Fuoco ha compenetrato la Terra.
Non è caduto
fragorosamente sulle cime, come il fulmine nella sua violenza. Ha forse bisogno
di sfondare la porta il Maestro che vuole entrare nella propria casa?
Senza scossa,
senza tuono, la fiamma ha illuminato tutto dall'interno. Dal cuore dell'atomo
più infimo all'energia delle leggi più universali, essa ha invaso, uno dopo
l'altro e nel loro insieme, ogni elemento, ogni meccanismo, ogni legame del
nostro Cosmo in modo cosi naturale che questo, potremmo credere, si è
spontaneamente incendiato.
Nella nuova
Umanità che oggi si genera, il Verbo ha prolungato l'atto mai terminato della
sua nascita; e, per virtù della sua immersione nel Mondo, le grandi acque della
Materia, senza un brivido si sono caricate di vita. In apparenza, nessun
fremito ha segnato l'ineffabile trasformazione. Eppure, in modo misterioso ma
reale, al contatto della sostanziale Parola, l'Universo, immensa Ostia, è
diventato Carne. Ormai, o Signore, ogni materia è fatta carne, mediante la tua
Incarnazione.
L'Universo: già
da molto tempo, le nostre speculazioni e le nostre esperienze umane avevano
riconosciuto le strane proprietà che lo rendono così simile ad una Carne...
Come la Carne,
esso ci attrae con il fascino che ondeggia nel mistero delle sue sinuosità e
nella profondità dei suoi occhi.
Come la Carne,
esso si decompone e ci sfugge sotto l'azione delle nostre analisi, dei nostri
decadimenti e della sua propria durata.
Come la Carne,
non lo si abbraccia veramente che nello sforzo senza fine per raggiungerlo
sempre oltre ciò che ci è dato.
Questa
preoccupante mescolanza di prossimità e di distanza, tutti noi, o Signore, la
sperimentiamo
sin dalla
nascita. E nel retaggio, di dolore e di speranza che si tramandano le
generazioni, non v'è nostalgia più desolata di quella che fa piangere l'uomo
d'irritazione e di desiderio in seno alla Presenza che fluttua, impalpabile ed
anonima, in tutte le cose, attorno a lui: «Si forte attrectent eum».
Adesso, o
Signore, con la Consacrazione del Mondo, la luce ed il profumo diffusi
nell'Universo assumono per me un corpo ed un volto, in Te. Quello che
intravedeva il mio pensiero esitante, quello che il mio cuore invocava con un desiderio
inverosimile, Tu me lo offri magnificamente: che le creature cioè, siano non
solo talmente solidali tra di loro che nessuna possa esistere senza tutte le
altre per circondarla, - ma che siano talmente sospese ad un medesimo centro
reale che una vera Vita, sperimentata in comune, conferisca loro, in
definitiva, consistenza ed unione.
O Signore,
spezza con l'audacia della Tua Rivelazione la pusillanimità di un pensiero
puerile che non osa concepire nel Mondo nulla di più ampio né di più vivo della
misera perfezione del nostro organismo umano! Sulla via di una più ardita
comprensione dell'Universo, i figli del secolo sorpassano ogni giorno i maestri
d'Israele. Tu, o Signore Gesù, «in cui tutte le cose trovano consistenza»,
rivelati infine a coloro che Ti amano come l'Anima superiore ed il Focolaio
fisico della Creazione. E in gioco la nostra vita: non lo vedi Tu? Se non
potessi, io, credere che la tua Presenza reale anima, ammorbidisce, riscalda
anche la più infima delle energie che m'invadono o mi sfiorano, non morirei
forse di gelo, intirizzito sino nel midollo del mio essere?
