Esposizione del Pensiero di Teilhard de Chardin, Dom Georges Frénaud O.S.B. Monaco di Solesmes

Dom Georges Frénaud O.S.B. Monaco di Solesmes: Il pensiero filosofico e religioso del padre Teilhard de Chardin. I. ESPOSIZIONE DEL PENSIERO DEL PADRE TEILHARD a) SUL PIANO SCIENTIFICO NATURALE; Legge di complessità e di coscienza; Energia fisica ed energia psichica; Tre tappe di formazione dell'Universo creato; Raggruppamento universale dell' umanità: il punto Omega. b) SUL PIANO RELIGIOSO ALLA LUCE DELLA RIVELAZIONE; Carattere sacro di ogni realtà e di ogni attività; Il mondo paragonato alle Specie Sacramentali.


Nota preliminare 
Gli appunti presentati in queste pagine non vogliono mostrare direttamente le deficienze o le incoerenze interne del pensiero filosofico e religioso del Padre Teilhard de Chardin. Si indirizzano soltanto ai lettori già conquistati alle certezze fondamentali della dottrina tomista. Notando un certo numero di affermazioni particolarmente vistose del P. Teilhard, ci limitiamo a constatare il loro contrasto con il tomismo. Non è quindi possibile accettare queste affermazioni senza rinunciare a una filosofia e a una teologia che il Sovrano Pontefice Giovanni XXIII, appoggiandosi sull'autorità di un gran numero di Suoi Predecessori, ha raccomandato ancora con insistenza nel Suo Motu proprio Dominicanus Ordo del 7 marzo 1963. 


Un Monito del Santo Ufficio pubblicato il 30 giugno 1962 invita i Vescovi e Superiori religiosi a mettere in guardia i fedeli contro i pericoli derivanti dalle ambiguità e dagli errori filosofici e teologici contenuti nelle opere del Padre Teilhard de Chardin. È mia intenzione notare con estrema obiettività i punti principali chiamati in causa. Non potrei farlo senza tracciare anche le grandi linee del sistema, ad un tempo scientifico e religioso, presentato dal Padre. Lascerò da parte l'aspetto strettamente paleontologico dell'opera, anche se alcune sue teorie in questo campo sono ancora discusse. Il Santo Ufficio ha dichiarato di non voler giudicare questa parte del suo lavoro scientifico. Mi limiterò quindi a riassumere gli aspetti del suo pensiero che hanno un'incidenza diretta sulle verità filosofiche o religiose. Terrò conto di tutte le opere già pubblicate, nella misura in cui ho potuto prenderne visione; ma due scritti principali espongono nel loro insieme i due punti di vista che ci interessano: sono Phénomène humain e Milieu Divin. Da queste due opere soprattutto trarrò i miei riferimenti. 




I. ESPOSIZIONE DEL PENSIERO DEL PADRE TEILHARD 



a) SUL PIANO SCIENTIFICO NATURALE 
Il Phénomène humain è un'opera dedicata alla genesi della razza umana dalle sue più antiche origini cosmiche. L'Autore vuole limitarsi soltanto al piano dell'esperienza scientifica e della sua interpretazione fisica (fenomenologica). Si limita a vedere, a constatare i fenomeni sensibili, a riconoscere il loro ordine, le loro leggi, il senso e il termine del loro sviluppo. All'inizio si vieta ogni questione di metafisica e quindi ogni ricerca di causa efficiente o finale che oltrepasserebbe il mondo sensibile. Egli, non nega la legittimità di questa ricerca metafisica: ma questo non è compito suo. Quindi non prende in considerazione un tale problema. «Nient'altro che il fenomeno (cioè l'apparenza sensibile), ma tutto il fenomeno». 




Legge di complessità e di coscienza 
La base di questo lavoro è un'accettazione senza riserve dell'evoluzionismo biologico (di cui l'Autore suppone la dimostrazione scientifica) partendo dal più modesto vivente monocellulare fino all'uomo. 
Tutto ciò che vive sulla terra emana da una radice comune. 
Partendo da questo fatto, il Padre Teilhard ne trae, per semplice generalizzazione, una legge universale che chiama «Legge di complessità o di coscienza». Secondo questa legge, su tutta la scala dei viventi, il livello della coscienza vitale è sempre proporzionato al livello di complessità dell'organismo nervoso e, negli animali superiori, alla complessità del cervello. Il maximum di coscienza è attualmente raggiunto dall'uomo. Ma nell'uomo questa coscienza non è solo più intensa che negli altri esseri viventi, è di un'altra natura: è divenuta riflessione e pensiero. Ritorneremo dopo sul carattere peculiare di questa trasformazione che stabilisce una rottura, un salto brusco nella salita dell'evoluzione vitale. 



