P. GIOVANNI PERRONE, S.I.: LA CHIESA È APOSTOLICA LEI FA APOSTOLATO, NON PUÒ MAI FARE PROSELITISMO

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LIBRO DI PADRE GIOVANNI PERRONE, S.I.
GENOVA, 1862



INTRODUZIONE
Il bel nome di Apostolo fu consecrato dalle labbra medesime del divino Redentore, quando, come narrasi da san Luca, dopo aver passata la notte sul monte orando, fattosi dì, chiamò i suoi discepoli e dodici ne trascelse, cui diede il nome di Apostoli; Factum est autem in illis diebus, exiit in monterà orare et erat pemoctans in oratione Dei, et cura dies factus esset, vocavit discipulos suos, et elegit duodecim ex ipsis,.quos et Apostolos nominamt. Còsi quel nome, che secondo la sua naturale significazione dinota un messo o legato spedito ad annunziare ed a trattare a voce autorevolmente qualche grande affare, nella bocca di Crisio fu consecrato qual nome di dignità e di officio divino, ond'Egli distinse i primi banditori dell' Evangelio, ch' Egli stesso mandò a predicare per tutto il mondo. Con tal nome Egli raccomandò ai popoli questi suoi eletti discepoli, siccome quelli che non si assùmevano da sè stessi l'officio di predicare, nè insegnavano le proprie dottrine, nè cercavano la loro gloria, ma erano mandati dal divin Redentore siccome nunzi del suo Vangelo per la gloria di Dio e per la salute delle anime. 

Questa, solenne missione Egli rinnovò prima di salire al cielo, quando, come abbiamo dalle preziose parole colle quali chiudesi il Vangelo di san Matteo, Gesù si appressò agli Apostoli e parlò loro dicendo: che a lui era stata data ogni potestà in cielo ed in terra, che andassero ad ammaestrare tutte le genti battezzandole nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo, ed insegnando loro ad osservare quant'Egli aveva ad essi ingiunto; e conchiuse con quella solenne promessa, ch'Egli stesso sarebbe con loro perennemente sino alla fine de'secoli: Et accedens Jesus locutus est eis dicens: Data est mihi omnis potestas in coelo et in terra. Euntes ergo docete omnes gentes, baptizantes eos in nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti, docentes eos servare omnia quaecumque mandavi vobis, et ecce ego vobiscum sim omnibus diebus usque ad consummationem seculi. Con lo quali parole il divin Salvatore perpetuò nella sua Chiesa l'opera divina dell'apostolato. Tale è la divina origine e del nome e della cosa significata per l'apostolato cattolico proprio di quella sola Chiesa di Gesù Cristo, che è una, santa, cattolica ed apostolica. Di questo cattolico apostoIato noi imprendiamo a parlare, mirandolo a parte a parte in sè stesso, ed in opposizione a quel falso apostolato, che senza alcuna missione si arrogano le Sette dalla Chiesa divise e che noi intitoliamo Proselitismo, essendo ben ragione distinguere anche nel nome cose così opposte.

Cotesta voce derivasi dai Proseliti, nome che di per sè non significa altro che di recente venuti ed aggiunti; ma che suol prendersi in mala parte, benchè originalmente avesse e possa anche aver buon senso. Proseliti chiamavansi da'Giudei quelli che lor si accostavano venendo dalla gentilesca superstizione, i quali eran tenuti sibbene ad osservare la legge, ma non fruivano però del nome di figli d'Israele e de'loro privilegi, ed erano per lo più adoperati negli uffici più bassi, servili e laboriosi. Questi come di fresco venuti ed accostatisi al popolo di Dio si appellarono proseliti, come raccogliesi da vari luoghi delle divine Scritture, o altrimenti si chiamarono advena o peregrini.

Nella legge di grazia che è di sua natura cattolica ed universale, non vi è più in Gesù Cristo nè forestiero nè Giudeo, nè servo, nè libero [5]; nè più vi sono hospites et advenae, essendo tutti cives sanctorum et domestici Dei; ma la religione giudaica non essendo per sua natura o istituzione universale, si tenne paga di venir aggregando alla Sinagoga uomini nuovi venuti dal gentilesimo; che però distingueva dai discendenti di Abramo e si tenevano in conto quasi di forestieri. Di mano in mano alcuni giudei si adoperarono a tutto potere ad accrescere il numero de' loro proseliti, non già per zelo della divina gloria, e per bene delle anime, ma sì per gloria mondana, per interesse, per far partito e per altri fini terreni.

Questo proselitismo, ossia questo prurito di far proseliti fu ripreso gravemente dal divin Salvatore negli Scribi e negl' ipocriti Farisei, che con zelo affannoso e turbolento andavan per terra e per mare cercando un proselito per ispirito di parte e di Setta, per ingrossar le loro file, per farsi un nome , e ottenuto l'intento abbandonavano* questi miseri acquisti, rendendoli così peggiori di quel che fossero per l'addietro, e de'loro maestri: Vae vobis Scribae et Pharisaei hypocritae, quia circuitis mare et aridam ut, faciatis unum proselytum; et cum fuerit factus, facitis eum fìlium gehennae duplo quam vos.

Non già come osservò sant'Agostino contro Adimando Manicheo per colpa della legge giudaica, ma perchè insegnavano a sì fatti proseliti le lor false dottrine e pratiche perverse, e con ciò li rendevano più colpevoli fino a meritare peggior dannazione. Quindi è che il nome stesso di proselito e di proselitismo oltre la natia significazione porta aggiunto per uso comune un senso di cosa riprovevole, ed ha un non so che di odioso e dispregiativo.

