La crescita dell’apostasia
R. Th. Calmel O.P.
Estratto dal libro teologia della storia
Ad
eccezione del popolo ebreo - popolo dell'Alleanza e delle promesse - tutti i
popoli antichi erano immersi nell'idolatria; tutte le antiche civiltà, anche
quella greco-romana che era la più permeata di ragione e di giustizia, erano
costruite nelle tenebre di una religione aberrante e alla "ombra di morte
". Il Figlio di Dio, nato dalla Vergine e redentore del mondo per mezzo
del suo sangue, doveva portare la luce e la grazia: "illuminare his qui
in tenebris et in umbra mortis sedent, ad dirigendos pedes nostros in viam
pacis ", come cantava Zaccaria, il padre di san Giovanni Battista.
"Fecit potentiam brachio suo", cantava a sua volta la Madonna
nel Magnificat.
La
prima manifestazione della potenza di Cristo glorioso fu di colpire l'impero
del demonio, di riunire tutti coloro che erano disposti ad accoglierlo
attraverso la fede in una Chiesa santa, messaggera della grazia nei sacramenti,
depositari fedeli della rivelazione, infallibilmente ispirata e assistita dallo
Spirito Santo che risiede in essa.
La
Chiesa con il sangue dei martiri, la purezza delle vergini, la forza dei
confessori, le ragioni indistruttibili dei dottori - non con un qualsiasi
dialogo fra buoni compagni, da pari a pari - la Chiesa doveva sconfiggere
l'idolatria e far sorgere in mezzo a tutte le vicissitudini narrateci dalla
storia una civiltà cristiana. Ne rimangono pur sempre alcune vestigia, ben
vive.
Sin
dai primi secoli vi furono in seno alla Chiesa alcuni cristiani, e sovente dei
preti (il cui spirito era tutt'altro che mediocre ma il cui orgoglio era ancora
maggiore), i quali vollero rifare la dottrina della Chiesa e la sua disciplina
in maniera diversa da come Gesù le aveva istituite e il suo Spirito le aveva
difese assistendo con la sua ispirazione la gerarchia apostolica. Essi si
richiamavano sempre a Cristo, ma negavano che fosse consustanziale al Padre o
che la Vergine Maria fosse realmente la Madre di Dio. Erano le grandi eresie di
Ario e di Nestorio. Molto più tardi, nel secolo sedicesimo, dopo la relativa
stabilità della Chiesa nel medioevo, un'altra grande eresia, il
protestantesimo, avrebbe a sua volta devastato la Chiesa. Esattamente come le
eresie dei secoli IV e V, essa si rifaceva a Cristo; la sua originalità
consisteva nel respingere l'organizzazione gerarchica della Chiesa e la
presenza reale del Signore nel sacramento dell'altare; la Scrittura è
sufficiente a istruire e a guidare senza ricorrere al magistero; così come la
fede, senza le opere, basta a salvare. Che si chiamassero Ario, Nestorio o
Eutiche, Martin Lutero o Giovanni Calvino, tutti questi eretici dei secoli
scorsi, fino al sedicesimo, affermavano e mantenevano una Chiesa distinta dal
mondo: irriducibile di diritto al temporale e alle città terrene; una Chiesa il
cui scopo, nonostante ogni sorta di compromessi, non consisteva che nei beni
celesti, nella vita eterna e nella giustificazione dell'anima che quaggiù la
prepara. Nessuno di questi eretici avrebbe mai immaginato che la sfera propria
e irriducibile della Chiesa non fosse rappresentata dal trascendente, dalle
cose di lassù e dalla vita in Cristo. Anche quando rifiutavano la gerarchia
apostolica, essi tentavano, con una contraddizione molto significativa, di
ristabilire un simulacro di gerarchia, di ministri consacrati, che in una certa
misura avrebbero avuto una funzione a parte. Bene o male, questi eretici si
sforzavano di mantenere una Chiesa distinta dal mondo. Non sarebbe mai venuto
loro in mente che la civiltà, gli sconvolgimenti degli imperi e tutto il
divenire dell'umanità fossero gli elementi costitutivi della Chiesa; o,
perlomeno, che in ciò essa fosse preformata; che prendesse l'avvio da quel
punto verso realizzazioni imprevedibili sempre diverse, le quali avevano in
comune fra di loro solo la spinta verso un avvenire dell'umanità sempre più
libero, più popolare, più pacifico, più tecnicamente perfezionato.
