Tradizione Cattolica - Ultimo numero


 Editoriale di don Pierpaolo Maria Petrucci

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TC 2012 luglio
Il 2012 è il cinquantennale dell’apertura del Concilio Vaticano II. Un anniversario amaro per i suoi incondizionati estimatori e per i suoi apologeti, in quanto la straziante crisi della Chiesa ha sempre più messo in luce le responsabilità di quella Assise. Alla voce della Fraternità San Pio X, un tempo unica ed “isolata”, si aggiunge un coro sempre più vasto di teologi, intellettuali e semplici fedeli che vede i danni prodotti dall’allontanamento dalle verità cattoliche, a partire dall’«extra Ecclesiam nulla salus».

Freccia bluCalendario 2012 (per il calendario liturgico vedi qui)

Giovedì 11 ottobre 1962 si apriva il Concilio Vaticano II e, a partire dall’inizio dell’anno in corso, si stanno moltiplicando gli interventi per commemorarne il cinquantesimo anniversario. Questo Concilio, voluto come pastorale dai due pontefici che l’hanno condotto, doveva finire per modificare profondamente la Chiesa, nella sua struttura e nel suo insegnamento.
Per anni esso è stato il punto di riferimento di ogni cambiamento, l’«ipse dixit» indiscusso ed indiscutibile che doveva o aveva in potenza il dettato di annullare l’insegnamento plurisecolare della Chiesa o, come minimo, sembrava che quest’ultimo dovesse essere sottomesso al suo vaglio, letto alla sua luce ed in definitiva  adattato al pensiero moderno.
Oggi, malgrado che le manifestazioni in suo favore non cessino, il riferimento ai suoi documenti e l’adesione monolitica alle sue dottrine si è incrinata ed è messa pubblicamente in discussione non solo dalla Fraternità San Pio X; pertanto delle domande cominciano a porsi pubblicamente: la crisi universalmente riconosciuta che attraversa la Chiesa trova le sue origine nel Concilio Vaticano II? Oppure essa è soltanto il frutto di una cattiva interpretazione delle sue dottrine?
Le manovre preparate e messe in atto per cambiarne l’orientamento, come il rigetto degli schemi preparatori e l’influenza di poteri esterni, ben giustamente hanno fatto pensare che nell’assemblea conciliare si siano attuati gli “stati generali” della Chiesa, con tante analogie con ciò che successe all’alba della Rivoluzione francese.
Alcuni dei suoi insegnamenti, aspramente combattuti durante il suo svolgimento dall’ala tradizionale dei padri conciliari, non sono estranei alla crisi nella Chiesa e alla scristianizzazione della società di cui siamo spettatori.
Ogni effetto ha una sua causa proporzionata ed il Concilio è stato messo in atto da quella stessa gerarchia che ne è stata l’artefice.
Fin dal loro nascere mons. Lefebvre ha contestato questi errori mettendo in guardia contro le loro conseguenze. Egli volle fondare la Fraternità San Pio X per formare sacerdoti secondo la dottrina tradizionale della Chiesa, perché potessero consacrarsi integralmente alla predicazione della verità, all’assistenza spirituale dei fedeli scossi dalla crisi attuale e allo stesso tempo testimoniare pubblicamente, anche di fronte alle autorità ecclesiastiche, la dottrina cattolica e la sua opposizione agli errori moderni penetrati nel seno del Corpo Mistico di Cristo.
Alcuni di questi errori hanno particolarmente risalto in questo tempo pasquale che ci invita a meditare sul grande mistero della Redenzione che il Verbo Incarnato ha operato offrendosi in sacrificio di espiazione per i nostri peccati ed ottenendo una vittoria completa sulla morte e sul demonio con la Sua risurrezione gloriosa.
Tale mistero ci ricorda prima di tutto che il solo Redentore è Gesù, il cui nome significa infatti «Salvatore»: Egli è  il solo che abbia potuto offrire un sacrificio di valore infinito, capace di riparare la gravità del peccato. Il Signore ha spesso ribadito questa verità nel suo insegnamento: «Io sono la porta, se qualcuno entra per me sarà salvo»[1]. «Io sono la Via la Verità e la Vita»[2]. «Nessuno viene al Padre se non per me»[3].
Per salvarci dobbiamo essere uniti a Lui anzitutto tramite la fede: che è il primo ed indispensabile legame per appartenere alla Chiesa Cattolica, la quale continua la missione di Gesù sulla terra.
Le religioni che rifiutano Gesù Cristo non solo non hanno alcun valore di salvezza, ma allontanano l’uomo dall’unico Salvatore; così le religioni pagane con i loro culti rivolti a déi «falsi e bugiardi». Il giudaismo attuale è fondato sul rigetto di Gesù, che non è riconosciuto da esso come Messia e Figlio di Dio: pertanto non ha niente a che vedere con la fede dei Patriarchi e dei Profeti dell’Antica Alleanza, portata a compimento da Gesù, ma è  una nuova religione generatasi nel rifiuto della divinità di Cristo e quindi della sua Redenzione. L’islam nella sua negazione della divinità di Cristo allontana dalla fede nel vero Dio Uno e Trino e, per il fatto stesso, non può pretendere di adorare il vero Dio. Persino le religioni che pure credono alla divinità di Cristo, come la cosiddetta ortodossia o le differenti sette protestanti, rifiutando di aderire a tutto ciò che Gesù ha rivelato e di appartenere alla sua vera Chiesa, fanno da ostacolo alla salvezza delle anime.
