Dogmi mutabili¹.
Ma non è quella vanità senza danno. Perchè insiemecon
quel reo soggettivismo kantiano in che si fonda, porta altrettanto di scetticismo.
E quel che è peggio, estendendo il falso concetto e il modo errato di verità relativa,
e però mutabile secondo le condizioni dell'uomo, a tutto ciò che per qualunque via
giungiamo a sapere, vengonsi a ledere anche le verità rivelate. Se non osa toccarle
precisamente in quanto sono in Dio o a noi vengon da Dio, almeno le guasta in quanto
sono ricevute dalla Chiesa, ed espresse nell' insegnamento cristiano, e formulate
nelle definizioni dogmatiche. Gli autori di quel nuovo modo di parlare l'appoggiano
ancora al fatto, che la nostra mente non può adeguarsi ai divini misteri ; osservano
che storicamente la religione s'adattò ai concetti ed alle voci che trovò nelle
umane scuole ; ne deducono che le asserzioni proposte alla nostra fede son quali
sono, pel fatto contingente dell' influenza greca prevalente fra noi; altre sarebbero,
se da principio fosse prevaluta la filosofia kantiana o quella di Spencer o di Cartesio;
e così possiamo aspettare che mutandosi lo stato degli animi con la moderna coltura
anche le espressioni usate negli antichi Concili, e il senso ad esse attribuito,
alle nuove età e alle nostre menti s'adatteranno.
L'Essere superiore unito all'Umanità di Cristo non
sarebbe mai stato detto Verbo del Padre, così dicono, se la filosofia platonica
fiorente ad Alessandria non avesse suggerito quella voce e quel pensiero. Non si
sarebbe distinta l’Essenza dal concetto di Persona in Dio, se i greci non avessero
parlato di supposti e di ragioni generiche e specifiche. Così la transustanziazione
si fonda sull'opinione della sostanza distinta dagli accidenti. E la grazia fu concepita
a modo di qualità, a cagione dei predicamenti aristotelici. E l'anima fu detta forma
del corpo, esprimendo nel miglior modo che potevasi nel medioevo l'unione che fa
l’uomo. Ma tutte coteste determinazioni passano e cambiano come la dottrina che
domina nelle scuole. Chi dei moderni capisce più quelle viete nozioni? Verrà giorno
che un Concilio adatti la religione ai nuovi tempi, esponendola secondo le idee
ora accettate, come il Concilio di Trento per l'ultima volta la espose secondo le
idee scolastiche. Così molti dicono, e più spudoratamente degli altri il Loisy.
Or tutto questo è intollerabile. Perchè noi siamo
obbligati a credere per fede divina, cui subesse
non potest falsum (come disse il Tridentino), le verità rivelate da Dio, proposte
dalla Chiesa, come son contenute nelle distinte asserzioni del comune magistero
o della suprema autorità. Chi non afferma le proposizioni onde constano i canoni
dei Concilii, non accettando le parole ivi scritte, o alterandone il significato,
cade sotto l'anatema, Chi mai osa dire : Secondo il presente grado di coltura, ci
conviene affermare l'Essenza unica in Dio, nella quale sussistono tre Persone; forse
avverrà peraltro che la progredita filosofia muti il proprio senso di quei
termini e mostri inesatta l'espressione finora usata? Se fosse lecito dir così,la
presente asserzione sarebbe falsa, e la verità dovrebbe aspettarsi, ma sempre invano,
per tempo futuro. E cotesta assurda maniera d'interpretare ossia di falsificare
i dogmi della Chiesa, fu appunto escogitata da alcuni dottori di Germania nel secolo
XIX, dal Guenther e dal Froschammer particolarmente, i quali Pio IX più volte condannò;
e più solennemente fu il loro errore proscritto dal Concilio Vaticano nel’ultimo
canone della prima Costituzione: Si quis dixerit
fieri posse ut dogmatibus ab Ecclesia propositis aliquando secundum progressum scientiae
sensus tribuendus sit alius ab eo quem intellexit et intelligit Ecclesia, a. s.