Appunto perciò gli eretici dieder nome di proselitismo allo Stesso cattolico apostolato, e veggendo lo zelo della Chiesa nel predicare il Vangelo, e mandare missionari per la conversione de' gentili e degli eretici, essi per gelosia di sì belle conquiste gridano a piena gola al proselitismo, reclamano contro il proselitismo, non cessano dall' accusa di proselitismo, e nelle loro assemblee, ne' loro scritti, ne' loro giornali inviliscono l'opera di Dio con questa voce di proselitismo. Ma no, la Chiesa cattolica non conosce proselitismo. Ella nelle conversioni che procura, e che dee procurare incessantemente, altro non fa che compiere l'alta missione a lei affidata e comandata dal suo divin Fondatore; e però tutta l'opera sua nella conversione de' popoli per tutto il mondo e per tutti i tempi ha divinamente il nome di cattolico apostolato.

Il nome di proselitismo, e appunto nel suo senso peggiore, ricade anzi sul capo di quegli eretici, che lo avventano contro la Chiesa cattolica. Mentre i loro emissari si brigano di portare ai popoli il lor vangelo, e valicano mari e monti, tutto il lor fare è un misero proselitismo di setta. Chè il vero apostolato non può appartenere a comunioni, o meglio, a Sette dalla Chiesa cattolica separate e divise. Poco monta che tali Sette si dicano Ariane o Nestoriane, Luterane, o Calviniste, Quacheriane o Metodiste; perchè loro non possano convenire i sacri nomi di apostolato, di apostoli e di missionari, basta che sien divise dalla Chiesa a cui Gesù Cristo commise l'apostolato. Però a dinotare l'opera delle Sette in mandare emissari e far nuovi addetti tra gl'infedeli e più ancora tra cattolici, noi adottiamo in questa nostra trattazione il nome di proselitismo, benchè ancor questo nome sia anche troppo onorato per dinotare cosa sì riprovevole. Il diciamo poi proselitismo protestante, sia perchè poco ci cale delle viete Sette, che già furono e più non sono; sia perchè il movimento, o meglio, l'agitazione degli eretici di ogni fatta in predicare a lor foggia il vangelo e guadagnar gente è cosa di questi ultimi tempi, e propria di quel protestantismo, che prima die' e dà tuttora la taccia di proselitismo all' apostolato del a Chiesa romana.

Chiarire così le voci di apostolato cattolico e di proselitismo protestante, ragion vuole che dai nomi passiamo alle cose per lor significate, e che dando in questa introduzione una generale idea, quindi del cattolico apostolato, e quindi del protestante proselitismo mostriamo così in generale come a un colpo d'occhio, che quello è opera di Dio, e questo opera dell'uomo.

La riabilitazione dell'uomo caduto e degradato per la colpa di origine al conoscimento e all'amore di Dio per mezzo del divin Riparatore ci fornisce la generalo idea del cattolico apostolato nella sua natura e nel suo fine. Deve perciò di assoluta necessità muover da Dio, ed essere tutta opera di Dio. Ma Iddio fa le sue grandi opere e si piace di adempiere i suoi disegni di misericordia per mezzo dell'uomo stesso; che però Egli stesso li sceglie come suoi stromenti e cooperatori. A tal fine Egli dà lor la missione gl'informa del suo Spirito, e all'uopo li fa anche depositari del suo potere coi doni straordinari di Carismi, li favorisce insomma divinamente di tutti i mezzi che la divina sapienza conosca essere necessari ed acconci al conseguimento del fine. Ecco una idea generale e come un abbozzo dell'Apostolato e dell'Apostolo.

Tale pertanto essendo la natura dell' apostolato, ne conseguita che esso debba avere in sè i luminosi caratteri che convengono all'opera di Dio, e per parte degl'inviati quelle doti che li manifestano per inviati di Dio. L'apostolato è l'opera di misericordia divina, che abbraccia tutti i tempi, tutti i luoghi, lutti gli uomini della terra. Ci conviene adunque risalire alle origini e ricordare come Dio trasse l'uomo dal nulla per un tratto di sua spontanea bontà per renderlo eternamente felice, non già di qualsivoglia felicità, ma di quella che consiste nel possedimento stesso di Dìo, a condizione però che l'uomo gli fosse fedele nel servirlo, nell' amarlo e nel glorificarlo. A questa condizione indispensabilmente necessaria l'uomo fin dalla sua origine mancò, e colla trasgressione del divino mandato ei perdette in un colla felicità temporale la felicità eterna. Per tal trasgressione l'armonia si sconvolse di sua natura per la quale egli provava le più elette delizie nel conoscimento di Dio, e nell' adesione a Dio, fornito com'era della originale giustizia, ossia della grazia santificante in un coi doni ad essa annessi dalla divina liberalità: doni preziosi oltre ogni, credere, perchè la sua mente era da Dio illustrata e retta la sua volontà, la sua ragione era in tutto a Dio soggetta e nulla la turbava; la parte sua sensibile era pienamente dalla ragione dipendente, e il suo corpo dotato del privilegio della immortalità. Colla colpa tutto fu perduto.

Ma che? Dovea adunque l'uman genere giacersi perduto irreparabilmente, nè più rialzarsi dalla sua caduta! Ah no; non dovea per sempre perire questo capolavoro dell'Oonipotente, questa immagine del Dio vivente. Il Signore nella infinita sua misericordia accorse alla sua rovina e lo innalzò colla promessa di un suo Liberatore e Salvatore. Con questa fede e con questa speranza i discendenti di Adamo furono richiamati a quell'alta dignità primigenia in cui furono nella loro creazione da Dio costituiti. Che se si chiusero loro le porte dell' Eden, loro sì schiusero, anche prima che si pronunziasse contro di essi la sentenza di loro condanna, le porte del Cielo promesso loro in retaggio mediante la fede e l'amore e la osservanza di quella legge, che Dio aveva scritta ed impressa ne' loro cuori.