Grazie, o
Signore, di avere in mille modi guidato il mio sguardo sino a fargli scoprire
l'immensa semplicità delle Cose! A poco a poco, attraverso l'irresistibile
sviluppo delle aspirazioni che hai riposto in me quando ero ancora un bambino,
sotto l'influsso di amici eccezionali che si sono trovati al momento opportuno
sulla mia strada per illuminare e fortificare la mia mente, mediante
iniziazioni terribili e dolci di cui mi hai fatto via via percorrere i cerchi,
sono giunto al punto di non poter più nulla vedere e respirare fuori
dell'Ambiente ove tutto è Uno.
In questo
momento in cui la tua Vita è passata con accresciuto vigore nel Sacramento del
Mondo, assaporerò con maggior coscienza la forte e calma ebbrezza di una
visione di cui non riesco ad esaurire la coerenza e le armonie.
Di fronte ed in
seno al Mondo assimilato dalla tua Carne, diventato la tua Carne, o Signore, -
ciò che provo non è l'assorbimento del monista avido di fondersi nell'unità
delle cose, - né l'emozione del pagano prostrato ai piedi di una divinità
tangibile, - neppure l'abbandono del quietista in balìa alle energie mistiche.
Assumendo da
queste varie correnti un qualcosa della loro forza senza tuttavia spingermi
contro alcuno scoglio, l'atteggiamento in cui mi pone la tua universale
Presenza è una meravigliosa sintesi che unisce, correggendole, tre delle più
temibili passioni che possano infiammare il cuore umano.
Come il monista,
m'immergo nell'Unità totale, - ma l'Unità che mi accoglie è così perfetta che,
perdendomi in essa, io so trovarvi l'ultimo compimento della mia individualità.
Come il pagano,
adoro un Dio palpabile. Quel Dio, riesco persino a toccarlo mediante l'intera
superficie e l'intera profondità del Mondo della Materia in cui sono avvolto.
Ma, per afferrarlo come vorrei (semplicemente per continuare a toccarLo), debbo
andare sempre più lontano, attraverso ed oltre ogni possesso, - senza poter mai
riposarmi in nulla, - portato avanti, ad ogni istante, dalle creature, e, ad
ogni istante, superandole, - in una continua accettazione ed in una continua
rinuncia.
Come il
quietista, mi lascio deliziosamente cullare dalla divina Fantasia. Ma, nello
stesso tempo, so che la divina Volontà mi sarà rivelata, ad ogni momento, solo
all'estremo limite del mio sforzo. Non toccherò Dio, nella Materia, che quando,
come Giacobbe, sarò stato vinto da Lui.
Così, perché mi è
apparso l'Oggetto definitivo, totale, al quale è accordata la mia natura, le
potenze del mio essere entrano spontaneamente in risonanza secondo una Nota
Unica, incredibilmente ricca, in cui percepisco, unite senza sforzo, le
tendenze più opposte: l'esaltazione di agire e la gioia di subire, la volontà
di possedere e l'ansia di superare, l'orgoglio di crescere e la felicità di
scomparire, assorbito da Uno più grande di me.
Ricco della
linfa del Mondo, ascendo verso lo Spirito che mi sorride oltre ogni conquista,
ammantato dallo splendore concreto dell'Universo. E, perduto come sono nel
mistero della divina Carne, non saprei dire qual è la più radiosa di queste due
beatitudini: avere scoperto il Verbo per dominare la Materia, o possedere la
Materia per raggiungere e subire la luce di Dio.
0 Signore, fa'
che, da me, la tua discesa sotto le Specie universali non sia soltanto
prediletta ed accarezzata come il frutto di una speculazione filosofica, ma
diventi veramente una Presenza reale. Potenzialmente, con pieno diritto, e lo
volessimo o no, sei incarnato nel Mondo, e noi viviamo sospesi a Te. Ma, in realtà,
siamo ben lungi (e di quanto!) dallo sperimentare tutti ugualmente la tua
prossimità. Portati tutti assieme nel seno di uno stesso Mondo, formiamo
tuttavia, ciascuno nel canto nostro, un piccolo Universo in cui l'Incarnazione
si attua in maniera indipendente, con un'intensità e delle sfumature
incomunicabili. Ecco perché, nella nostra preghiera all'altare, chiediamo che
la consacrazione si realizzi per noi: «Ut nobis Corpus et sanguis fiat ...