Energia fisica ed energia psichica 
Grazie alla piena coscienza riflessiva che abbiamo di noi stessi e delle nostre azioni, constatiamo direttamente in noi, e indirettamente negli animali, che i fenomeni vitali comportano tutti l'esercizio concomitante di due forme di attività o d'energia. Un'energia fisica (che ci è comune con tutti i corpi anche non viventi), che si manifesta come superficiale ed esteriore, sottoposta alle misure quantitative: è la sola che sia studiata nei trattati di fisica. Il Padre Teilhard la chiama energia «tangenziale»; la sua attività è puramente ambulatoria e modifica le diverse relazioni che le parti della materia hanno tra loro. La seconda forma è l'energia «psichica», interiore, immanente. Il Padre la chiama «radiale»; è d'ordine strettamente qualitativo. A prima vista questa seconda forma d'energia non si rivela alle nostre osservazioni che nei viventi e, come abbiamo già detto, cresce con la complessità del loro organismo. 
Ma qui il Padre Teilhard, pur restando sul piano puramente scientifico, non esita a fare una generalizzazione molto audace. Afferma che l'energia psichica, osservabile solo nei viventi, si realizza ugualmente, anche se in un modo infinitesimale e per noi impercettibile, in tutte le altre particelle materiali che noi stimiamo prive di vita. La ragione di questa estensione (una sorta di extrapolazione) deriva da un principio generale che il Padre accetta come scientificamente certo e che si può enunciare così: «Ogni anomalia naturale non è mai altro che l'esagerazione, portata al punto da divenire sensibile, di una proprietà diffusa ovunque allo stato di insondabilità». (Cita il caso analogo della radioattività che, apparentemente, è un'anomalia propria a certi corpi in cui è effettivamente constatata e misurata, ma che in effetti è una proprietà di tutti i corpi). 
Deduce da questa regola generale che la coscienza, apparsa con evidenza nell'uomo, «ha una estensione cosmica e, come tale, si aureola di prolungamenti spaziali e temporali. In una prospettiva coerente al mondo, la vita suppone inevitabilmente e a perdita d'occhio prima di essa, una pre­vita». In breve, la più piccola particella materiale deve già contenere in sé questo esteriore e questo interiore che vediamo in noi. Vi sarà in essa come un embrione, un germe di coscienza, di spontaneità. 
Anche la «legge di complessità e di coscienza», già osservata nei viventi, si applicherà, proporzionalmente, a tutte le altre nature corporee, anche alle più semplici. L'embrione di coscienza già reale nelle particelle più elementari, si intensificherà negli atomi, poi nelle molecole sempre più grosse; «a tutti gli stadi una coscienza è tanto più perfetta, quanto più rappresenta un edificio materiale più ricco e più organizzato». «Perfezione spirituale e sintesi materiale non sono che le due facce o parti di uno stesso fenomeno». 