Se non che cedendo i degenerati figliuoli alle prave tendenze cagionate in essi dalla colpa primitiva di origine, si appresero di preferenza a quanto allettava i loro sensi, e a poco a poco dimenticaronsi del loro benefattore, della fedeltà a lui dovuta, delle promesse lor fatte. Incurvati verso la terra, fatti schiavi de'loro sregolati appetiti, l'iniquità a guisa di cataclisma coperse la superficie della terra. Progredì tant'oltre l'obblio e la dimenticanza di Dio Creatore, che giunsero gli uomini a fare obbietto del loro culto da prima gli astri del firmamento, poscia adorarono le opere delle loro mani, e perfino i bruti e i prodotti del campo. Tutte le passioni furono per tal modo divinizzate, e la più turpe idolatria prevalse nell'universo.

Sarebbe senza dubbio perita la vera religione, non ostante una vaga reminiscenza che si conservò mai sempre presso gli antichi popoli di un Dio supremo, ma soffocata dalle innumerevoli superstizioni, qualor Dio fin da principio non avesse istituito una specie di apostolato sia per conservare, sia per trasmettere alla posterità l'unica vera religione. Ciò egli fece da prima per mezzo di patriarchi o capi di famiglia, poscia per mezzo di un intiero popolo discendente da Abramo, da Isacco e da Giacobbe. In questo solo popolo ebbe Dio un pubblico culto, e in esso si conservò intemerata la verità della rivelazione divina, e ciò non senza una provvidenza straordinaria e tutta speciale. Così l'opera di Dio venne perpetuala fino alla gran ristorazione dell'uman genere colla espiazione dell'Uomo-Dio, Gesù Cristo Salvatore universale promesso dal principio del mondo.

Non è già, che in tutto questo tratto di tempo, cioè di quaranta secoli, non si trovassero alcuni uomini giusti i quali conservassero anche al di fuori della Sinagoga viva la fede del promesso Liberatore, e mediante la divina grazia, la quale a veruno non mai mancò, osservassero la legge naturale , e però si trovassero nella vera via della salute; ma questi eran pochi, avuto riguardo alla deviazione pubblica di tutte le nazioni dalla vera religione. La cosa mutò al tutto di aspetto dopo la venuta del divin Redentore, il quale dalle angustie della Giudea volle estesa a tutto I' universo la religione discesa dal cielo, e la volle perpetua per tutti i secoli. A questo fine fondò la Chiesa sua qual mezzo ordinario di salute per tutti gli uomini. La istituì una, santa, cattolica, visibile sempre e indefettibile per tutti i secoli avvenire. A questo fine la volle edificata su Pietro, da esso costituito capo e principe del Collegio apostolico, come sopra ferma ed immobile pietra o rupe ai pie'della quale tutti i minaccianti flutti delle umane passioni s'infrangessero , o gli sforzi e conati tutti dell' inferno contro lei congiurato nella serie di tutte le età, finchè durasse il mondo venissero conquisTi.

La Chiesa pertanto di Gesù Cristo a propriamente parlare altro non è che un apostolato universale e perpetuo; la quale perciò fu da questo divin suo Fondatore arricchita di quelle doti che ad un sì nobile fine di condurre gli uomini a salvamento eran richieste: le doti del suo Spirito, cioè dello Spirito di carità, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza, di sagrificio. Venne a lei assicurata la divina speciale assistenza per cui intatto mai sempre conservasse il deposito prezioso affidatole di sua divina rivelazione. Il cattolico apostolato altro non è di sua natura che l' azione benefica e vivente della divina carità, universale, che si spande su tutti, perpetua, che si estende a tutte le età, efficace, che produce fiori e fruiti di eterna vita, che dà vita al mondo, cui illumina e feconda di ogni maniera. L'apostolato cattolico è la permanenza in terra e continuazione della presenza del Dio umanato Gesù Cristo, il quale nella persona dei suoi inviati seguita a vivere, ad operare, a beneficare l'uomo nel suo passaggio dal tempo all'eternità; l'apostolato cattolico in fine è un prolungamento dell'apostolato stesso del Dio Salvatore inviato dal Padre per la santificazione del mondo.

Poichè,sebbene siasi egli involato agli occhi nostri colla sua salita al cielo, pure non lascia di vivere eziandio seco noi su questa terra. Ciò che egli significa con quelle solenni parole, colle quali assicurò i suoi discepoli che sarebbe sempre rimasto in compagnia loro nella grande impresa che loro affidava dicendo: Ecco che io sono con voi in ciascun giorno sino alla consumazione de' secoli: parole che esprimono tutto assieme la cooperazione scambievole e di Gesù Cristo co' suoi apostoli, e degli apostoli con Gesù Cristo, di Gesù Cristo quale agente principale e primario, e degli apostoli como agenti secondari da esso'ui animati e confortati. Esprimono l'unità, o se si voglia la sintesi dell'agente e dello strumento ad un medesimo fine. Esprimono la sicurezza dell' esito di una cosifatta missione.