». Se io credo fermamente che, attorno a me, tutto è il Corpo e il Sangue del
Verbo, allora per me (e, in un certo senso, solo per me), avviene la
meravigliosa «Diafanità» che fa obiettivamente trasparire nella profondità di
ogni fatto e di ogni elemento, il calore luminoso di una medesima Vita. Ma se,
per disgrazia, la mia fede si allenta, subito la luce si spegne, tutto diventa
oscuro, tutto si decompone.
O Signore, nella
giornata che comincia, Tu sei appena disceso. Come infinitamente diversa sarà,
purtroppo, l'intensità della tua Presenza negli eventi che si preparano e ci
coinvolgeranno tutti! Proprio nelle medesime circostanze che tra breve
afferreranno me ed i miei fratelli, Tu puoi essere presente un po', molto,
sempre maggiormente, o per nulla.
Affinché, in
questo giorno, nessun veleno mi sia nocivo, affinché nessuna morte mi uccida,
affinché nessun vino m'inebri, affinché in ogni creatura io Ti scopra e Ti
senta, - o Signore, fa' che io creda!
Comunione
Se il Fuoco è
disceso nel cuore del Mondo, è finalmente per impadronirsi di me ed assorbirmi.
Non basta, pertanto, che io lo contempli e che, con una fede costante,
intensifichi senza posa attorno a me il suo ardore. Dopo aver cooperato con
tutte le mie forze alla Consacrazione che lo fa divampare, debbo infine
acconsentire alla Comunione che gli offrirà, nella mia persona, l'alimento che
egli è venuto finalmente a cercare.
Mi prostro, o
Signore, dinanzi alla tua Presenza nell'Universo diventato ardente e, sotto le
sembianze di tutto ciò che incontrerò, e di tutto ciò che mi accadrà, e di tutto
ciò che realizzerò in questo giorno, io Ti desidero e Ti attendo.
È una cosa
terribile essere nati, trovarsi cioè irrevocabilmente portati via, nostro
malgrado, da un torrente d'energia formidabile che, sembra. voler distruggere
tutto ciò che trascina con sé.
O Signore,
voglio che, con un capovolgimento di forze di cui solo Tu puoi essere l'autore,
lo spavento che mi coglie di fronte alle innominate alterazioni che si
preparano a rinnovare il mio essere si muti in una gioia esuberante di essere
trasformato in Te.
Anzitutto; senza
esitare, stenderò la mano verso il pane ardente che mi presenti. In questo
pane, in cui hai racchiuso il germe di ogni sviluppo, riconosco il principio ed
il segreto dell'avvenire che Tu mi riservi. So che accettarlo significa abbandonarmi
alle potenze che mi strapperanno dolorosamente a me stesso per spingermi verso
il pericolo, verso la fatica, verso il rinnovamento continuo delle idee, verso
l'austera rinunzia agli affetti. Mangiarlo significa contrarre per ciò che è,
in tutto al di sopra di tutto, un gusto ed un'affinità che d'ora innanzi,mi
renderanno insipide le soddisfazioni che riscaldavano la mia vita. O Signore
Gesù, accetto di essere posseduto da Te e guidato dall'inesprimibile potenza
del tuo Corpo al quale sarò legato, verso vette deserte ove, solo, non avrei
mai osato salire. Come ad ogni uomo, anche a me piacerebbe, istintivamente,
piantare quaggiù la mia tenda su un monte eletto. Come tutti i miei fratelli,
ho anche paura dell'avvenire troppo misterioso verso il quale mi spinge la
durata. E poi, ansioso con loro, io mi chiedo dove vada la vita... Possa questa
Comunione del pane con il Cristo ammantato dalle potenze che dilatano il Mondo
liberarmi dalla mia timidezza e dalla mia indolenza! O Signore, sulla tua parola,
mi precipito nel turbine delle lotte e delle energie in cui si svilupperà in me
la capacità di cogliere e di sperimentare la tua Santa Presenza. A colui che
amerà appassionatamente Gesù nascosto nelle forze che fanno crescere la Terra,
la Terra, sollevandolo maternamente tra le sue gigantesche braccia, farà
contemplare il volto di Dio.