Tre tappe di formazione dell'Universo creato 
La formazione o genesi dell'Universo creato (Cosmogenesi) si viene così fissando in continua progressione di complessità quantitativa e d'intensità qualitativa interna. Questa salita globale comporterà tre tappe separate fra loro da due «salti» o trasformazioni qualitative molto più profonde. Il primo salto sarà il passaggio dai non-viventi ai viventi. Sino ad allora l'energia interiore o psichica (ancora impercettibile alle nostre osservazioni) degli atomi o delle molecole non farebbe che intensificarsi, riscaldarsi, senza cambiare profondamente natura, nella misura di crescita della complessità delle molecole. Ma questo riscaldamento finisce per raggiungere un punto critico a partire dal quale non può più aumentare senza subire una profonda e radicale trasformazione: un po' come l'acqua che si riscalda sino a cento gradi e che non può riscaldarsi oltre senza trasformarsi in vapore. Ora la complessificazione delle molecole non si arresta e tende a far salire ancora l'energia psichica. Allora si opera la trasformazione di questa energia: la pre-vita diviene vita nella forma più umile, ma già osservabile. E questa vita a sua volta sale progressivamente con i progressi sempre continui della complessificazione. Questa sarà la seconda tappa dell'energia psichica: lo sviluppo della vita sensibile (biogenesi). Ma questa seconda tappa avrà anch'essa il suo punto critico di intensificazione. Mentre la complessità organica prosegue sempre senz'arresto, l'energia animale a sua volta si trasforma e dà luogo a una nuova manifestazione, questa volta definitiva, della coscienza: sarà la riflessione, il pensiero. Questa forma è assolutamente definitiva, poiché la riflessione è il potere di concentrarsi totalmente su se stessi, è dunque un'autonomia nei confronti della materia alla quale si era legati fino ad allora. Si entra così nel dominio dello spirito. 
Bisogna fermare con l'apparizione dell'uomo e del pensiero la salita dell'evoluzione? Il cervello umano non tende ancora ad accrescersi e a divenire più complesso, avviando così un progresso intensivo e continuo del pensiero e raggiungendo anche un nuovo punto critico determinante l'apparire di un super-uomo o di un super-spirito, di cui non possiamo immaginare l'attività superiore? 
Il Padre Teilhard scarta questa ipotesi, poiché ormai la coscienza individuale è pervenuta a una riflessione perfetta pienamente incentrata in se stessa. Il suo sviluppo, come la sua sostanza, stanno nel frattempo affrancandosi dalle condizioni materiali. La forza biologica dell'evoluzione senza dubbio non si arresterà, ma prenderà una forma assolutamente diversa. Non sono più le cellule corporee che si assoceranno in una sintesi organica superiore per costituire un cervello sempre più grande e più complesso: saranno questa volta i centri psichici e spirituali (i grani di pensiero) che si assoceranno fra loro in una sintesi scientifica e sociale. Questa «complessificazione di pensieri» personali, che rimpiazza quella delle cellule corporee, presenta due caratteri completamente nuovi. 




Raggruppamento universale dell'umanità: il punto Omega 
In primo luogo non sono soltanto alcuni spiriti umani privilegiati che si raggrupperanno fra loro per formare un nuovo organismo spirituale superiore: sono tutti i centri di pensiero, tutti gli uomini, che sono chiamati a questo raggruppamento universale dell'umanità. Saranno scartati soltanto quelli che, liberamente, rifiuteranno di associarsi. Ma il carattere assolutamente nuovo di questo gruppo spirituale deriva dal fatto che non tende a costituire un insieme che, salendo e perfezionandosi continuamente, finirà al limite per trasformarsi in un super-uomo o in una super-umanità. Questo modo di comprendere la convergenza condurrebbe, in effetti, a una sorta di panteismo, per il quale tutti gli spiriti umani perderebbero la loro personalità nell'unica personalità del super-spirito che risulterebbe dalla loro unione. Il punto verso cui tendono ad incontrarsi tutti gli spiriti umani, lungi dall'essere il risultato della loro unione, non può essere che uno spirito personale, trascendente e preesistente a tutti. Sarà un centro assoluto di collegamento che li raggrupperà nella sua personalità superiore senza far loro perdere la personalità individuale. Il Padre Teilhard ha denominato «Punto Omega» (diciamo più semplicemente, punto finale) questo Centro di convergenza naturale di tutti gli spiriti. Questo Punto Omega, anteriore e al di sopra di ogni evoluzione, anch'esso personale e spirituale, non può essere, in definitiva, se non ciò che i metafisici chiamano Dio. 
L'esistenza di questo Dio appare così, al termine dell'indagine scientifica, non in virtù di principi di causa efficiente o finale, ma come semplice conseguenza dell'evoluzione constatata scientificamente. Questa evoluzione non può che realizzarsi come una marcia verso questo Centro di convergenze che essa esige necessariamente. La scienza fisica dell'evoluzione prova così, senza richiamarsi alla metafisica né al principio di causalità, l'esistenza di Dio a cui questa evoluzione è totalmente sospesa. Senza dubbio la metafisica non farà fatica a riconoscere questo Punto Omega come causa efficiente e finale di tutte le cose; ma l'Autore di Phénomène Humain resta volontariamente al di fuori di questa prospettiva: Bisognerebbe aggiungere qui che questa riunione di coscienze attorno al Punto Omega avviene simultaneamente in due modi: da un lato, per associazione individuale di ogni spirito personale a Dio, associazione che si compie per ciascun uomo al momento della sua morte corporale. Ma si realizza anche nella storia del mondo in seno alla collettività umana in evoluzione per il fatto che gli uomini attualmente viventi, sempre più numerosi e serrati su una terra di superficie limitata (che si restringe ancora di più man mano che noi ci spostiamo più rapidamente), sono sempre più dipendenti gli uni dagli altri. Il pensiero umano tende necessariamente e biologicamente a «socializzarsi», cioè a divenire una grande riflessione collettiva il cui termine ideale sarebbe una perfetta comunità di pensiero e d'amore. Via via che gli uomini si uniscono fra loro, questo pensiero collettivo si fa più intenso e più ricco. Verrà un giorno in cui anch'esso raggiungerà il suo punto critico esigendo, dice il P. Teilhard, non una trasformazione, ma un'evasione collettiva di tutta l'umanità fuori dalla materia verso il punto Omega: sarà la fine del mondo. 