Di qui rampollano quelle formolo dello quali fe' uso san Paolo per significare la natura dell'apostolato, allorchè chiamò queli che lo esercitavano cooperatori o coadiutori di Dio, ministri di Cristo, dispensatori de'misteri di Dio. Con queste formole , ci fa egli conoscere, che Dio stesso è quegli che parla pei suoi apostoli, che persuade e convince po'suoi apostoli, che trionfa de'cuori pe'suoi apostoli, che egli parla al di dentro alla mente ed al cuore degli uditori, mentre essi fanno udire la loro voce alle orecchie di quei che li ascoltano; che Dio è quegli che comunica la forza e il vigore agli stessi suoi inviali, l'umiltà, la pazienza, il coraggio necessario per superare e vincere gli ostacoli di ogni maniera, che si oppongono alla malagevole impresa; che Cristo stesso si reputa nella persona de' suoi inviati onorato o dispregiato, perseguitato ed immolato tra i più crudeli supplizi. Senza una tale assistenza e cooperazione speciale di Dia, l'apostolato sarebbe assurdo, poichè sarebbe l'opera dell'uomo; ora l'uomo non mai potrebbe accingersi all'ardua impresa di riformare il mondo qual è nel suo concreto. Riformare il mondo per mezzo dell'apostolato cristiano e cattolico dice niente meno, che dissipare fittissime tenebre secolari, cioè da più secoli condensate nelle menti degli uomini per la educazione pubblica, per la istituzione domestica, per tradizione volgare e popolare. Dice nientemeno che sostituire a quelle tenebre una luce brillante, la quale discuopra la falsità, gli errori, i pregiudizi di ogni fatta, che per lunghe generazioni avean gettate profondissime radici nelle menti dei popoli traviati da un fanatismo senza misura. Significa soitrarre uomini corrottissimi, che uon conoscono altra legge che quella delle più abbiette passioni, delle più ignominiose cupidigie, dal giogo del vizio ed avviarli all'arduo sentiere della virtù fino all' abnegazione di ogni men retta tendenza e propensione disordinata del cuore. Vuol dire assoggettare questi uomini stessi gonfi di loro indipendenza e libertà in materia di religione al giogo di un'autorità inflessibile, a pratiche al tutto ripugnanti alla guasta natura, come per cagion di esempio alla confessione di loro colpe, alle astinenze, ai digiuni.

Impresa per verità cotanto difficile, ed anzi alla umana condizione impossibile, che affidata all'uomo solo avrebbe non dirò del temeraiio, ma dell' assurdo. E pure tale e non altro è l'intraprendimento dell'apostolato cattolico, il quale per essere istituito da Dio, per essere ispirato da Dio, retto da Dio, sostenuto da Dio ha operato ed opera incessantemente nel mondo un rinnovellamento ed una ristorazione la più ammirabile, sempre pieno di vigore e di vita, come nella freschezza di sua età, sempre nella forza di sua virilità, senza che mai non provi stanchezza, o venga meno nel luugo corso de' secoli.

Di qui è che chi è chiamato ad un così prodigioso apostolato debba essere investito dallo spirito di Dio, e staccato da ogni affetto alle mondane cose, e perfin dall'attacco alla propria vita, pronto a sacrificarla qualor fia d'uopo pel bene de'popoli che si è proposto di evangelizzare. E di fatto il corso ordinario dell'apostolato cattolico è quello di una continua abnegazione, di un lento sacrifizio che si consuma o con una morte violenta, ovvero con una morte accelerata dalle fatiche, dagli stenti e dallo privazioni di ogni genero. Vi si richiede una carità a tutta prova per continuarla con una costanza invincibile nel superare le difficoltà che vi si frappongono o dalla malizia degli uomini o dall'atmosfera mal sana nella quale son talora costretti vivere i missionarii, o dalla malignità del clima, dalla intemperie, dal genere di vitto, dalla scarsezza de' prodotti, dai lunghi viaggi, e da mille altre cagioni.

Vi vuole uno zelo ardentissimo della salute delle anime che a guisa di fiamma agiti e metta in moto il cuore di quest'inviati per cui non paventino i pericoli che loro si presentano ad ogni piè sospinto, non temano agguati, non si atterriscano dei tradimenti, non siano ributtali dall'orrore che sorge dalle scortesi maniere, dai rozzi tratli, dai costumi, dalle sozzure e infermila di quei che si propongono coltivare. Si richiede una pazienza senza limiti pei tanti incontri ne'quali si avvengono, per gli oltraggi che ricevono, per le ingratitudini che debbono sostenere. Vi è d'uopo di una santità salda per non arrischiare la propria salute pei tanti oggetti seducenti che lor si paran davanti, e dare ai popoli tra'quali vivono quell'esempio di ogni virtù che si addice ad un vero evangelizzatore, che parla in nome della Chiesa, ed anzi di Dio, del quale è il rappresentante, altaiche spanda tal luce che ognuno al solo vederlo e trattare con esso lui conosca e ravvisi in esso l'uomo di Dio], l'inviato di Dio, il quale per niun proprio interesse, ma unicamente pel bene delle anime si adopra ed anzi s'immola in siffatto ministero. Conviene che sappia e possa cattivarsi la più illimitata fiducia per cui sian fatti certi di affidare a guida sicura la propria coscienza, j l'affare più rilevante che siavi $1 mondo, qual'è la eterna salvezza.

Or chi non iscorge di un sol colpo d'occhio non poter essere l'opera dell'uomo un apostolato cotanto sublime? Chi non vede che sarebbe, come abbiam detto, assurdo il concepirlo senza l'intervenzione di Dio, il quale solo può ispirare e comunicare al missionario apostolico virtù sì salde, doti cotanto eccedenti la virtù ordinaria dell'uomo? Ebbene, tale e non altro è la natura dell'apostolato cattolico, tali ne sono le indispensabili proprietà, che lo fanno ravvisare per quello che è in verità, cioè l'opera di Dio, e lo distinguono così fattamente da ogni parodia o contraffazione dell' uomo, sicchè non possa pigliare abbaglio se non chi volontariamente faccia velo a sè stesso.

