Reinterpretazione globale del cristianesimo.


Cardinale Giuseppe Siri
Estratto dal libro Getsemani 
Riflessione Sul Movimento Teologici Contemporaneo



I più elevati e i più begli eventi della storia della terra, i sacrifici inauditi per puro amore, le manifestazioni di tenerezza e di fedeltà di una grandezza e profondità irreperibili in tutta la letteratura profana, le meditazioni e le speculazioni intellettuali sul mistero di Dio, dell'uomo e della conoscenza, che se non altro con la loro cattedralesca architettura, provocano rispetto in ogni persona in buona fede e di sana sensibilità, le legislazioni e i costumi, che hanno comunque temperato la ribellione e l'accecamento dei popoli, le opere musicali e architettoniche, che hanno svelato segreti di armonia universale della creazione, le opere del verbo umano, che generano e trasmettono la pace di amore eterno e l'amore di pace eterna, tutta la perennità vivente del Cristo, che attraverso la sua Chiesa, attraverso tutte le umane vicissitudini materiali e intellettuali, ha mantenuto il luminoso contenuto della Fede, tutto questo deve, secondo la «teologia storicista» essere reinterpretato e fecondato da un'«auto-interpretazione profana» che l'uomo possiede in una determinata epoca.

E per quale via questo contenuto della Fede, che ha mantenuto nella pietà profonda grandi sapienti e ha colmato di conoscenza elevata l'anima di molti figli di Dio, deve lasciarsi fecondare?
L'odierna teologia storicista così propone: la teologia autentica deve assimilare la concezione profana che l'uomo possiede di se stesso e «lasciarsi fecondare» da questa concezione profana, per quanto riguarda il linguaggio; anzi, la teologia per essere genuina deve lasciarsi fecondare da questa concezione profana che ha l'uomo in una determinata epoca - non soltanto per quanto riguarda il suo linguaggio - ma ancor più per quanto riguarda il suo contenuto. (1)
Il risultato, però, di questa fecondazione, ossia quel che ne emergerebbe come dottrina e teologia, dovrebbe di nuovo assimilare la concezione profana che l'uomo avrebbe di se stesso nella nuova epoca; cioè assimilare il mondo. E dopo che la teologia abbia assimilato la concezione profana che l'uomo avrebbe di se stesso a quella nuova epoca, dovrebbe di nuovo lasciarsi fecondare dalla concezione profana assimilata; cioè la teologia dovrebbe di nuovo lasciarsi fecondare dal mondo. Ci sarebbe, così, una continua assimilazione da parte della teologia dell'opinione profana dell'uomo e una continua fecondazione della teologia da parte dell'opinione profana assimilata.
Tale è la generica visione alla quale conduce la mistificazione storicista. Il Cristo è venuto per salvare il mondo, per fecondare il mondo, con il messaggio e la speranza della vita eterna. Non è venuto per essere fecondato dal mondo.
Il giovane, colpito da questa visione e da questo linguaggio, di certo si chiederà: com'è possibile dare a tutto questo il nome di teologia cristiana? Cosa resterebbe della cosiddetta teologia autentica, dopo una tale multipla fecondazione di se stessa da parte di tutto quello che avrebbe assimilato come mondo profano?
In questa volontà di re interpretazione del cristianesimo, che è esplicitamente manifesta in un notevole numero di opere di scrittori e di diversi teologi, il giovane riconoscerà la presenza dell'agglomerato del quale abbiamo parlato: la coscienza storica, che giudica che tutto deve essere considerato e capito in base alla perenne variazione nel tempo; l'ermeneutica che vuole imporre una nuova interpretazione di tutta la Scrittura, di tutto il mistero della Chiesa: reinterpretazione generale del cristianesimo; il riferimento esistenziale, che è alla base dei giudizi della coscienza storica e della comprensione e dell'interpretazione dell'ermeneutica (2).


(1) «La teologia è genuina e predicabile solo nella misura in cui riesce a entrare in contatto con tutta l'auto-interpretazione profana che l'uomo possiede in una determinata epoca, a entrare in dialogo con essa, ad assimilarla e a lasciarsene fecondare per quanto riguarda il linguaggio, ma ancor più per quanto riguarda la cosa stessa». (KARL RAHNER, Corso fondamentale sulla fede, Ed. Paoline, Alba 1977, p. 25).

(2) Cfr. MARCEL NEUSCH: «L'ermeneutica prende oggi un nuovo slancio, legato alla consapevolezza della dimensione collettiva dell'umanità. Con Moltmann e le teologie politiche, una terza generazione di ermeneuti fa la sua comparsa, che sposta l'accento dall'ortodossia all'ortoprassia, dal cristianesimo come "dottrina" al cristianesimo come "prassi". - L'ermeneutica si prende come incarico di liberare la Parola di Dio per renderle la sua efficacia nella Storia. - Tali foraggi nel campo dell'ermeneutica lasciano il sentimento che il termine prende un'estensione incontrollabile. Almeno vediamo che i problemi si sono spostati: verità storica, significato esistenziale, autenticità sociale»! (Aù pays de la théologie, éd. du Centurion, Paris 1979, pp. 133-134):

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