b) SUL PIANO RELIGIOSO ALLA LUCE DELLA RIVELAZIONE 
Così si conclude la sintesi scientifica, d'ordine puramente naturale, tracciata nell'opera Le Phénomène humain
Nel volume intitolato Le Milieu divin il P. Teilhard si pone da un punto di vista completamente diverso: parla un cristiano in quanto tale e presuppone le verità della fede. Il soggetto studiato è l'uomo attuale soprannaturalizzato. L'intenzione dell'Autore è di mostrare come, attraverso l'Incarnazione, il Cristo è concretamente per noi il famoso Punto Omega intravisto dalla scienza come centro finale dell'evoluzione cosmica. 




Carattere sacro di ogni realtà e di ogni attività 
Per mezzo dell'Incarnazione, l'immensità di Dio presente in tutto l'universo con la sua azione su ogni cosa è divenuta una «Presenza di Cristificazione»: tutte le creature e le loro attività, alimentate e mosse da Dio, cooperano alla produzione perfetta del Corpo mistico del Cristo. Un sillogismo formale costituisce la base fondamentale di questa teoria (Milieu Divin, p. 41-42). 
«Al centro dell'Universo, ogni anima è per Dio in Nostro Signore. Ma d'altra parte ogni realtà, anche quella materiale, è per la nostra anima. Così, attorno a ciascuno di noi, ogni realtà sensibile è attraverso il nostro spirito per Dio in Nostro Signore». 
Si potrebbe certamente, distinguendo bene finalità naturale e soprannaturale, finalità intrinseca (interna alla natura stessa delle cose) ed estrinseca (proveniente da un agente superiore che impiega una cosa al suo servizio) spiegare ognuna di queste proposizioni e trarne una conclusione accettabile. Ma l'Autore le prende tutte in senso rigido e intrinseco e conclude che, dal fatto dell'Incarnazione, ogni realtà creata diviene sacra. Il profano non esiste più. Quindi ogni attività umana, qualunque sia l'intenzione di chi agisce, costituisce di per se stessa un contributo positivo alla formazione del Corpo Mistico del Cristo: «Ogni nostra opera, per la ripercussione più o meno lontana e diretta che ha sul mondo spirituale, concorre a formare il Cristo nella sua totalità mistica». E il Padre conclude: 
«Tutto è sacro per chi distingue in ciascuna creatura la particella di essere eletto sottomessa all'attrazione del Cristo in via di compimento. Riconoscete, con l'aiuto di Dio, la stessa connessione fisica e naturale che unisce la vostra fatica all'edificazione del Regno celeste. Vedete il Cristo stesso sorridervi e attirarvi attraverso le opere vostre e non avrete, nel lasciare la Chiesa per la Città rumorosa, altra impressione che quella di continuare ad immergervi in Dio» (Milieu Divin, p. 56). 
Entriamo così in piena «mistica dell'azione». Senza dubbio l'Autore non è esclusivo, farà in seguito un largo posto al valore degli atteggiamenti passivi, delle rinunce e specialmente della rinuncia suprema implicata nella morte corporale: anche tutto questo contribuisce ad unirci a Dio. Ma egli insiste molto sul valore proprio, intrinseco e positivo dell'azione in quanto tale e del suo frutto anche naturale. Questa azione costituisce il primo tempo della vita spirituale. Contribuisce a realizzare il Regno di Dio, anche indipendentemente dall'intenzione di chi la compie. L'intenzione soprannaturale viene soltanto a rendere perfetta un'azione già di per se stessa sacra. 
Bisogna dunque sbarazzarsi del pregiudizio manicheo che tende ad opporre Dio e il Mondo, l'amore di Dio e l'amore del Mondo. E solo andando verso il Mondo e amandolo che si va a Dio e che lo si ama. E il Mondo ci condurrà lui stesso a Dio. 