Se il tuo regno,
o Signore, fosse di questo Mondo, per possederti sarebbe sufficiente affidarci
alle potenze che ci fanno soffrire e morire perché ci sviluppano in modo palpabile,
noi o ciò che ci è più caro di noi. Ma, poiché il Termine verso il quale si
muove la Terra si trova oltre non soltanto ogni cosa individuale bensì
l'insieme delle cose, - poiché l'impresa del Mondo consiste non già nel
generare in sé una qualche Realtà suprema, bensì nel compiersi per unione con
un Ente preesistente, ne risulta che, per accedere al Centro ardente
dell'Universo, non basta che l'Uomo viva sempre di pì per se stesso, nemmeno
che sacrifichi la sua vita per una causa terrestre, per quanto nobile sia. Il
Mondo non può finalmente giungere a Te, o Signore, che mediante una sorta
d'inversione, di capovolgimento, di ex-centrazione, in cui s'inabissa per un
tempo non solo la riuscita individuale ma la stessa apparenza di un qualsiasi
vantaggio umano. Affinché il mio essere sia per sempre annesso al Tuo, deve
morire in me non solo la monade ma il Mondo: debbo cioè superare la fase
straziante di una diminuzione che nulla di tangibile potrà mai compensare. Ecco
perché, raccogliendo nel calice l'amarezza di tutte le separazioni, di tutte le
limitazioni, di tutti i decadimenti sterili, Tu ce lo porgi: «Bevetelo tutti».
Come potrei
rifiutare questo calice, o Signore, adesso che, con il pane che mi hai fatto
gustare, è penetrata sin nel midollo del mio essere la passione inestinguibile
di raggiungerTi, oltre la Vita, attraverso la morte? Poco fa, la Consacrazione
del Mondo sarebbe rimasta incompiuta se Tu non avessi animato con predilezione
per i credenti le forze che uccidono dopo quelle che vivificano. La mia
Comunione sarebbe ora incompleta (semplicemente non sarebbe cristiana), se,
assieme agli accrescimenti che questo nuovo giorno mi porta, io non accettassi,
a nome mio ed a nome del Mondo, come la più diretta partecipazione al tuo
Essere, il processo, occulto o manifesto, d'indebolimento, d'invecchiamento e
di morte che mina senza posa l'Universo, per la sua salvezza o per la sua
condanna. O Signore, io mi abbandono perdutamente alle temibili azioni
dissolventi per cui, oggi (voglio ciecamente crederlo), la tua divina Presenza
si sostituirà alla mia ristretta personalità. Su colui che avrà amato
appassionatamente Gesù nascosto nelle forze che fanno morir la Terra, la Terra,
venendo meno, chiuderà le sue gigantesche braccia; e, con essa, egli si risveglierà
nel seno di Dio.
Preghiera
Ed ora che,
velato dalle potenze del Mondo, Tu, o Gesù, sei diventato realmente e
fisicamente, per me, in me ed attorno a me, tutto, io raccoglierò in una stessa
aspirazione l'ebbrezza di ciò che possiedo e la sete di ciò che mi manca. E,
dopo il tuo servo, ripeterò le parole di fuoco che, sempre più esattamente (è
la mia fede incrollabile), contrassegneranno il Cristianesimo di domani:
«O Signore,
racchiudimi nei più profondi recessi del tuo Cuore. E, quando mi ci terrai,
bruciami, purificami, infiammami, sublimami, sino alla soddisfazione perfetta
dei tuoi gusti ed al più completo annullamento di me stesso».