Alcuni credono d'avere in mano un esempio evidente
di verità dogmatica, ove è necessario mutar le idee, o almen le espressioni, nella
discesa di Cristo all'inferno e nell'ascensione al cielo: dicono che le nuove conoscenze
astronomiche distruggono affatto le antiche immagini. — Rispondiamo che, quanto
al porre sotterra l'abitazione dei dannati e delle anime sospese, non v' è ritrovato
scientifico alcuno, con cui si possa combattere la vetusta opinione. Non si è giunti
ancora a cinque chilometri di profondità, e per andare al centro ne restano più
di seimila e trecento. Poi, chi ci andasse vedrebbe forse o udirebbe anime e diavoli
? Se il descendit in inferiores partes terrae
di S. Paolo persuase i Padri, può ugualmente persuadere anche noi. Quanto ai cieli,
la rappresentazione che gli antichi poteron farsi di cieli sferici non fu mai oggetto
di fede, e bene erano conscii gli Scolastici che trattavasi d'umana opinione. Prescindendo
da ogni determinata immagine del cielo, si dice e sempre si dirà fra noi come fra
gli antipodi, che localmente sale chi dalla terra si parte in senso opposto alla
gravità ; metaforicamente sale chi va a posto più nobile. Ora il Signor Nostro fu
veduto staccarsi dal suolo e salire verso il firmamento; è ito a luogo più nobile
e glorioso che la terra non sia: dunque è salito. Se qualche vecchio pensò per
questo al primo mobile o all'ultima sfera, peggio per lui ; mai nelle definizioni
dogmatiche, mai nella profession comune di fede, di sfere e di empirò non si parlò.
Dunque che volete mutare? Nulla. O pensate voi di poter fare un atto di fede secondo
la cosmografia moderna ? State certi che la Chiesa non la definirà ne più né meno
dell'antica.
Riguardo ai divini misteri, si avverta che i concetti
o i nomi non ci son rivelati né infusi, a guisa di nuove specie. Dobbiamo prenderli
dall' umano linguaggio, umanamente determinarne la significazione. Per fede li connettiamo
in giudizi, che altrimenti non formeremmo. Non ci fu detto soprannaturalmente
che cosa importi sostanza o persona, che cosa sieno uno e tre: bensì Dio ci ha detto
che in Lui, uno nella sostanza, dobbiamo affermar tre persone. Quelle stesse nozioni
erano naturali nei nostri intelletti, sono coltivate e chiarite per uno studio
sincero di filosofia, e le migliori scuole dì Grecia fornirono certo una dottrina
razionale, di cui potè valersi la Chiesa per esprimere esattamente la verità consegnata
alla sua custodia. Per esprimere, si badi bene, la assoluta verità, non per parlare
secondo la relativa coltura. Finché le espressioni non furono abbastanza chiare
ed esatte, la Chiesa non definì, non formulò il dogma che dove a restare pei secoli
: così ella fu prudente, così lo Spirito la diresse. Ma quando fu necessario dar
l’esatta definizione contro gli eretici debaccanti,
dispose Iddìo che i concetti e le voci fossero preparate convenientemente, sì che
le asserzioni riuscissero in tutto vere — conformi alla realtà, vuol dire — e per
sempre immutabili. I nuovi studi potranno aggiungere altre notizie ; correggere
o toccar quelle che furono definite non potranno mai (1).
E che l’antica filosofia d' Alessandria o d' Atene
abbia potuto fornire elementi atti ad essere incorporati nel linguaggio teologico
cattolico, come da una miniera si traggono oro e gemme pel tabernacolo, è segno
di grande onore per quella filosofia, e ben dimostra che, quantunque in molte parti
incerta ed errante, in gran parte tuttavia s'era apposta al vero, col lume della
buona natura; era una parte di quella philosophia
perennis, che a gran torto altri dicono caduca; era una testimonianza alla bontà
della natura che da Dio abbiam ricevuta, e che, con verissimo sacrilegio, l’umana
superbia, mentre aspira a gonfiarsi e ad elevarsi, avvilisce e distrugge. Se al
contrario le moderne filosofie non hanno niente da dare al pensiero cristiano,
se trovano invece di essere a quello contrarie, e tendono a mutare quello che fu
stabilito, è segno ch'esse son false, e non sono già illustrazione e svolgimento,
ma pervertimento e rovina, della retta ragione e del lume naturale. Noi vorremmo
invitare qualsiasi ammiratore o seguace del kantismo o dell' immanentismo a suggerire
le formole che ormai dovrebbero parer migliori, per esporre le verità dogmatiche
: non riuscirebbe.