E infatti il solo buon senso de'popoli vale a faro un tale discernimento. Ovunque stieno a fronte ed a contatto il missionario cattolico e il missionario protestante di qualsiasi generazione, tosto dal popolo si distinguono. Non ostante la profusione dell'oro che il ministro protestante tiene a sua disposizione, non ostante il validissimo appoggio de'rispettivi governi sotto la cui protezione si adoprano, non ostanti i vantaggi che offre e mette in prospettiva lusinghiera ai suoi convertendi, appena è che possa radunare assieme una mano di proseliti. Mai non è che cotesti reverendi facciano un' opera durevole, la quale resista al tempo, ai disastri che sopravvengono, alle più lievi difficoltà, tanto meno alle prove alquanto ardue e difficili. E pure sì che hanno cappelle ricche |d appariscenti, e spiegano un esteriore apparato tanto nelle loro persone, quanto nelle loro abitazioni al tutto elegante ed imponente. Con lutto ciò i popoli eziandio più barbari e selvaggi si rivolgono di preferenza a quell'umile e povero missionario cattolico, che sen giace nella miseria e nela penuria di tutte cose la più assoluta, che nulla per conseguente può loro offerire di allettamenti temporali, che è ricoverato il più delle volte ih un misero tugurio, e non ha altro asilo ad offerir loro per l'esercizio del culto fuor di una meschina cappella od oratorio costruito per lo più di tavole e di frasche.

Se non che questo squallore medesimo, che spesso accompagna la missione cattolica è una prova eloquente, che essa viene a distaccare i cuori degli uomini dai beni e dalle affezioni terrene, materiali e sensibili per indirizzarli al desiderio ed alle aspirazioni dei beni eterni; che la croce è il più caro retaggio di quelli ai quali si predica un Dio crocifisso per la saluto del mondo, ai patimenti del quale debbono partecipare i suoi veri seguaci; che la vita di annegazione e di penuria di ogni cosa la quale è propria esclusivamente del missionario cattolico è quella che lo rende più venerando agli occhi di chi la contempla, e la segue passo passo affin di esplorarne i più segreti andamenti. Scorgendo pertanto le tribù selvaggie in questi predicatori della croce una immagine vivente e parlante di un Dio fattosi povero e mendico per amore degli uomini, di un Dio umile e mansueto, di un Dio paziente ed immolato per gli uomini, vengon naturalmente tratti ad ascoltare le parole di vita eterna, cbe scendono dalle loro labbra. Nel vedere il costoro disinteresse, nel provare gli effetti di lor carità e sollecitudine sotto ogni rispetto, col mirare il sacrifizio da essi fatto coll' abbandono della patria, dei parenti, degli amici, di ogni lor comodo, e in ascoltare quegli accenti così sicuri e fermi della lor fede, della quale mostrano ed appalesano il più profondo convincimento fino ad esser pronti a suggellarla col proprio sangue, sperimentano in sè una dolce e irresistibile violenza, ed una viva emozione a persuadersi delle verità che loro si annunziano, e in abbracciarle.

Laonde per un altro lato quando questi stessi popoli veggono presentarsi loro per evangelizzarli uomini d'aria mondana, tuti'immersi nei traffici e nella mercatura per farvi guadagno, accompagnati da moglie e figli provveduti a dovizia di tutti i comodi della vita, i quali si conlentano di distribuir loro libri che o non sanno leggere, o non intendono, e che fanno loro luccicare tra le mani monete di oro e di argento per cosi allettarli a rendersi loro seguaci, tosto si affaccia alla lor mente un raffronto, che non lasciali esitar sulla scelta. Or tali sono in generale gli emissarii della società biblica, degli agenti del protestantismo.

Se avvenga talora che alcuni restino presi dai doni loro offerti a dar loro ascolto e ad arrolarsi sotto le costoro bandiere, per lo più non dura un tal prestigio se non quanto durano le largizioni; queste cessate, o ritornano cotai proseliti alle superstizioni loro, ovvero si rivolgono di preferenza al cattolico missionario. Una lunga sperienza ha dimostrato, che tale è l'ordinario andamento delle cose, e che dopo tanti conati riescono a nulla le intraprese di cotesti emissarii della eterodossia. Manca loro la vita, lo spirito, l'energia; in una parola mancano tutte le qualità che si addicono al solo vero apostolato, qual'è l'apostolato cattolico, la cui natura non soffre che sia a qualsivoglia Setta, dissidente e staccata dalla unità, trasferito.

Ed ecco come quasi senza avvedercene parlando iel cattolico apostolato la materia stessa ci ha condotti a toccare alcuna cosa del rivale proselitismo eterodosso Ma ora per darne più compitamente una generale idea, siccome abbiam fatto dell'apostolato, ci è d'uopo rimontare per poco alle origini e tenergli dietro fino a' dì nostri. Può dirsi che una specie di proselitismo cominciasse cogli stessi riformatori o capisetta, i quali ribellatisi alla Chiesa di G. C. si diedero a far popolo, a sedurre, a pervertire i cattolici. Siccome abbiam veduto la divina origine dell'apostolato di Gesù Cristo, così diamo ora un'occhiata alla vergognosa origino del proselitismo. Per opera di chi cominciò dapprima il protestantismo a far proseliti e propagarsi? Per opera di persone ribelli, le quali per umane ragioni, per passioni mal dome, per insofferenza di giogo, per private vendette e per altri tali ignobili motivi si divisarono d'inalberar lo stendardo della rivolta contro quella Chiesa in cui furono battezzati, e da cui furono nutriti colla sana dottrina, e coi santi Sacramenti. Questi primi facitori di Setta cercarono di sedurre, di far gente, di arrolare sotto il loro ribelle vessillo quanti più potevano per ingrossare il loro partito, e però cominciarono il malaugurato proselitismo nel seno della Chiesa cattolica per mezzo di scritti incendiarli, di libri, di emissarii, di declamazioni, e di accuse d'ogni maniera. Altrimenti sarebbe stata per lorp troppa vergogna professar da sè soli nuove dottrine, e restarsi così soli senza seguaci e proseliti del lor nuovo vangelo.