Compito della Chiesa è quello di illuminare con la sua dottrina tutte queste persone che sono nell’errore perché possano giungere alla verità, convertirsi al cattolicesimo ed ottenere così la salvezza. Questa è la vera carità.
Nell’ultimo concilio gravi errori si ergono contro questo insegnamento tradizionale della Chiesa. Prima di tutto non si identifica più la Chiesa di Cristo con la Chiesa Cattolica: la Costituzione Lumen Gentium afferma che «La Chiesa di Cristo sussiste nella chiesa cattolica» (8), volendo indicare così che essa può sussistere anche altrove. Per il Concilio Vaticano II la Chiesa di Cristo è infatti presente ed opera in tutte le religioni, da quelle pagane a quelle cristiane. Nella dichiarazioneNostra aetate si afferma infatti che: «La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini» (2). Analizzando questo testo se ne deduce che le religioni non cristiane possiederebbero delle dottrine che «apportano un raggio di verità» ma che «differiscono di molto da ciò che essa (la Chiesa ndr.) crede e propone». Come a dire che la Chiesa Cattolica non possieda la pienezza della verità ed è come se Dio, che è la Verità stessa, potesse rivelare dottrine contraddittorie alla Chiesa cattolica e ad altre religioni.
Nel decreto Unitatis redintegratio, parlando delle chiese cristiane si afferma che: «Queste Chiese e comunità separate, quantunque crediamo abbiano delle carenze, nel mistero della salvezza non sono affatto spoglie di significato e di valore. Lo Spirito di Cristo infatti non ricusa di servirsi di esse come di strumenti di salvezza, la cui forza deriva dalla stessa pienezza della grazia e della verità, che è stata affidata alla Chiesa cattolica» (3).
La dottrina che se ne deduce è che le comunità separate fanno parte della Chiesa di Cristo ed egli si serve di esse come mezzi di salvezza. Ma la Chiesa ha sempre insegnato che le false religioni non solo non hanno in sé alcun valore nel mistero della salvezza, ma con i loro errori distolgono dalla fede e, poiché gli errori contro la fede si traducono in false dottrine morali, esse allontanano gli uomini anche dall’osservare i Dieci comandamenti e contribuiscono così alla loro dannazione eterna.
La fede poi è indispensabile per la salvezza poiché, come attesta san  Paolo, senza di essa non è possibile piacere a Dio[4], ma non è sufficiente.
San Giacomo ci ricorda che: «Come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta»[5], facendosi eco così dell’insegnamento di Gesù: «Non chi dice Signore Signore entrerà nel regno dei Cieli ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli»[6]. «Se mi amate, osservate i miei comandamenti»[7].
Oltre a credere in Gesù Cristo dobbiamo anche preservarci dal peccato, conservare la vita della grazia che ci è data al Battesimo. Se abbiamo la sventura di perderla è indispensabile ritrovarla al più presto con il sacramento di penitenza, poiché colui che muore in stato di peccato mortale, pur credendo in Gesù Cristo, si danna.
Anche questa verità di fede è  offuscata oggi da una nuova dottrina a cui ci si riferisce, esplicitamente o implicitamente, all’interno della Chiesa, quella della «cosiddetta redenzione universale».
Nella costituzione Gaudium et spes si afferma che «Con l’Incarnazione il Figlio di Dio si è unito  in certo qual modo ad ogni uomo» (22,2). Gesù essendosi fatto uomo si  sarebbe unito in un certo modo ad ogni uomo e per questo ogni uomo sarebbe già giustificato e redento.
Giovanni Paolo II esplicitava questo insegnamento nel suo discorso ai popoli d’Asia con questo parole: «Nello Spirito Santo, ogni individuo ed ogni popolo è diventato – attraverso la Croce e la Risurrezione di Cristo – figlio di Dio, partecipe della vita divina ed erede della vita eterna. Tutti sono stati redenti e chiamati a partecipare alla gloria in Gesù Cristo, senza distinzione alcuna di lingua, razza, nazione o cultura»[8].
Tutte le persone e tutti i popoli, per il solo fatto della morte e risurrezione di Gesù sarebbero quindi «partecipi della vita divina», divenendo degni della vita eterna indipendentemente dalla fede e dall’osservanza dei comandamenti.
Date queste premesse, la missione della Chiesa non consiste più nel predicare la fede per salvare le anime ma nell’annunciare a tutti la grande gioia che ogni uomo, per il solo fatto dell’Incarnazione di Gesù, è stato salvato. Il suo compito diventa allora quello di contribuire con tutte le altre religioni a realizzare un mondo più giusto, più ecologico, dove tutti vivano in pace.
A causa di questa nuova dottrina, si può dire che certi argomenti siano attualmente spesso omessi dalla predicazione: non si parla praticamente  più del Purgatorio, né tanto meno dell’Inferno, della necessità di preservarsi dal peccato, dell’importanza di riparare i propri peccati e neppure del sacramento della Penitenza.
Il rigetto di questi errori è fondamentale perché la Chiesa ritrovi la sua forza missionaria al fine di convertire le anime e rigenerare la società.


[1] Gv 10, 9.
[2] Gv 14,6.
[3] Gv 14,6.
[4] Ebr 11,6.
[5] Giac 2,26.
[6] Mt 7,21.
[7] Gv 14,15.
[8] Messaggio ai popoli d’Asia, Manila, 21 febbraio 1981.



Al sommario del n°83 (2012 n°2):
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