Gli
eretici antichi non avevano ancora immerso Dio e Cristo nella storia umana,
confuso Dio immutabile e tre volte santo e il suo Figlio incarnato, Gesù
Cristo, col mondo in fase di organizzazione e con l'umanità che, almeno in
apparenza, s'impadronisce dei meccanismi della materia, della vita e della
società. Simili aberrazioni dovevano sorgere dagli spiriti di falsi profeti
moderni. Gli antichi eretici erano in rivolta contro la fede e la Chiesa su
questo o quel punto della rivelazione, non erano apostati dalla fede e dalla
Chiesa. Non avevano tentato di trasferire la Chiesa, di abbassarla, di
immergerla in una sfera che non è quella della vita eterna, dei beni celesti e
della loro preparazione sulla terra. Qualunque fosse la necessaria
illuminazione e purificazione delle realtà terrene attraverso la luce e la
grazia divine, gli antichi eretici erano lontanissimi dal pensare che l'oggetto
proprio della fede e della Chiesa consistesse nelle realtà terrene e nella loro
trasformazione. Essi peccavano dunque per eresia; ai giorni nostri è il demone
dell'apostasia che avanza verso i fedeli con passi felpati, e un gran numero di
essi ha incominciato a socchiudergli la porta della propria anima.
Se
rileggiamo, per esempio, gli articoli della Lega di Smalcalda,[i] redatti da Lutero nel secolo sedicesimo, e li
confrontiamo con un certo capitolo di un autore contemporaneo ben noto,
coglieremo pienamente la differenza di religione. Gli articoli della Lega sono
innegabilmente eretici, ma definiscono una " religione ", la
collocano; non la riducono a ciò che rappresenta un campo radicalmente opposto
(anche se la religione vi fa sentire la sua influenza): il campo della
trasformazione dell'universo. Le pagine di Teilhard de Chardin, che riportiamo
più sotto, non formulano un'eresia sulla fede, ma ci traggono di colpo fuori
dalla fede; fede e religione vengono alterate e fatte consistere in
un'evoluzione e trasformazione della società umana e della città terrena.
Trasformazione che viene del resto concepita secondo i sogni abnormi di un
falso messianismo, riveduti e corretti per un'epoca di progresso tecnico e di
potenza illimitata dello stato.[ii]
Come,
dunque, possiamo prevedere gli sviluppi futuri della fede terrena?
Senza
dubbio, sotto forma di una lenta concentrazione della forza d'adorazione umana
attorno a un cristianesimo giunto gradualmente allo stato di " Religione
per la Ricerca e lo Sforzo ". Il primo grande avvenimento che si dovrà
produrre (indubbiamente un avvenimento che è già in corso) sarà lo scisma fra i
credenti e i non credenti nell'Avvenire del Mondo: questi ultimi logicamente
perduti per ogni Credo (svuotato di ogni funzione e oggetto) e per ogni
conquista (divenuta priva di interesse e valore); i primi, biologicamente
trascinati ad aderire a un unico organismo religioso nel quale la Fede nel
Mondo si presenta con i due caratteri di coerenza indefinita ai fatti e di
coestensione alla durata che contraddistinguono le cose reali. Il Mondo deve
convenirsi nella sua massa, oppure deperirà per necessità fisiologica. E, se si
convertirà, sarà per convergenza attorno a una Religione dell'Azione che si
rivelerà gradualmente identica e sottomessa al Cristianesimo fedelmente
prolungato fino al limite di se stesso.[iii]
In
altre parole, il cristianesimo prolungato fino al limite di se stesso si
riassorbe nel divenire cosmico o sociale. Non ha un oggetto specificatore
infinitamente distinto dal mondo e dal soprannaturale.
In
presenza di questo conflitto fra la fede cristiana e la fede moderna, che cosa
dobbiamo fare per salvare il Mondo?
a)
Una prima soluzione consisterebbe nel respingere, condannare e sopprimere (se
possibile) la nuova religione come una proliferazione diabolica. Questo metodo
è stato infatti tentato, ma con risultati che non potevano che essere cattivi
dal punto di vista positivo.
Arrestare
il movimento moderno è soltanto un tentativo impossibile {poiché tale movimento
è legato allo sviluppo stesso della coscienza umana), ma un simile gesto
avrebbe in sé qualcosa di ingiusto e di anticristiano: per quanto condannabili
possano essere molte forme prese dalla " fede nel Mondo ", queste
procedono da un innegabile sforzo di fedeltà alla vita (vale a dire all'azione
creatrice di Dio), che devono essere rispettate. Infatti il movimento, che non
è altro se non una trasformazione che si opera nella "anima naturaliter
religiosa " dell'intero genere umano, ha già penetrato, come era
inevitabile, lo stesso Cristianesimo. I cristiani, a seguito di un cambiamento
inerente alla massa umana di cui fanno parte, già non possono più adorare
esattamente come avveniva una volta (prima dell'apparizione dello Spazio e del
Tempo).