Di qui deve ripetersi l'attività, l'impegno irrequieto con cui que'primi eresiarci» si affrettarono a far seguaci in tutti i modi. Dico in tutti i modi, cioè con fomentare la vanità de'dotti e de'letterati, l'avidità de'principi e signori ingordi delle ricche spoglie del culto avito, la licenza de'costumi nei religiosi e preti rilassati e dediti ad ogni furor di libidine; la libertà dalle prescrizioni della Chiesa ne'popoli, sicchè così fortificati, deposta ogni timidezza, si adersero a disfidare colle loro millanterie quanti si opponevano al loro progresso che a guisa di fiamma devastatrice tutto invadeva, incendeva, e riduceva, e convertiva in cenere.

Ognun sa che questi primi autori di proselitismo per sè non erano che superbi innovatori, zimbello delle proprie cupidigie le più ignominiose, agitati e spinti dal furore di una invincibile malignità, che gli incitava ad ogni mal fare; che si gloriavano nelle stesse malvagità loro: che* pigliavano tutte le forme quai protei secondo che lo esigevano le circostanze ed attualità nelle quali trovavansi. Ne appello alla storia degli eretici antichi e moderni, traila dagli annali ecclesiastici e dalla biografia degli stessi autori della riforma. .

Contenti però da prima di questo proselitismo tumultuario, entusiastico, bellicoso, non pensavano i protestanti nè a missioni, nè a missionarii in estere regioni, ma si stettero contenti di raffermare il proprio partito e dilatarlo quanto più potevano coll'apostasia e corruzione de' cattolici come meglio veniva lor fatto, e dove lor presentavasi qualche apparenza di riescimento. Che anzi ben lontani dall'intraprendere estere missioni, insultavano i cattolici perchè si occupassero della conversione degl'idolatri e de'pagani. Mossi finalmente da pungente invidia e gelosia in vista delle si gloriose conquiste del cattolicismo, si determinarono anch'essi d'intraprendere ad imitazione della cattolica Chiesa talune scorrerie, e tentare come a saggio se la cosa fosse loro riuscita. Con qual esito a suo luogo il vedremo. Frattanto è vero, che essi pure, sebben tardi, si accinsero all'opera delle conversioni, e qui cominciò quel proselitismo protestante propriamente detto di cui parliamo.

Tal fu la. vera origine, tale il movente di questa deliberazione. Laonde non il bene delle anime a, ciò li mosse, non la gloria di Dio, nè nulla di questo; ma sì la voglia smaniosa di far argine agli acquisti della Chiesa cattolica, e la vana ambizione di aver la gloria di steiMgre la propria Setta. Lasciando ogni altra ragione a provare che il lor fine non fu la gloria di Dio e la salute delle anime, basta riflettere per poco, che il lor principale studio si fu di eliminare, per quanto stette in loro potere, i missionarii cattolici, d'impedire che non approdassero e s'introduce-sero in terre straniere, di cercarne in ogni modo la espulsione. Prova per fermo non equivoca, che essi in siffatte scorrerie non cercavano, come non cercano, di annunziare, contro ciò che affermano, la buona novella per la salute di que'popoli infedeli, ma piuttosto per ispirito di parte agognano alla propagazione della propria Setta. Ckò altrimenti, a tenore de' loro principii, che nella Chiesa cattolica ancora si può ottener salvezza, avrebbero dovuto secondare gli sforzi de'missionarii cattolici.

ll vero è che nè ebbero, nè poterono avere che un fine umano, un fine degno di lor professione, cioè di ribellione permanente contro la Chiesa di G. C. per lutti que'mezzi che sono in loro mano. E poi, perche sì tardi si svogliò in essi uno zelo così fatto? Perchè insultare e deridere le imprese della Chiesa cattolica indirizzate alla conversione degl'infedeli? Perchè non anzi incoraggiarle, animarle, promoverle? Ed ecco coni'essi con ciò tra-discono il loro divisamento, il quale non è già l'evangelizzare i popoli, ma sol d'impedirne la conversione nell'atto che protestano di cercarne e procurarne la salvezza.