Il mondo paragonato alle Specie Sacramentali 
Esprimendo in un altro modo il suo pensiero, P. Teilhard afferma che l'Incarnazione ha sacramentalizzato il mondo intero. Tutte le azioni naturali sono innalzate da Dio, Causa prima e universale. Esse possono quindi cooperare a un’opera di grazia. Egli giungerà fino a paragonare il Mondo alle Specie sacramentali sotto cui Dio nasconde al nostro sguardo la sua presenza reale. «Mio Dio, scrive,... perché io non ceda alla tentazione di maledire l'Universo, fate che io l'adori nel riconoscervi nascosto in lui. La grande parola liberatrice, Signore, la parola che contemporaneamente rivela e opera, ripetetemela, Signore “Hoc est Corpus meum”. Veramente la cosa enorme e oscura, il fantasma, la tempesta, se vogliamo, siete Voi. Tutte queste cose non sono altro in fondo che le Specie o le apparenze di uno stesso Sacramento». 
Il risultato finale di tutta l'opera compiuta dall'uomo nel mondo temporale, quello di tutto lo sforzo umano e particolarmente dello sforzo scientifico e tecnico, non sarà altro che un contributo alla realizzazione del ritorno finale e del trionfo completo del Cristo. Non abbiamo due fini da raggiungere: raggiungendo lo scopo umano e temporale, lavoriamo, ipso facto, per il fine soprannaturale. 
Così la nostra attesa del cielo diventa vita solo se è incarnata in un'opera temporale. Questa attesa si presenta come un'immensa speranza «totalmente umana» che implica l'uso dei mezzi umani e la ricerca costante del loro perfezionamento. Dobbiamo così «partecipare alle aspirazioni, di essenza autenticamente religiosa, che fanno sentire agli uomini d'oggi l'immensità del Mondo, la grandezza dello spirito, il valore sacro di tutta la verità nuova... Il progresso dell'Universo e specialmente dell'Universo umano non è una concorrenza fatta a Dio, né una perdita vana delle energie che noi gli dobbiamo. Più l'uomo sarà grande, più l'Umanità sarà unita, cosciente e padrona della propria forza, più la creazione sarà bella; più l'adorazione sarà perfetta, più il Cristo troverà per le sue espansioni mistiche, un corpo degno della sua resurrezione. Non sapremo mai tutto ciò che l'Incarnazione attende ancora dalle potenzialità del Mondo». 
In altri scritti il P. Teilhard ci lascia capire che il Cristo non può ritornare sulla terra prima che sia stato realizzato il progresso scientifico e tecnico necessario per unificare, concentrare, socializzare l'umanità intera in modo che sia matura per ritrovare collettivamente il Punto Omega, che sappiamo essere il Cristo. 



Ho voluto fare un'esposizione obiettiva di questo saggio di sintesi, dove s'incontrano gli elementi più disparati; naturali, soprannaturali, fisici, sociologici, biologici, di cui ciascuno, preso da solo, ha un valore autentico di essere e di verità. Ciò che sorprende e può nello stesso tempo ingannare è la confusione e lo squilibrio che comporta questo accostamento. In parecchi dei testi che ho citato è possibile ritrovare una parte di verità: ma la connessione, la messa a punto, il valore relativo dato a ciascun elemento stupisce e rischia di indurre in errore. Io dunque vorrei ora, dopo aver tracciato a grandi linee il sistema, rilevare i punti principali che, sia per la loro ambiguità, sia per la mancanza di equilibrio, sia per il loro concatenamento, sia infine per alcune formulazioni erronee, fanno di questo insieme, apparentemente attraente, un serio pericolo contro cui la Chiesa ci mette in guardia.
  Fonte: Totus Tuus

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