In
altri termini: l'adorazione cristiana deve cambiare poiché non si indirizzerà
più allo stesso oggetto divino (Dio e suo Figlio Gesù Cristo) che è stato
rivelato una volta per tutte.
b)
Ne deriva che allo spirito si prospetta un'altra soluzione, più soddisfacente e
più efficace della " condanna ";. E sarebbe la seguente: scoprire e
dimostrare che, nella sua essenza, la moderna " Religione della Terra
" altro non è che uno slancio verso il Cielo che s'ignora, di modo che le
energie che sembravano tanto minacciose per la Chiesa, costituiscano al
contrario un flusso nuovo capace di ravvivare il vecchio fondo cristiano. Non
condannare, ma battezzare e assimilare. È chiaro che il Mondo nascente (il solo
che conti), sarebbe virtualmente convertito in un solo colpo se si riconoscesse
che la nuova divinità che adora è precisamente il Dio cristiano più
profondamente concepito.
Questa
congiunzione dei due astri divini, è possibile? Sì, lo credo. [iv]
Il
mondo nascente, ossia l'insieme delle forze di civilizzazione (e di
perversione) che sono all'opera nel mondo, vale a dire la città terrena in
divenire, impregnata dei veleni della città del demonio e peraltro sollecitata
dalla grazia: tutto ciò, indistintamente, è quanto deve essere assimilato alla
santa Chiesa.
Sotto
l'influenza dei poteri quasi magici che la Scienza gli conferisce per guidare
la marcia dell'Evoluzione, è inevitabile che l'Uomo moderno si senta legato
all'Avvenire, al Progresso del Mondo da una specie di religione spesso tacciata
(penso a torto) di neopaganesimo. Fede in qualche prolungamento evolutivo del
Mondo interferente con la fede evangelica in un Dio creatore e personale;
mistica neoumanista d'un In-Avanti che si scontra con la mistica cristiana
dell'In-Alto: in questo apparente conflitto fra la vecchia fede in un Dio
trascendente e una giovane " fede " in un Universo immanente, si
situa esattamente (se non vado errato), attraverso ciò che ha di più
essenziale, sotto la sua duplice forma scientifica e sociale, la crisi
religiosa moderna. Fede in un Dio e fede nell'Uomo o nel Mondo... Le due Fedi
(Fede in Dio e Fede nell'Uomo), lungi dall'opporsi l'una all'altra,
rappresentano al contrario le due componenti essenziali di una mistica
umano-cristiana completa,.. Insomma, è impossibile andare In-Alto senza
spostarsi In-Avanti. Su tale punto, il Pensiero cristiano - avendo approfondito
nello spazio di una generazione, sotto la pressione del pensiero profano, le
nozioni di Partecipazione e di Incarnazione - è quasi giunto ormai ad
armonizzarsi al nostro tempo, per il maggior sollievo delle anime credenti e
non credenti, e certamente per la più alta gloria di Dio. E non stiamo certo
esagerando l'importanza di questo primo successo.[v]
Ma l'oggetto della nostra religione è
soprannaturale e celeste. Rendere migliori le condizioni della vita terrena è
compito diretto e principale non della Chiesa, ma della civiltà illuminata
dalla Chiesa. D'altra parte questo vivere-meglio, propriamente terreno, è molto
più un riflesso della rettitudine morale (sul piano personale e politico) che
delle scoperte scientifiche, anche se l'importanza della scienza non è
trascurabile.
Alle
teorie di padre Teilhard de Chardin, o ad altre opinioni non meno abnormi, [vi]
abbiamo già risposto per l'essenziale, esponendo la grande distinzione, basata
sulla Scrittura, fra la Chiesa e il mondo. Ma è ora opportuno dare una risposta
più dettagliata esaminando le diverse posizioni moderne incompatibili con la
fede.[vii]
[i] Redatti da Lutero nel 1537. Vedere il teste
nell'opuscolo di Christiani: Luther tel qu'il fut, Plon, Parigi.
[ii] Si possono vedere nel Lexique
Teilhard de Chardin, di Cuénot, Plon, Parigi, i termini: neo-cristianesimo,
neo-Chiesa, neo-Logos, - in Teilhard de Chardin di MAGLOIRE e CUYPERS (nuova
sede editoriale: 4, rue Guisarde, Parigi), vedere i termini Cristo-cosmico,
Cristo-evolutore, cristico, pancristico.
[iii] Science et Christ, Seuil, Parigi, pp. 144 e 145.
[iv] Ibid., pp. 159-160.
[v] Ibid., pp. 260-261.
[vi] Enciclica Ecclesiam suam di Paolo VI:
"...gli errori del modernismo assumono sotto i nostri occhi una nuova
forza... ” (errores modernismi quos etiam nunc reviviscere cernimus). Su
padre Teilhard de Chardin vedere il Monitum del Sant'Uffizio del 30 giugno 1962
con il commento autorizzato dell'Osservatore Romano del 1° luglio 1962 (citati
su "Itinéraires" del novembre 1962, pp. 297 ss.). Vedere a
proposito della " fede " di P. Teilhard, la lettera che scriveva
all'ex-Padre Gorcc, pubblicata su "Itinéraires" del marzo
1965, pp. 123 ss.
[vii] Vedere settima appendice:
Pseudo-Chiesa.