Laonde il proselitismo nel senso in cui i protestanti or pigliano questa voce, nel damo colpa ai cattolici, cioè in senso dispregiativo, di trarre persone al proprio partito senza lodevole scopo; nel senso in cui il Divin Salvatore ne fa un rimprovero agli Scribi e Farisei intenti solo a procurare gl'interessi proprii, l'ambizione la gloria propria, - come espongono i sacri interpreti; questo colpevole proselitis no, io dico, e non punto l'apostolato, si dee applicare ai protestanti. Sì, ai protestanti, i quali intraprenJono conversioni senza missione alcuna; ai protestanti, i quali altro non fanno che impedire le vere conversioni; ai protestanti i quali non hanno miglior titolo di predicare di quello che si avessero le antiche Sette de'gnostid e de'manichei, o degli ariani e nestoriani, o di qualsivoglia altra generazione di eretici e fanatici di ogni età; ai protestanti i quali arrossirebbero qualora avessero a sostenere che que'mostri testè nominati avessero avuto missione di disseminare i loro errori sotto lo specioso pretesto di evangelizzare gl'infedeli, poichè per conversione siffatta avrebbero resi cotesti loro addetti degni doppiamente di dannazione, come ai Farisei rimproverava il Redentore. Ora non si trovano essi nel caso medesimo, e nella stessa condizione degli eretici antichi? Come gli antichi eretici abbandonarono essi pure e disconobbero la vera lor madre la Chiesa; come gli antichi eretici, essi son del pari qual setta anatematizzati e condannati dalla Chiesa medesima; come gli antichi eretici rinvengonsi essi ancora fuori dell' unica via di salute: come gli antichi eretici cercano essi eziandio unicamente di trar gente al loro partito, e di moltiplicare i nemici alla Chiesa di G. C; questo è il loro affare in quello che essi chiamano annunzio della buona novella.

Da questi pochi tratti rilevasi se abbiam detto vero, che il proseliiismo protestante è opera dell'uomo. Potremmo anzi dire con ragione esser l'opera di Lucifero, com'è veramente. Ci basti tuttavia chiamarlo l'opera dell'uomo, poichè ben s'intende che cosa signiGchi una siffatta Espressione,,specialmente allora che si usa in contrapposto all'opera di Dio, come noi facciamo in questa nostra trattazione.

E ciò basti, l'aver fin qui accennato dell'apostolato cattolico e del proselitismo protestante in generale. Che perciò che spelta ai particolari si troveranno svolli a mano a mano nel decorso dell'opera sotto varii punti di veduta. Frattanto dall'esposto risulta qualsia la natura e la idea generale dell'apostolato cattolico. Desso è un' opera al tutto divina in se, ne'suoi principii, nei suoi andamenti, nelle sue ispirazioni, nella vita e forze che comunica, nelle virtù e doti che esige. Tutto all'opposto dove dirsi del proselitismo protestante. La differenza che corre tra loro è quella stessa che corre Ira la vita e la morte, tra il cielo e la terra, tra l'operazione di Dio e l'operazione dell'uomo, tra Dio e l'uomo. 

L'apostolato cattolico ha in sè il principio vitale, l'anima, il moto, l'azione e per conseguente la vita sua propria; laddove il proselitismo protestante vien da principio estrinseco, dal di fuori riceve l'impulso, il movimento e l'azione, animato dalla gelosia, dall'invidia , dall'interesse, dalla mercede, dalle vedute umane che stanno in prospettiva agl'inviati che han ricevuto l'incarico di recarsi ad evangelizzare le nazioni straniere. Qualora questi estrinseci agenti vengano a mancare, manca e cessa ad un medesimo tempo ogni loro intraprendimento, e la molla del loro proselitismo posticcio diventa al lutto inerte ed inoperosa. Yien meno parimenti allorchè insorge una procella che li minacci, un turbine che li sconvolga, una persecuzione#che metta in pericolo o i loro averi, o i loro comodi, o la lor vila.

Chi si è imbattuto in vedere un ben ordinato esercito di forti ed agguerriti combattenti colla sua vanguardia, co le sue munizioni, co' suoi duci, col suo generale far le sue marcie, e combattere l'oste nemica, e poscia s'imbatte in una schiera di fanciulli, che aventi in sul capo un elmo di carta,. a cavallo di lunghe canne, con a lato o in mano una verga o un bastoncino a modo di spada, fanno le soldatesche, o meglio le fanciullescho lor marcie, questi potrà agevolmente formarsi l'idea del divario che vi ha tra il vero apostolato ed il meschino" travisamento del medesimo. Niun si troverà sì stolido che possa pigliare in iscambio l'uno per l'altro. Or bene quello è quel che scorgesi nella Chiesa cattolica, questo è quel che incentrasi in tutte le Sette dissidenti.

In quello ognor ravvisa, o può, sol che il voglia, ravvisare un corpo ben compatto di una eletta d'uomini virtuosi e santi, i quali di secolo in secolo si succedono senza interruzione sparsi su d'ogni punto del mondo abitato, quasi senz' alcun apparato di mezzi umani; ravvisa una eletta d'uomini instancabili ad ogni fatica, invitti tra mille persecuzioni ed ostacoli di ogni fatta, tendenti ad un medesimo scopo, che è di propagare la luce della divina verità, d'introdurre la morale più pura e la cristiana civilizzazione; ravvisa uomini formanti una perfetta unità per la medesimezza della dottrina e del culto, e per la Jor sommessione ad un medesimo capo, animati dal medesimo spirito, e non mai più contenti se non quando dopo di aver coi loro stenti e sudori piantata la croce, disseminata la fede, propagata la maggior gloria di Dio, ne ricevono per sè in compensa ingiurie, villanie, strapazzi, mali trattamenti, fino ad inaffiare collo spargimento del proprio sangue, ed avvivare colla lor morte quel seme di vita eterna che ban gittato a salvamento de' popoli' evangelizzati.