«Tu
autem, Domine mi, include me in imis
visceribus Cordis tui. Atque ibi me detine excoque, expurga, accende,
ignifac, sublima, ad purissimum Cordis tui gustum acque placitum, ad
puram annihilationem meam».
«Signore». O, sì,
finalmente! Grazie al doppio mistero dell'univerule Consacrazione e
dell'universale Comunione, ho dunque trovato qualcuno cui possa,,con tutto il
cuore, dare questo nome! Finché ho saputo od osato vedere in Te, o Gesù,
null’altro dell'uomo di duemila anni fa, il Moralista sublime, l’Amico, il
Fratello, il mio amore è rimasto timido ed impacciato. Attorno a noi, non
abbiamo forse amici, fratelli, savi che sono anch’esso grandissimi, squisiti e
soprattutto più vicini a noi? Ed ancora: può l’Uomo donarsi pienamente ad un
essere di natura unicamente umana? Da sempre, al di sopra di ogni elemento del
Mondo, il Mondo stesso aveva attratto il mio cuore, e mai mi sarei sinceramente
prostrato dinanzi a nessun altro. Allora, per molto tempo, pur essendo
credente, ho errato senza sapere ciò che amavo. Ma, oggi che, con la
manifestazione dei poteri sovrumani che ti ha conferito la Risurrezione, Tu, o
Maestro, trasparisci ai miei occhi attraverso tutte le potenze della Terra, io
ti riconosco per il mio Sovrano e mi abbandono con delizia a Te.
Quanto sono
strani, o Signore, i processi del tuo Spirito! – Quando, due secoli fa, hai
cominciato a farsi sentire chiaramente nella tua Chiesa, l'attrazione del tuo
Cuore, parve forse che ciò che seduceva le anime fosse la scoperta in Te d'un
elemento più determinato, più circoscritto della tua stessa Umanità. Invece,
con un capovolgimento improvviso, diventa ora evidente che, con la «rivelazione»
del tuo Cuore, tu hai anzitutto voluto, o Gesù, fornire al nostro amore il
mezzo di sfuggire a quanto vi era di troppo angusto, di troppo preciso, di
troppo limitato, nella rappresentazione che ci facevamo di Te. Al centro del
tuo petto, non distinguo null'altro che una fornace e più guardo attentamente
questo focolaio ardente, più ho l'impressione che, tutto attorno, i limiti del
tuo Corpo si dileguino, crescano smisuratamente sicché non mi appaiono più in
Te altri lineamenti di quelli di un Mondo in fiamme.
O Cristo
glorioso! Influsso segretamente diffuso in seno alla Materia, e Centro
sfavillante in cui si congiungono le innumerevoli fibre del Molteplice. Potenza
implacabile come il Mondo e calda come la Vita; o Tu, la cui fronte è di neve,
gli occhi di fuoco, i piedi più scintillanti dell'oro in fusione. Tu, le cui
mani imprigionano le stelle; Tu che sei il primo e l'ultimo, il vivente, il
morto ed il risorto; Tu che raccogli nella tua esuberante unità tutti i fascini,
tutti i gusti, tutte le forze, tutti gli stati; sei Colui che il mio essere
invocava con un'aspirazione vasta quanto l'Universo. Tu sei veramente il mio
Signore ed il mio Dio!
«Racchiudimi in
Te, o Signore!». - Ah! Credo (e questa fede è persino diventata uno dei perni
della mia vita intima) che, se esistessero tenebre assolutamente esteriori a
Te, si tratterebbe solo di un puro nulla. Niente può sussistere fuori della tua
Carne, o Gesù, al punto che persino coloro che sono respinti dal tuo amore,
beneficiano ancora, per la loro disgrazia, del sostegno della tua presenza.