Certamente chi si provò ad esprimere i misteri della
Trinità e dell'Incarnazione, mutando il concetto antico di persona in quello che
ora corre per le scuole e pei libri, cambiò quei dogmi in assurde bestemmie. Era
chiaro e profondo l'antico concetto di persona, meglio che da qualsiasi altro svolto
dall' Angelico Dottore, ponendone la parte comune con qualunque supposto nella sussistenza distinta, e la propria determinazione
nell' essere intellettivo. Quest'ultima
nota vale a discernere la persona, che è di propria ragione a modo di fine, dalle
cose semplicemente volte a bene altrui, come son tutte le nature inferiori. Ma quello
che importa al mistero, sta nella prima parte della sussistenza: qui spetta la verità
rivelata che la divina Essenza sussiste in tre distinte Persone; o l’altra, che
in Gesù Cristo è unica la Persona divina, alla quale è assunta l' Umanità concepita
nel seno di Maria Vergine. Triplice adunque è in Dio, per opposizione relativa,
non per divisione di entità assolute, la personalità distinta; unica è la sussistenza
in Gesù.
Or che diranno i moderni ? Per adattarsi alle moderne
scuole, dovranno porre la persona costituita dalla coscienza. Coscienza che è? È
atto conoscitivo di sé. Saranno in Dio tre coscienze come tre persone? Dunque Egli
con tre atti conosce Se stesso, e il triteismo, o un bruttissimo politeismo, è manifesto.
Gesù conoscerà sé stesso con un atto solo ? Eccoci in piena eresia monofìsita, e
sarà tolta la distinzione perfetta delle due nature, con le loro proprietà ed operazioni.
Per sottrarsi a tali bestemmie ed assurdità, diranno invece che unica é la conoscenza
nella Divinità, duplice in Gesù Cristo; ma che Dio ha coscienza di esser tre, Gesù
di esser uno, e in tal modo ridurranno alla coscienza la nozion di persona? Or non
s'accorgono che il saper di essere suppone già l'essere costituito; che per conseguenza
è ridicolo voler dichiarare l'unicità della reale persona, con la coscienza
d'esser uno e non più? Conviene che antecedentemente sia vera questa unicità, o
sia già costituita la persona che sa di esser una. Sono dunque questi nuovi maestri,
formati ai nebulosi concetti delle moderne scuole, o empi contro la fede, o assurdi
contro la ragione, e di fatto corrompono l'una e l'altra.
Potremmo recare altri esempi, forse tanti quanti sono
i dogmi della Chiesa cattolica, o quanti sono i canoni del Tridentino, a cui attribuiscono
la sventura di aver espresso a dottrina della fede col linguaggio dell'antica Scuola.
Che diranno i moderni della grazia, o santificante o movente ? Che diranno per adattare
alle nuove dottrine l'Eucaristia? Basterà evidentemente per la soggettiva immanenza, che vi sia unione di
pensiero e di spirito, di simboli e di figure. Hanno detto infatti: state dinanzi
all'Ostia consecrata, come se Gesù realmente vi fosse. Ma questo non è dichiarare
novamente i dogmi; è negarli con verissima e già dannata eresia. E senza arrivare
a tali eccessi, malamente è imbevuta di scetticismo quell'ipotesi corrente che,
studiando e imparando, l'abbia da mutare la dottrina prima acquistata. Questo avviene
tra quelli de sono semper discentes et nunquam
ad scientiant veritatis pervenientes (II Tim. III, 7) ; non avviene nella Scuola
della sana teologia, né tanto meno nella Chiesa di Dio vivo, la quale è colonna
e fermezza della verità (l Tim. III, 15).
(1) "Il Veleno
Kantiano", Roma, Tipografia Pontificia nell'Istituto Pio XI, II ed., 1914,pp 320-327;
(2) Dunque non aveva torto, anzi verissimamente scriveva il Bossuet, opponendo
alle indefinite variazioni dell'idra eretica, l' eternamente immutabile verità
delle definizioni dogmatiche nella Chiesa cattolica. E se il Newman a questo
avesse contraddetto, si sarebbe ingannato. Ma davvero non vi contraddisse, osservando
che la verità del cattolicismo è inesauribile per le nostre menti: osservazione
del resto notissima e antichissima. Male s'immaginò di vederci contrarietà chi
scrisse l'articolo Il dogma nella storia in Rivista delle scienze teologiche, nov.
1905.