In questo, vale a dire nel proselitismo protestante, vedi uomini precipuamente intenti al proprio ben essere, forniti di pingui stipendii, in mezzo agli agi e ai comodi della vita, solleciti in avvantaggiare i propri interessi col commercio e col traffico a cui spesso nei paesi stranieri si abbandonano, uomini che scolgono per campo di loro scorrerie i luoghi più sicuri e tutelati dai lor propri governi, che fuggono al primo sentore di qualche persecuzione, o d'imminenti pericoli; uomini che per niun legamo di fede positiva tra sè uniti, sono ciascuno intenti ad accrescere proseliti a quella peculiar setta dalla quale son mandati e stipendiati; che in mancanza di una confessione di fede e di autorevole predicazione spargono Bibbie tronche, corrotte, e peggio tradotte nelle lingue di ciascun paese; uomini il cui scopo è meno l'edificare, che il distruggere quanto si fa dall'apostolato dell'unica vera religione che non migliorano i popoli da sè ammaestrati, ed anzi talora li rendono peggiori di prima sotto molti rispetti.

Da questi raffronti, mentre è agevole il discernimento del vero apostolato e della meschina contraffazione del proselitismo settario, apparisce altresì viemaggiormente tutta la sublimità e grandezza veramente divina dell'apostolato cattolico, e d'altra parte la meschinità e debolezza tutta umana del proselitismo eterodosso. Da questi raffronti inoltre si « rileva come la verità del caltolicismo, così la falsità del protestantesimo, ed un nuovo trionfo luminosissimo della Chiesa su l'eresia Infine i buoni da quasti raffronti trarranno argomento di consolazione e di conforto: i vacillanti si confermeranno nella loro credenza, e i tristi troveranno la lor confusione e il loro scorno.
Volesse però Iddio, che vi trovassero piuttosto un mezzo per la lor conversione, poichè noi cerchiamo unicamente il loro bene; chè se siamo nemici dell'errore, non siamo nemici degli erranti, secondo il bel detto di S. Girolamo: Neque enim hominum,seti erroris inimicus sum ('). Che anzi, poichè parlando specialmente del proselitismo protestante, dovremo usar talora espressioni che potranno sembrare dure ed acerbe, protestiamo fin d'ora una volta per sempre, che le espressioni nostre sono dirette unicamente alle cose e non già alle persone, che noi stimiamo ed amiamo, come si addice ad un cattolico, il quale nè deve nò può odiar veruno; anzi nelle viscere delia più sincera carità deve accogliere tutti assieme nel proprio seno tuttochè dissideuti, e fuori della Chiesa e dell'unica via di salute. II loro stato deve cagionare sentimenti di compassione e non già di agrezza, eziandio sulla sola riflessione , che poteva accadere a noi pure di nascere in seno di chi professa l' errore, e che per pura bontà di Dio e sua peculiar grazia apparteniamo alla sola vera Chiesa, che è la cattolica. Qualora per nostro infortunio fossimo,nati da genitori acattolici, nutriti ed educali nei pregiudizii della setta, ameremmo di esser trattati delicatamente, e non essere mortificati., insultati da. chi si piglia il compito caritatevole di illuminarci e rimetterci sulla buona via. Noi in quest'uffizio cooperiamo con Dio; or Dio è carità, uè ama, nè vuole che noi offendiamo i prossimi nostri per qualsivoglia ragione, molto meno allorchè cerchiamo di far loro del bene.

Ma è già tempo di chiudere questa introduzione, e di cominciare a svolgere a parte a parte U nostro argomento. La materia stessa ci suggerisce naturalmente la divisione di tutta l'opera in due parti: dimostreremo nella prima, che l'apostolato cattolico è l'opera di Dio, dimostreremo nella seconda che il proselitismo protestante è l'opera dell'uomo. Ma sebbene la materia sia così divisa in due parti, non di meno nell'atto stesso ebe parliamo del cattolico apostolato ci avverrà di toccare altresì qualche cosa del proselitismo protestante, e così per converso. Poichè quantunque l'uno e l'altro argomento meriti trattazione distinta, tuttavia per la mutua lor relazione sono così connessi, che possono sì bene andar distinti, ma non al tutto divisi; chè anzi non apparisce mai nella sua luce più bello l'apostolato cattolico, se almen per obliquo non gli dia risalto l'ombra del rivale proselitismo; nè questo mostrasi mai tanto per quell ' opera tenebrosa che egli è veramente, quanto allora che si rischiara almencon un raggio del vero apostolato.


Avverrà dunque a noi ciò che avviene a chi volendo rappresentare un grande edificio in due quadri, nel primo ne pone di prospetto l'nn de'lati, facendo sol vedere l' altro in iscorcio; e poi nel secondo spiega questo di fronte lasciando pur vedere l'altro obliquamente; sicchè i due quadri a vicenda si compiono e scambievolmente si ajutano; per questo ed anche per l'affinità dei rispetti sotto i quali dovrem mirare a parte a parte il nostro argomento ci accadrà di tornare per poco sulle cose già svolte ovvero da svolgersi pienamente altrove. Ma oltrechè, comje altri disse argutamente, la ripetizione è la più utile delle figure, nel caso nostro sarà non solamente utile, ma ancor necessaria, e perchè cosi porta la materia del discorso, e perchè trattasi di un' opera popolare , ove è necessario inculcar più volte una idea e lumeggiarla nuovamente ogni qual volta se n'abbia il destro, quando sotto qualche nuovo punto di vista torni a presentarsi. Dall' insieme poi di tutta l'opera e dal raffronto non solo parziale, ma totale ed intero dell'Apostolato Gatto-. "lieo e del proselitismo protestante si avrà la piena .dimostrazione dell' assunto che in questa introduzione abbiamo toccato solo in generale, cioè che quello è l'opera di Dio, e questo dell'Uomo. Piaccia alla divina bontà di spandere a larga mano sopra questo lavoro le sue benedizioni, affinchè riesca . allo scopo al quale è diretto, cioè alla maggior gloria di Dio al bene della sua Chiesa.

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