Tutti noi siamo irrevocabilmente immersi in Te, Ambiente universale di
consistenza e di vita! - Ma, proprio perché non rappresentiamo cose già
compiute che possono essere considerate, indifferentemente, come vicine o
lontane da Te, proprio perché in noi il soggetto dell'unione cresce con la
stessa unione che ci dona progressivamente a Te, - nel nome di quello che vi è
di più essenziale in me, o Signore, ascolta l'aspirazione di quella cosa che
oso pur chiamare la mia anima, sebbene, ogni giorno, io mi renda sempre
più conto di quanto essa sia più grande di me; e per soddisfare la mia sete di
esistenza, - attraverso le zone successive della tua più intima Sostanza, sino
al Centro del tuo Cuore, attraimi!
Più profondo è,
in Te, il punto in cui t'incontriamo, e più universale si rivela, o Maestro, il
tuo influsso. Da questo segno, potrò apprezzare, ad ogni momento, di quanto ho
progredito in Te. Allorché tutte le cose attorno a me, pur conservando lo
stesso sapore e gli stessi contorni, mi appariranno pervase da un'anima segreta
in seno ad un elemento unico, infinitamente vicino ed infinitamente lontano;
allorché, pur imprigionato nella gelosa intimità di un santuario divino, mi
sentirò errare liberamente attraverso il cielo di ogni creatura, saprò di
essere vicino al punto centrale in cui converge il cuore del Mondo
nell'irradiazione che discende dal Cuore di Dio.
In quel punto
d'universale incendio, agisci su di me, o Signore, con il fuoco confluente di
tutte le azioni esterne ed interne che, subìte meno vicino a Te, sarebbero
neutre, equivoche od ostili, ma che, animate da un'energia «quae possit sibi
omnia subjicere», diventano, nelle profondità fisiche del tuo Cuore,
gli angeli della tua vittoriosa operazione. Con le attrattive delle creature e
con la loro insufficienza, con la loro dolcezza e con la loro malvagità, con la
loro deprimente debolezza e con la loro terribile potenza, mirabilmente
combinate con la tua attrazione, esalta e disgusta, o Signore, di volta in
volta, il mio cuore. Insegnagli la vera purezza che non è un'indebolente
separazione dalle cose ma uno slancio attraverso tutte le bellezze. Rivelagli
la vera carità che non è la paura sterile di fare del male, bensì la vigorosa volontà
di sfondare, tutti uniti, le porte della vita; e per finire, donagli, donagli
soprattutto, con una visione sempre più precisa della tua onnipresenza, la
beata passione di scoprire, di fare e di subire sempre più intensamente il
Mondo, onde penetrare sempre più intimamente in Te.
Tutta la mia
felicità, e tutta la mia riuscita, tutta la mia ragione di essere e tutto il
mio gusto di vivere sono sospesi alla visione fondamentale della tua
congiunzione con l'Universo. Altri, per la loro funzione più elevata, annuncino
gli splendori del tuo puro Spirito! Dominato da una vocazione legata alle più
remote fibre della mia natura, io non voglio né posso rivelare che gli
innumerevoli prolungamenti del tuo Essere incarnato nella Materia; io non saprò
mai predicare che il mistero della tua Carne, o Anima che trasparisci in tutto
ciò che ci avvolge!
Al tuo Corpo
nella sua piena estensione, vale a dire al Mondo diventato grazie alla tua
potenza ed alla mia fede, il crogiolo magnifico e vivente in cui tutto svanisce
per rinascere, - mediante tutte le risorse che ha fatto scaturire in me la tua
attrazione creatrice, mediante il mio sapere troppo debole, - mediante i miei
vincoli religiosi, mediante il mio sacerdozio, e (cosa cui tengo di più)
mediante la mia più intima convinzione umana, - io mi voto per viverne e per
morirne, o Gesù!
Ordos,
1923